Con i virtuosismi del solista Junior Acosta

Con i virtuosismi del solista Junior Acosta Tutti in piazza: la novità «Orfeo» (da Gluck) inaugura a Vignale il Festival del balletto '90... Con i virtuosismi del solista Junior Acosta (Ma senza dimenticare la Debrevitch e Luciana Savignano) VIGNALE. Si è inaugurata ieri Vignaledanza '90. Con rinnovato successo sono andati in scena due collaudati spettacoli e una novità: Orfeo, un virtuosistico assolo su estratti gluckiani creato da Massimo Moricone per mettere in risalto lo strepitoso talento del giovane danzatore cubano Carlos Junior Acosta, vincitore del Consorso Internazionale di Losanna. Ha aperto la serata Francesca da Rimini di Ljuba Dobricvitch sul poema fantasia di Ciaikovskij con i custuli di Gerlinal Casado. Nell'aria rarefatta della rievocazione dantesca aleggia la struggente elegiaca espressività dell'ineluttabile dramma. Incastonata nel clima romantico e giunta ad ineguagliabile maturità interpretativa, Luciana Savignano è stata una Francesca che nel suo soave indugiare prima di cedere ai sensi, ha impresso ad ogni sequenza misura e tensione. Fallo e acccttazione di una l'ine senza speran¬ za, cui sa che verrà a mancare la catarsi del perdono. Marco Pierin è stato un trepido Paolo dal raffinato tocco di virtuosistica levità, un versatile danzatore che rispondendo ad una sensibilità contemporanea si è sempre ingegnato di esprimere una sintassi personale, con quella aristocrazia di concentrazione emotiva che gli è propria. Angelo Moretto ha sbalzato con protervia autorevolezza un Gianciotto di arrovellata e perfida gelosia, per il quale l'ora della misericordia non è mai esistita, pronto a giustiziare una realtà di cui non scorge che l'onta. Atleticamente e tecnicamente superbo, capace di svettanti elevazioni come di prolungati equilibri, Carlos Junior Acosta ha coniugato una flessuosità prodigiosa con una precisione senza pari, ed una teatralità spavalda di elettrizzante forza d'urto, innata dote per un futuro carisma. Esibizione che, tanto nell'Orfeo che nel Torero di Carmen, ha scatenato reiterati applausi a scena aperta e le isteriche urla delle sue numerosissime fans. Ha concluso la serata Cannen di Oleg Danovski su musica di Bizet e Scedrin, con scene e costumi di Emanuele Luzzati. Luciana Savignano ne è stata una protagonista «celestialmente stregante» come avrebbe detto Brahms, una ardimentosa eroina pronta a superare ogni conformistica frontiera di rispettabilità, per la forza indomita di una sessualità incontrollata e di un eccesso di sentimento. Ha scelto Carmen perché ne ama la rapinosa seduzione, la risolutezza arrogante, la sfrenata sensualità, evocandone tutte le sfumature psicologiche con sorprendente presenza scenica, dandone un cangiante ritratto di tenerezza scontrosa, di passionale erotismo, di odiosa insofferenza, che nei passi a due con l'amante raggiunge una tensione al calor bianco di opposti segni, tortuosa eroina dal perverso fascino che si brucia nel suo stesso fuoco. Una interpretazione nella quale la ricerca estetica non e più alla base del movimento, soggetto invece alle pulsioni dell'inconscio e al gioco fatale di un destino di morte. Quella sfrontata alterigia nella ripulsa che dopo le follie del suo amore gitano la consegnerà, purificata dal sangue, al suo destino sacrificale. Le è stato prestigioso pertner Gheorghe Iancu, un focoso Don José di nobile prestanza, che ha espresso la sua divorante passione con vertiginosi equivalenti plastici più eloquenti di ogni vibrato musicale, nei quali il rigore non ne ha eclissato l'ardente temperamento, ma anzi ne ha trasfigurato l'elemento virtuosistico lasciandone intatta la lacerante autenticità. La serata si è conclusa con l'entusiastico applauso del pubblico. Gianni Secondo I ^st'" ^na scena ^e"a "Francesca da Rimini» con Savignano e Pierin

Luoghi citati: Rimini, Vignale