Il porto della discordia di Foto Geninatti

Il porto della discordia Da «oasi» per i velisti a «sciagura» per gli ambientalisti Il porto della discordia Ma trasformerà il Ponente ligure SANTO STEFANO AL MARE DAL NOSTRO INVIATO Promettono che sarà il più bello, per adesso però è soltanto il più discusso. Il nuovo porto turistico di Santo Stefano, tra Imperia ed Arma di Taggia, sarà pronto tra un anno, nonostante le proteste e le battaglie a colpi di carta bollata. E a spegnere le polemiche non è bastata la crisi turistica di questa estate. Anzi, anche se tutti sono d'accordo nel ritenere indispensabile un rilancio dell'immagine della Liguria, si arriva a pareri completamente diversi appena si valuta questo progetto: per gli amanti della vela sarà un'oasi, per gli ambientalisti un'autentica sciagura. Viene definito indifferentemente «la prima risposta per combattere il tentativo - per ora riuscito - della Costa Azzurra di portar via turisti alla nostra regione: sono almeno 20 mila le barche italiane che preferiscono navigare in acque francesi», oppure «esempio di cosa non bisogna fare». Secondo i progetti - la realizzazione costerà circa 100 miliardi - ci saranno, protetti da 850 metri di una diga foranea pronta a resistere ad onde alte 6 metri, un albergo a cinque stelle, piscina, negozi, poco meno di mille posti barca (ne sono rimasti invenduti soltanto 6) , campi da tennis, un cantiere navale. «Rimane il fatto che stanno distruggendo uno dei pochi angoli della nostra regione rimasti ancora intatti», dicono i rappresentanti di Italia Nostra, «Storie, noi pensiamo al turismo e a rilanciare l'economia», ribatte la famiglia Cozzi che è ideatrice del progetto. La loro ò una dinastia famosa e potente: azionisti di Porto Santo Stefano (la società è chiamata Marina degli Aregai), soci di quello ormai famoso di Portosole a San Remo, azionisti della società che sulla collina di fronte al nuovo porto - nel territorio del comune di Cipressa - dovrà costruire albergo, campo da golf a 18 buche, ristorante e via di- cendo. E il giovane Cozzi, Gianfranco, dopo aver guidato la Camera di commercio di Imperia adesso è stato eletto in consiglio regionale. Lista scudocrociata. Su questo progetto, oltretutto, in passato è intevenuta la magistratura (il cantiere è rimasto bloccato sino alla sentenza della Corte di Cassazione in cui si dava ragione ai costruttori). Non solo. Dopo che l'ex assessore regionale democristiano Ugo Signorini si è avvalso dell'amnistia per il reato di cui era imputato (abuso in atti d'ufficio per aver rilasciato le autorizzazioni regionali su un'area sottoposta a vincoli), il fascicolo ò passato alla Pretura di Arma di Taggia: toccherà a lei stabilire se è reale l'accusa di «deturpamento di bellezze paesaggistiche» e la violazione alla legge Galasso che pone limiti edilizi severissimi in zone di particolare interesse ambientale. Intanto i lavori proseguono. Subito dopo il dissequestro, per recuperare il tempo perso, è stato calcolato un via vai di camion e betoniere ogni 40 secondi. Adesso per terminare la diga foranea ormai manca poco: soltanto 40 metri. Per le opere a terra se ne parlerà invece nei prossimi anni. Gianfranco Cozzi è comunque chiaro: «Qui si vuole offrire una struttura adeguata a reggere la competitività straniera. La sentenza della Corte di Cassazione parla chiaro, ha smentito tutte le illazioni e le fantasticherie fatte. Gli ambientalisti? Con loro un dialogo è impossibile. Posso anche essere d'accordo con loro che in molti casi può essere sufficiente ristrutturare i piccoli porti già esistenti, ma a Santo Stefano era impensabile un discorso del genere». Questa battaglia del turismo non è però finita. I soci di Italia Nostra sono decisi ad andare avanti. Alfonso Sista, il presidente, e Arcangelo Tagarelli, segretario della sezione di Imperia, ribattono colpo su colpo. Hanno seguito la storia del porto di Santo Stefano sin dall'inizio, sostengono che non è asso¬ lutamente vero che con il porto arriveranno grandi benefici all'economia del paese («non è inserito nel paese, avrà negozi interni») e continuano a ribadire: «Non siamo "estremisti ecologici". Non ci sarebbe stato nessun problema se il porto fosse stato costruito duecento metri dopo, evitando così d'intaccare una delle poche praterie di posidonia, la pianta che di fatto è essenziale per la vita del mare». E che il progetto del porto turistico sia soltanto l'inizio di una grande operazione per trasformare completamente l'intera zona, non è comunque un mistero. Luciano Garibaldi, sindaco di Cipressa, sul maxi progetto edilizio che dovrà essere realizzato nei prossimi anni, spiega: «Noi abbiamo approvato il piano particolareggiato, adesso tocca alla Regione. Vogliamo far convivere turismo e floricoltura, cerchiamo nuovi sbocchi per la nostra economia. Non possiamo continuare a trascorrere il tempo soltanto a lamentarci di quanto fanno oltreconfine», [p.neg.] Una veduta aerea dell'isola Gallinara. A sinistra, il porticciolo: un altro sorgerà a 25 km [FOTO GENINATTI]

Persone citate: Alfonso Sista, Arcangelo Tagarelli, Foto Geninatti, Galasso, Gianfranco Cozzi, Luciano Garibaldi, Ugo Signorini