La Slovenia proclama lo strappo della naja

La Slovenia proclama lo strappo della naja Le reclute non andranno in altre Repubbliche La Slovenia proclama lo strappo della naja ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Malgrado il monito delle autorità federali jugoslave, la Slovenia annuncia nuove misure radicali sulla via dell'indipendenza. Una delle ultime decisioni del Parlamento sloveno, riunito da tre giorni a Lubiana, riguarda l'esercito. Gli sloveni vogliono che entro la fine di luglio il ministero federale della Difesa renda note le destinazioni delle nuove reclute slovene, ovvero che tutta la classe che andrà sotto le armi il prossimo settembre presti il servizio militare nel quinto distretto militare, che comprende il territorio della Slovenia e della Croazia; di essi, la metà dovrà fare la leva in Slovenia. Durante il periodo di leva i soldati sloveni non potranno essere spostati in un altro distretto militare. Il Parlamento sloveno richiede inoltre che entro la fine dell'anno vengano create le condizioni affinché i soldati di leva sul territorio della Slovenia siano al 95% sloveni. A Lubiana nel frattempo riaprirà la scuola per gli ufficiali dell'esercito. Se queste richieste non verranno accolte la Slovenia non manderà le sue reclute nell'esercito jugoslavo ma organizzerà per conto suo l'addestramento militare dei giovani sloveni, tagliando però tutti i fondi destinati all'esercito federale. La Dichiarazione sul Kosovo è un altro atto importante votato dal Parlamento sloveno. Proposto dai rappresentanti del nuovo partito comunista, il partito della riforma democratica, e votato a grande maggioranza dai deputati, il documento è un duro atto d'accusa contro la Serbia e la sua recente decisione di sciogliere il Parlamento del Kosovo. Si tratta, dicono gli sloveni, di una grave violazione dei diritti dell'uomo e delle libertà civili, di violenza politica e di usurpazione di potere nella regione del Kosovo. Secondo gli sloveni le autorità serbe hanno usurpato i poteri degli organi- legalmente eletti nella regione. Si tratta non solo di un'azione illegale e contraria alla volontà del popolo kosovaro, ma di una minaccia violenta all'ordinamento costituzionale jugoslavo. Il Parlamento sloveno ritiene in questo senso del tutto inaccettabile l'atteggiamento della presidenza federale che ha appoggiato le misure adottate dalla Serbia nel Kosovo. Per questo rifiuterà tutte le decisioni degli organi federali che tenteranno di risolvere il problema dei rapporti tra i vari popoli con l'uso di reparti militari o di forze di polizia, sia nel Kosovo che in altre parti della Jugoslavia. Per finire il Parlamento sloveno si rivolgerà alla Corte costituzionale federale per denunciare la legge serba che ha permesso lo scioglimento del Parlamento kosovaro. Con queste iniziative il Parlamento sloveno riafferma la sua intenzione di non lasciarsi intimidire dagli organi federali. Poco prima dell'inizio della riunione del Parlamento di Lubiana, il presidente della Repubblica slovena, Milan Kucan, ha infatti ricevuto una lettera dal presidente della Presidenza federale jugoslava, Borisav Jovic, in cui questi riafferma che le autorità federali difenderanno con tutti i mezzi a loro disposizione l'ordinamento costituzionale su tutto il territorio jugoslavo. Riferendosi ai documenti che riguardano la Difesa, Jovic ha detto che la loro approvazione da parte del Parlamento sloveno porterà a delle conseguenze gravi di cui la Slovenia dovrà assumersi la responsabilità. Ingrid Badurina

Persone citate: Borisav Jovic, Ingrid Badurina, Jovic, Milan Kucan