America über alles
America uber alles America uber alles F INO a poco tempo fa, le previsioni apocalittiche sull'inevitàbie declino dell'economia americana si riferivano alla forza del Giappone e delle altre nazioni sulla riva asiatica del Pacifico. Ma ora, colpiti dagli eventi dell'Europa orientale, alle consuete litanie sul "pericolo giallo" molti americani cominciano ad aggiungere un'interpretazione sul tema di un'imminente "Europa ùber alles"». l ki pL'economista Joel Kotkin, coautore di un recente libro su questo tema, ha scritto un lungo articolo sul Washington Post per confutare questi timori americani. I sogni di gloria degli europei, secondo Kotkin, non sono, appunto, che sogni: «Mentre gli europei, nelle loro belle antiche capitali, vaneggiano di un paradiso socialdemocratico in un continente affollato e strettamente regolamentato, mentre i giapponesi e gli altri popoli asiatici imparano appena a godere del benessere economico, nessun'altra regione è meglio posizionata del Nord America per entrare con successo nel XXI Secolo». Nel suo recente libro Linee d'orizzonte, ricorda il Washington Post, Jacques Attali, consigliere di Mitterrand e alfiere dell'euro-ottimismo, vaticina l'espansione dell'economia euro-occidentale verso l'Est e l'Urss fino a saldare il tutto in un unico blocco continentale che diventerebbe, economicamente e politicamente, il centro del mondo, mentre «gli Stati Uniti si vedrebbero ridotti a granaio del Giappone, come era la Polonia per le Fiandre nel XVII Secolo». Ciò in virtù di un presunto «tremendo potenziale di sviluppo dell'Europa», ma, secondo Kotkin, «questo assunto è solido come un soufflé». Il Washington Post ricorda in particolare quattro cose. Primo: le dimensioni dell'economia americana sono oggi pari al doppio del Giappone o a cinque volte la Germania unita, e superiori a quelle dell'intera Cee. Secondo: il trend vede favoriti gli Usa, almeno rispetto all'Europa, visto che «dalla ripresa economica del 1982 gli Stati Uniti sono cresciuti alla media del 4 per cento all'anno: due terzi in più della Germania occidentale», la «locomotiva» che tira il treno d'Europa. Terzo: l'anno scorso gli Usa sono tornati a essere il primo esportatore mondiale, scavalcando la Germania. Quarto: «La produttività dell'industria americana, che Attali dice stia precipitando, in realtà è cresciuta negli Anni 80 più che in Europa». Questi dati si possono sintetizzare: «Oggi il costo di produzione in America è più basso che in Giappone o nella Germania Ovest - scrive il quotidiano americano -, Ciononostante, come ha rilevato ì'Economist, il potere d'acquisto reale del lavoratore americano resta il più alto del mondo», perché le imprese Usa hanno meno oneri sociali di quelle europee.
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