Il Papa: 50 anni di dolore in Europa

Il Papa: 50 anni di dolore in Europa Nel saluto alla Valle d'Aosta Giovanni Paolo II spiega il suo messaggio dal Bianco Il Papa: 50 anni di dolore in Europa «Si è aperta finalmente una nuova era» «Il passato fu umiliante per i cristiani» INTROD DAL NOSTRO INVIATO Ha detto Messa all'aperto, nel giardino illuminato dal sole delle 7, un vecchio tronco fungeva da altare. C'erano i venti abitanti di Les Combes, frazione d'Introd, e molte delle persone che gli sono state accanto durante «la bellissima e corroborante vacanza valdostana»: i salesiani («ora potrete finalmente riaprire il soggiorno ai ragazzi», le guardie forestali, gli uomini del servizio di sicurezza. Qualcuno aveva portato moglie e figli, più di 100 persone in tutto. Oltre il bosco, il profilo maestoso del Bianco. Il pensiero del Papa, lasciando la Valle d'Aosta, è tornato all'Europa che proprio dal tetto del vecchio continente «si intuisce unita e in pace», come ha detto subito dopo averlo sorvolato in elicottero, scendendo per pochi minuti sui ghiacci della Punta Major, a quota 4700. Da qui ha tracciato il segno benedicente della Croce «con il cuore gonfio di speranza» per l'uomo, per i cambiamenti che stanno avvenendo e per i quali «abbiamo bisogno di una grande preghiera». Il riferimento va ai morenti comunismi dell'Est: «Viviamo una nuova esperienza, diversa da quella precedente, durata 50 anni» e che fu «dolorosa, molto dolorosa, in diversi gradi, per diverse persone, per diversi popoli». Era «umiliante per l'Europa, per l'Europa cristiana, por la Chiesa europea». La geografia politica muta, dunque, e «molti di questi cambiamenti hanno un significato positivo», si rompe «con un passato che era contro la verità, la libertà, la dignità dell'uomo». E il futuro? La speranza per il domani si costruisce «con quello che possiamo offrire alla comunità europea nel senso non istituzionale, alla comunità europea nel senso continentale e pluralistico». Il futuro sta in quello che «questa comunità umana, continentale, europea potrà offrire di se stessa, a se stessa, nelle diverse relazioni interumane e interreligiose, ma anche agli altri continenti». In sostanza, il domani è nella capacità dell'uomo di costruire una società multietnica attraverso la solidarietà, la collaborazione e il rispetto reciproco. Dopo lo sguardo all'Europa, l'inno alle bellezze naturali in cui s'è tuffato per 10 giorni, cercando silenzi e nuove energie. «Si dice, secondo un'espressione analogica, che la natura è la nostra madre. Noi torniamo alle sue bellezze, alle sue risorse per trovare quella forza che un bambino cerca in sua madre». E ancora: «Vogliamo ascoltare in silenzio la voce della natura per trasformare in preghiera la nostra ammirazione». La partenza verso le 17. Il Papa s'è guardato attorno per riempire ancora una volta gli occhi con uno dei più straordinari scenari della Valle, poi ha raggiunto a piedi il campo sportivo dove lo attendeva l'elicottero dell'Aeronautica militare. Sorridente, aria distesa e volto abbronzato, era ben diverso dall'uomo giunto stanco 1' 11 luglio che mormorava a ogni passo: «Un anno in più, ormai sono da museo». «Ho raccolto energie da spendere in tutto il mondo», ha confidato al vescovo di Aosta, Ovidio Lari. Prossimi impegni, un nuovo viaggio in Africa e una visita pastorale in Liguria. Si recherà a pregare sulla tomba di Sandro Pertini? «Sarebbe una bella cosa, vedremo», ha risposto. Intanto distribuiva carezze e strette di mano, ringraziava il sindaco, Osvaldo Naudin, assicurava «preghiere particolari per la Valle», al presidente della giunta Gianni Bondaz, mentre la guardia di Introd, Lorenzo Landoni, gli rivolgeva un saluto che era una speranza: «Arrivederci all'anno prossimo». Il Papa è apparso in piedi, solenne nella sua veste candida, sullo sportellone dell'elicottero e ha tracciato uh segno di Croce. C'è stato un applauso caloroso, i rotori si mettevano in moto fragorosamente e una donna invitava: «Grazie, torna tra noi». Renato Romanelli Messa mattutina. Prima di lasciare la Valle d'Aosta il Papa l'ha celebrata a Les Combes

Persone citate: Bianco, Gianni Bondaz, Giovanni Paolo Ii, Lorenzo Landoni, Messa, Osvaldo Naudin, Ovidio Lari, Renato Romanelli, Sandro Pertini