L'ideologia non cura il malato di mente

L'ideologia non cura il malato di mente r LETTERA DI RAVIZZA L'ideologia non cura il malato di mente CARO direttore, il dibattito sulla 180, sui manicomi e sull'assistenza psichiatrica in generale non accenna a finire. Già negli anni passati nel periodo estivo la stampa riportava episodi isolati e limitati conseguenti a disfunzioni locali dell'assistenza psichiatrica. Ora però, e mi riferisco a due articoli pubblicati sulla Stampa rispettivamente il 3 e il 5 agosto, il dibattito e la discussione sono stati portati a livello nazionale e di partiti con l'intervento di grossi personaggi politici, con prese di posizione molto precise, ma ovviamente contrastanti, come sembra essere d'obbligo per la psichiatria. Perché oggi di psichiatria parlano tutti, competenti o meno, creando spesso confusione ed incomprensioni. Lo scontro oggi è tra socialisti e gli altri, ma in particolare i comunisti. Il titolo dell'articolo comparso il 3 agosto sulla Stampa potrebbe essere considerato provocatorio e fors'anche choccante: «Il psi vuole riaprire i manicomi»; nel secondo del 5 agosto «Manicomi, il psi attaccato da tutti», emerge la volontà del pei di impostare una lotta senza quartiere nei confronti delle proposte del psi, in forza di argomentazioni che risentono tuttora dell'influenza ideologica del passato. Dimostrando così, in un momento soltanto di apparente profonda trasformazione politica al suo interno, di aver perso ancora una volta l'occasione di dar prova di aver rinunciato per sempre a ragionare per ideologia e di aver intrapreso seriamente una strada nuova, con una visione moderna, flessibile e pratica delle cose da fare, del come farle basandosi fondamentalmente sulla realtà, senza diaframmi ideologici. Conoscendo qual è la posizione socialista sulla riforma della 180, sono certo che non è assolutamente nelle sue intenzioni di riaprire i manicomi, ma eventualmente di ristrutturare parte di essi in modo da renderli efficienti e adeguati sul piano terapeutico e riabilitativo, solo quando questa operazione sia tale da 1 soddisfare le esigenze terriI toriali. I processi della terapia delle malattie mentali sono tali per cui nessuno sente l'esigenza di riattivare la prassi manicomiale. Purtroppo bisogna riconoscere che sopravvive ancora una sparuta rappresentanza di psichiatri che culturalmente rifiutano le più recenti acquisizioni in campo psicopatologico e farmacoterapeutico. Sul problema del trattamento sanitario obbligatorio non dovrebbero esistere controversie; già oggi è sotto la responsabilità dei medici e non del sindaco che deve soltanto deliberare il ricovero in base al certificato medico. Del resto chi, se non il medico, può decidere la diagnosi, la gravità dei sintomi, e la natura dell'intervento terapeutico? Purtroppo la 180 tende a sostituire il concetto e l'intervento clinico con quello legislativo-politico, ma questo è decisamente inaccettabile. La situazione denunciata dai socialisti è purtroppo tragicamente reale, sia per quanto riguarda le strategie in atto per la terapia della malattia mentale, che per il grave e «insopportabile» carico di responsabilità per le famiglie che sono costrette ad assumersi il peso maggiore per l'assistenza dei loro malati. E' necessario abbandonare una volta per tutte l'«ubriacatura ideologica» che ha circondato la psichiatria negli ultimi 15 anni. Fatte le debite proporzioni per la natura del disturbo e constatata la necessità di un intervento articolato e integrato per il disturbo psichico stesso, si cerchi di fare per l'assistenza psichiatrica quello che si fa per le altre specialità mediche, sia sul piano della professionalità sia su quello di idonee strutture sufficienti per la grande eterogeneità della patologia psichiatrica. Patologia che non è soltanto espressione di devianza sociale, ma che coinvolge strutture cerebrali e funzioni biologiche neurotrasmettitoriali, la cui conoscenza rappresenta il mirabile processo attuale delle neuroscienze. Prof. Luigi Ravizza Direttore Istituto di Clinica Psichiatrica Università di Torino itrica I urino I

Persone citate: Luigi Ravizza

Luoghi citati: Torino