Strage su un bus azero

Strage su un bus azero La Repubblica Cardia proclama l'indipendenza da Mosca Strage su un bus azero Colpiti dònne e bambini: 17 morti MOSCA. La violenza omicida torna ad essere protagonista nel Nagorny-Karabakh, il piccolo territorio del Caucaso conteso tra due Repubbliche sovietiche, Armenia e Azerbaigian: almeno 17 persone sono rimaste uccise e 15 ferite ieri mattina per l'esplosione di_un ordigno a bordo di una corriera che collega Tbilisi, capitale della Georgia, a Agdam, nel Karabakh. Tra i morti, donne e bambini. L'esplosione è avvenuta alle 11, nei pressi del villaggio di Nadel. La zona di Agdam è una di quelle dove il conflitto tra armeni, che costituiscono la maggioranza della popolazione del Karabakh, e gli azeri, infuria con maggiore esasperazione. Bande di nazionalisti armati sono sempre all'opera in Armenia nonostante l'intimazione del Cremlino di consegnare le armi. L'agenzia Tass dà notizia di nuovi incidenti e dimostrazioni, definendo particolarmente allarmante la situazione al confine tra l'Armenia e il Nakhicevan, la regione più meridionale dell'Azerbaigian. A Erevan, capitale armena, i dirigenti dei gruppi nazionalisti più intransigenti, come l'Esercito nazionale armeno, l'Esercito indipendente del partito repubblicano, l'Associazione per l'autodeterminazione nazionale e l'Unione per la legge costituzionale, hanno organizzato l'altro ieri due manifestazioni, alle quali, secondo la Tass, hanno partecipato in tutto più di tremila persone. Gli oratori hanno chiesto la secessione dell'Armenia dall'Urss, la creazione di un esercito nazionale; e l'epurazione dei comunisti dal ministero degli Interni e dal Kgb repubblicano e lo sganciamento delle due istituzioni dal controllo del Cremlino. La Tass afferma, citando informazioni del ministero degli Interni sovietico, che la maggior parte dei cittadini hanno accolto negativamente questi appelli e si sono dispersi pacificamente. Nel villaggio di Mastera, sempre in Armenia, un gruppo di un centinaio di abitanti hanno assalito la stazione della polizia, dandosi a devastarla: dalle finestre agli impianti di comunicazione, senza però cerca- re di impadronirsi delle armi. Al confine con il Nakhicevan alcuni armeni hanno sparato dal villàggio di Khacik contro quello azerbaigiano di Avush e, in serata, tre camion carichi di armeni hanno assalito una guarnigione militare sparando colpi di mitra, allontanandosi quando i militari hanno risposto. Non vi sono state vittime. La Tass riferisce di una dimostrazione nazionalista anche a Tbilisi, capitale della Georgia, l'altra Repubblica caucasica. Vi hanno preso parte, dice, un centinaio di persone e gli oratori hanno attaccato il sistema socialista e invitato alla «lotta per liberare il popolo georgiano da 70 anni di dominazione comunista». Il Parlamento della Repubblica Autonoma della Carelia ha proclamato ieri la sovranità della Repubblica. Dopo quattro giorni di acceso dibattito sulla sostanza degli articoli l'assemblea ha approvato a grande maggioranza la dichiarazione di indipendenza. Situata a Nord-Ovest dell'Unione Sovietica, tra il Mar Bianco e il Golfo di Finlandia, con oltre 700 mila abitanti, la Carelia fa j arte della Federazione russa. La dichiarazione sancisce che la Repubblica autonoma si proclama Stato di diritto, democratico e sovrano all'interno della Federazione russa e dell'Unione Sovietica e delega volontariamente alcuni suoi poteri alla Russia e all'Urss su basi federali e trattati di unione. Al fine di assicurare le garanzie di sovranità, il Parlamento ha annunciato la supremazia della Costituzione e delle leggi careliane su quelle della Federazione russa e sovietica. «L'adozione della dichiarazione di indipendenza non rappresenta alcuna aspirazione a operare una spaccatura tra la Carelia e la Federazione russa né a causare problemi al presidente della Repubblica federativa russa Boris Eltsin. Il documento sottolinea invece l'intenzione di tutelare l'integrità della Federazione russa», ha dichiarato Viktor Stepanov, presidente del Parlamento della Carelia. A Mosca, gli osservatori politici ritengono che questa dichiarazione di sovranità sia perfettamente in sintonia con i piani di Eltsin di decentralizzare il potere in Russia e scuotere «la Federazione con una spinta dal basso». [Agi]

Persone citate: Boris Eltsin, Cardia, Eltsin, Nadel, Viktor Stepanov