Ecco Dick Tracy, fumetto in carne ed ossa

Ecco Dick Tracy, fumetto in carne ed ossa Grandi attese della vigilia: la superproduzione Usa apre domani la 47a edizione di Venezia Cinema Ecco Dick Tracy, fumetto in carne ed ossa Storia del celebre detective che ha preso il volto di Beatty Dick Tracy fumetto e film. Siamo ormai al conto alla rovescia per la presentazione dell'atteso e chiacchieratissimo film di e con Warren Beatty alla Mostra veneziana del Cinema, nella serata inaugurale di domani. Ispirato alla striscia munita di balloon di un cartoonist americano di autentico talento qual è stato per oltre 45 anni Chester Gould (deceduto ottantacinquenne nel 1985), la prima detective story disegnata. Si porta appresso il coro di elogi della stampa americana, seguiti all'uscita di Dick Tracy lo scorso giugno in contemporanea su 3 mila grandi schermi d'altrettante sale d'Oltreoceano, con un incasso assai vicino ai 25 milioni di dollari, soltanto al primo impatto col pubblico. Unica nota in falsetto nell'orchestrazione a sinfonico elogio, quella del critico di «Variety», Joe McBride, testata nota come «la Bibbia dello spettacolo», secondo il quale Beatty ha dato yita a «un eroe talmente a sangue freddo da apparire surgelato». Giudizio affrettato? Possiamo indovinare come McBride per una volta possa essere rimasto sconcertato dalle scelte stilistiche di Beatty (ne han parlato le riviste specializzate) che mettendo insieme vari talenti, come il designer Sylbert, la costumista Milena Canonero, il direttore della fotografia Vittorio Storaro, ha voluto che la realtà del film riproducesse quella del fumetto. La quale certo emblematizzò dall'inizio la reale violenza che negli anni della depressione s'accendeva nella lotta della polizia al crimine organizzato, secondo gli stilemi iconografici però della bidimensionalità propria del cosiddetto comic quadrettato. Così, la dinamica mozzafiato del racconto si affida ad un set in cui il colore, nelle sue dominanti di base, giallo, blu, rosso e nero, appare a zone piene e «piatte», servendo una caratteristica policroma propria della stampa del fumetto e cara a milioni di fans. Sino al 1929 il fumetto moderno, nato sui giornali americani nell'ultimo quinquennio dell'Ottocento, era soltanto comico e umoristico. In quell'anno, in coincidenza ai giorni neri di Wall Street, esso scopre l'avventura esotica di sapore fantastico con Buck Rogers ambientato nel futuro e con il Tarzan dalle pagine di Burroughs. Dick Tracy nasce il 12 ottobre 1931 sulle pagine del quotidiano «Detroit Mirrar». Una data non casuale. Quando, cioè, Frank J. Wilson, capo dei servizi segreti degli Stati Uniti, riesce a portare a compimento la sua tela di ragno e, sia pure con un'accusa minore, si direbbe risibile (evasione fiscale), riesce a incastrare senza via di scampo Al Capone, boss del gangsterismo organizzato. E' l'anno in cui Dashiell Hammett crea il suo detective letterario Sam Spade e già si annuncia all'orizzonte editoriale il Philip Marlowe di Chandler. Mentre gli schermi si po- polano delle azioni di criminali e G. Men attraverso film di forte respiro drammatico, come Piccolo Cesare di Le Roy e Scarface di Hawks. Chester Gould, allora trentunenne, non adopera le mezze tinte per la sua saga disegnata, non s'accontenta cioè di «romanzare» le vicende del suo poliziotto in borghese Dick Tracy. Vi si butta con un impegno cronachistico di ghignante sapore attraverso il proprio disegno di respiro espressionistico. E si guadagna subito l'interesse di milioni di lettori. Plausibile il punto di partenza. Dick (detective, in gergo) è spinto allo scontro con la malavita da una rabbiosa vendetta. I gangsters hanno assassinato l'uomo che doveva diventare suo suocero, e da allora non darà più tregua a tutti i mitomani del delitto che inciamperanno sui suoi passi. Una galleria di «cattivi», le cui tare mentali (secondo Chester Gould, la criminalità altro non è che una malattia) si evidenziano in anomalie somatiche, del volto ma anche del corpo, repellenti. Con nomi adatti a tale loro stato fisico: Pruneface (col viso che pare una prugna), Flattop (dotato di un cranio incredibilmente piatto), Blank (addirittura privo di occhi, di bocca e di lineamenti). Tutte figure che nel film di Beatty han costretto i rispettivi interpreti a complicati lunghissimi maquillages. Compreso Al Pacino, che è l'orrido nano Big Boy Caprice, responsabile della morte del suocero di Tracy, e Dustin Hoffman, che invece è Mumbles, altro gangster la cui caratteristica è la bocca storta. Tracy è uno dei pochi personaggi di questo mondo di inchiostro di china ad agire secondo le regole imposte dal quadrante del tempo: Dick Tracy, cioè, si sposa, adotta un figlio il quale cresce e a sua volta prende moglie (sia pure d'inconsueta origine: sposa cioè una selenita, che deve ogni tanto ricaricarsi di energia solare). E la cosa, abbastanza unica — si è detto — nei fumetti che vedono i propri eroi più fortunati sempre giovani e gagliardi ed eterni fidanzati di ragazze con le quali si sospetta non abbiano avuto che rapporti platonici, è stata in parte ripetuta con gli innumerevoli film e sceneggiati televisivi e trasmissioni radiofoniche ispirati ai suoi intrecci. Film, in verità, di serie «B», sia i brevi dei serial datati 1937-1938, sia i lungometraggi del '39 e del '41, tutti prodotti dalla Universal, interpretati dallo stesso attore: Ralph Byrd. Appena una pallida controfigura alla carta carbone del Dick Tracy disegnato dal Gould fino al 1977. Altri film nell'immediato dopoguerra sarebbero stati interpretati da Morgan Conway. L'operazione alla grande voluta dalla Walt Disney con un budget produttivo di 30 milioni di dollari, dopo 15 anni di tentativi rimasti infruttuosi, come sovente accade nel mondo del cinema, Warren Beatty ha potuto concretizzarla grazie all'arrivo alla Disney stessa di Michael Eisner, il quale intuì come le idee dell'attore-regista di voler realizzare un film che avesse le caratteristiche della «striscia» animata come un cartoon ma servito da figure umane, fosse di sicura originalità spettacolare, capace inoltre di restar fedele alla sostanza del fumetto in odor di cronaca violenta però filtrata dall'irrealtà del... sogno. Piero Zanotto Nasce il 12 ottobre '31 sulle pagine del Detroit Mirror. Data non casuale. Quando cioè finisce incastrato Al Capone, Hammett crea Sam Spade e gli schermi si popolano di criminali e G.Men Warren Beatty. Ha voluto che la realtà del film riproducesse quella del fumetto, creando, secondo un critico, un eroe così a sangue freddo da sembrar surgelato

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