Bush: nel Golfo almeno per un anno

Bush: nel Golfo almeno per un anno Il dipartimento di Stato allerta le ambasciate Usa: siete nel mirino dei terroristi Bush: nel Golfo almeno per un anno Da Baghdad nuove truppe in Kuwait In Iraq3500gli ostaggi americani NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO . Prima di partire per le vacanze a Kennebunkport, nel Maine, il presidente Bush ha informato il Congresso che un conflitto con l'Iraq non gli sembra «imminente». Anzi, il dispiegamento di truppe americane «faciliterà la risoluzione pacifica della crisi». Ma i soldati americani, ha aggiunto, rimarranno a lungo in Arabia Saudita: non solo fino a che Saddam Hussein non avrà ritirato le sue truppe dal Kuwait, «ma fino a quando la loro presenza sarà necessaria per contribuire alla sicurezza della regione». Baghdad però non solo non dà segni di volersi ritirare ma, secondo fonti di Washington, avrebbe mandato altri 50 mila soldati in Kuwait. Fonti del Pentagono dicono che la presenza americana arriverà probabilmente a 250 mila uomini, la metà del contingente Usa in Vietnam all'apice della guerra. E rimarranno in Arabia Saudita «un anno o anche più». In pratica, si profila uno stallo logorante nel deserto. Il Dipartimento di Stato, intanto, continua a negoziare con Baghdad per ottenere il rilascio dei 3500 americani che si trovano bloccati in Iraq e in Kuwait. L'amministrazione non parla di «ostaggi» perché è consuetudine degli Stati Uniti non trattare con Stati che prendono civili in ostaggio, mentre in questo caso ci tiene ad accelerare i negoziati. Ma questo rimane uno degli aspetti potenzialmente più esplosivi della crisi. Il Dipartimento di Stato teme anche una recrudescenza di attentati contro obiettivi americani. «L'invasione irachena del Kuwait può aumentare il rischio di atti terroristici contro interessi- americani all'estero - ha detto un portavoce - abbiamo avvisato le nostre rappresentanze diplomatiche di prendere le precauzioni del caso». Nel frattempo, una armada di 50 navi da guerra, tra cui tre portaerei, con le loro rispettive flottiglie si prepara ad un blocco navale per garantire che l'embargo contro l'Iraq deciso dalle Nazioni Unite sia osservato da tutti. L'amministrazione Bush sperava di mettere insieme una forza navale multi-nazionale «coordinata» dagli Stati Uniti. Ma non sembra esserci riuscita. Gran Bretagna, Francia, e gli altri Paesi che hanno detto di voler partecipare al blocco, preferiscono muoversi in autonomia. Il ripiegamento iracheno potrebbe non essere più l'unico obiettivo degli Stati Uniti. Secondo la rete televisiva Cnn, fonti del Pentagono ora confermano che l'amministrazione non si accontenterà di un semplice ritiro di Saddam Hussein, ma cercherà di rovesciarlo. Una delle ipotesi al vaglio sarebbe quella di fomentare una ribellione all'interno del Paese. La Casa Bianca è infatti preoccupata che l'Iraq sia «a due o tre anni» dalla bomba atomica. E se lo «show down» nel deserto dovesse prolungarsi nel tempo si affaccerebbe la possibilità di un confronto nucleare. Baker è anche preoccupato dalla possibilità che l'Iraq riesca a vendere del greggio nonostante l'embargo e il blocco navale. Saddam Hussein dispone di tre oleodotti. Uno attraversa la Turchia e non è più in funzione. Il secondo passa per il deserto saudita e la Casa Bianca spera che re Fahd decida di chiuderlo al più presto. Ma è il terzo oleodotto, quello che attraversa la Siria e che da qualche anno ormai non è più in uso, che preocupa l'amministrazione. Bush ha mandato il sottosegretario di Stato John Kelly a Damasco per asaicurarsi che la Siria non lo riattiverà. La Siria, e forse anche l'Iran, sarebbero inoltre disposti a compiere manovre diversive lungo le loro frontiere con l'Iraq, per allentare la pressione sul confine tra Kuwait e Arabia Saudita, difeso dagli americani. Negli Stati Uniti, il presidente Bush continua ad avere l'appoggio della popolazione per aver mandato truppe in Arabia Saudita. Un sondaggio del Washington Post e della rete tv Abarivela che tre americani su quattro approvano la decisione del Presidente. Secondo gli analisti militari l'operazione nel Golfo costerà oltre 300 milioni di dollari al mese (circa 350 miliardi di lire). Il calcolo delle spese, basato su un contingente di 50 mila uomini e su tre squadre navali, è fondato sull'ipotesi che nell'area non ci siano conflitti a fuoco. Andrea di Robilant BIDONI DA 5 GALLONI TESTATE PRODOTTE LOCALMENTE E MONTATE SU MISSILI SCUD? GOLFO PERSICO IPRITE GAS VESCICANTE USTI0NIA PELLE E 0CCHI, DANNI Al P0LM0NI CIANUR0DI GAS CHE AGISCE k IDR0GEN0 SUL SANGUE DIFFICOLTA'RESPIRAT0RIE TABUN GAS NERVIN0 SUD0RAZI0NE.V0MIT0, CONVULSIONI.COMA SARIN GAS NERVIN0 SUD0RAZI0NE.V0MIT0, CONVULSIONI.COMA VX GAS NERVIN0 SUD0RAZI0NE.V0MIT0. CONVULSIONI.COMA