Una campagna stampa dell'Associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico Sfruttare le foreste? Un diritto

Sfruttare le foreste? Un diritto Una campagna stampa dell'Associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico Sfruttare le foreste? Un diritto Ma dovunque si intensificano le azioni promosse dagli ecologi ROMA. I Paesi industrializzati devono convincersi che il Terzo Mondo ha il diritto di sfruttare le proprie foreste tropicali per portare sviluppo, istruzione, cure mediche e moderne condizioni di vita agli abitanti della giungla: questo è il messaggio che l'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (Anase) sta in questi giorni facendo giungere a numerose capitali. L'Anase è composta da Brunei, Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore e Thailandia; la posizione dell'associazione viene illustrata da delegazioni miste di questi Paesi. Le missioni cercheranno di spiegare che le campagne per la tutela delle foreste tropicali sembrano suggerite da preoccupazioni commerciali più che ecologiche: il fine ultimo sarebbe non tanto salvaguardare i po.lmoni del mondo quanto favorire il mercato del legname proveniente dalle zone temperate. Un atteggiamento che accomunerebbe le «lobby» europee, americane, canadesi, giapponesi, australiane e neozelandesi. Della questione riferisce in modo dettagliato il n. 147 di «Forum», periodico pubblicato dal Dipartimento dell'informazione dell'Onu. Malaysia e Indonesia, viene riferito, hanno subito conseguenze particolarmente pesanti dai!^ campagne degli ecologi europei per proteggere i modi tradizionali di vita nelle foreste. Forti di quell'appoggio, per esempio, 50 mila Penani - un piccolo gruppo etnico installato sul limitare della foresta tropicale del Borneo - si sono fermamente opposti all'inizio dei lavori di alcune ditte di legname che si erano mostrate interessate agli alberi del loro territorio. Ancora a causa delle azioni intraprese dai medesimi gruppi, l'Indonesia ha dovuto abbandonare due progetti: il primo per una fabbrica di carta nella quale si sarebbero investiti 650 milioni di dollari, il secondo per una foresta di eucalyptus a Irian Jaya (tale vegetazione prosciugherebbe il terreno, impoverendolo ancora). Intanto, si stanno intensificando dovunque le azioni promosse dagli Amici della Terra, dall'Unione internazionale per la salvaguardia della natura e da Greenpeace per la tutela delle foreste tropicali: al centro, il diritto degli indigeni ad impedire la distruzione delle loro foreste. Sfruttarle, affermano gli ecologi, equivarrebbe anche a distruggere definitivamente alcune specie di fauna e di flora altrove inesistenti; in più, contribuirebbe a fare salire la concentrazione di anidride carbonica che già surriscalda l'atmosfera e alza il livello dei mari. Il problema è anche il debito estero che strangola questi Paesi: distruggere le foreste - argo- mentano - significa, da un lato la possibilità di soddisfare almeno in parte i Paesi creditori, dall'altro la probabilità di finire prima o poi asfissiati tutti insieme, debitori e creditori. Secondo l'Anase invece lo scontro con gli ecologi, finora condotto con discrezione, è destinato a diventare «frontale». Le «armi» sarebbero proprio i giornali e gli schermi televisivi. A infondere ottimismo ha contribuito una recente vittoria: quella appena ottenuta dalla Malaysia contro la potente «lobby» americana che combatteva l'uso dell'olio di palma. La Malaysia - primo produttore di olio di palma nel mondo, con 5,5 milioni di tonnellate e 2 miliardi di dollari d'incasso nel 1988 - ha strappato all'Associazione americana della soja la promessa di finire i suoi attacchi. Ma si è potuti arrivare a questo compromesso solamente dopo una campagna pubblicitaria che, lanciata su tutti i mezzi di comunicazione statunitensi, è costata 10 milioni di dollari. Testi e immagini de¬ nunciavano il rischio di tassi elevati di colesterolo e di malattie cardiache per i consumatori di olio di soja. Adesso l'intenzione è organizzarne un'altra, delle stesse dimensioni, per controbattere le argomentazioni degli ecologi a proposito delle foreste tropicali. Secondo il primo ministro malese Mahatir Mohamad, il concetto-base, da divulgare è che la vita nella giungla «non ha nulla di romantico». Ornella Rota Un'immagine della foresta tropicale filippina che si affaccia fin quasi a lambire la sponda del Mar Cinese Meridionale

Persone citate: Mahatir, Ornella Rota

Luoghi citati: Anase, Brunei, Filippine, Indonesia, Irian Jaya, Roma, Singapore, Thailandia