Radio-solitudine, dalla voce ai versi

Radio-solitudine, dalla voce ai versi Le storie e i drammi nelle pagine di «Una striscia di terra» di Guerzoni Radio-solitudine, dalla voce ai versi // programma «31-31» in un libro di poesie e\ ION il generalizzato anI ' dazzo di sfruttare tutto I lo sfruttabile, una tra1 i smissione televisiva o I radiofonica come può sfuggire all'allettamento di trasformarsi in libro adeguando il linguaggio parlato alle esigenze di quello scritto? Un libro di questo genere dovrebbe prolungare nel tempo una quotidianità non banale oltre a divulgare in forma non affrettata i pensieri in libertà che il microfono sollecita e affastella. Ce n'è che lo fanno, lo hanno fatto e lo faranno, costruendo solitamente un saggio, cioè una meditazione sulle esperienze avute attraverso quello straordinario mezzo comunicativo che è la televisione e che continua a essere la radio. Nulla di sconveniente, anzi: se si mettono di seguito i temi svolti dagli scolari dopo avere scelto quelli apparentemente più ingenui e perciò più graffianti, ricavandone volumi di successo, si può tentare la medesima o analoga operazione grazie ai dialoghi con i telespettatori, con i radioascoltatori, con i lettori dei giornali. Tutto sta a trovare il taglio efficace per non deprimere troppo, attraverso la mediazione, le fresche note e le immediate riflessioni con le quali prendono voce tanti problemi, tanti assilli esistenziali, persino tante apparenti minutaglie che invece nascondono solenni questioni, se si conosce bene l'animo popolare e se si ha voglia di indagarlo senza superficialità. Insomma: un conto è adoperare con intelligenza uno strumento, una cosa tutt'affatto diversa è strumentalizzare qualunque aggeggio che passi per I le mani, costringendolo a di¬ spiegare, magari, ciò che non possiede. Il direttore di Radiodue, Corrado Guerzoni, ha seguito una strada nuova, ha scelto la poesia per trasmettere impressioni, atmosfere, stati d'animo che gli derivano dall'aver condotto per nove anni filati la trasmissione «31-31», dall'ottimo ascolto nella seconda fascia mattutina e dai sicuri consensi condivisi con «Radioanch'io», sua omologa sulla prima rete e diretta da Gianni Bisiach. In una nota introduttiva al Libro («Una striscia di terra», Lucarini editore), Guerzoni fa un bilancio dei suoi appuntamenti radiofonici, un bilancio intanto numerico: trecentomila telefonate, ventimila delle quali trasformate in dialoghi al microfono, duemilacinquecento ore di trasmissione, millecinquecento argomenti trattati e sempre diversi ogni giorno, dalla politica alla religione, dal diritto alla società, dalla storia alla cronaca, privilegiando costantemente l'indagine nel vissuto degli italiani. Emergono, da questo folto campionario, solitudini e disperazioni ma anche volontà e predisposizione alla lotta lungi dall'acquiescenza; degradi familiari fino al limite delle aberrazioni domestiche, ma anche nobiltà di sentimenti fin oltre il limite dell'abnegazione; casi di mai ordinaria follia, slanci vittoriosi, sconfitte talora ingiustificate, drammi umani evidenziati non solo dal flagello della droga, dell'alcolismo, della frantumazione di rapporti interpersonali rispetto ai ceppi patriarcali resi forti da una concordia in qualche modo ottenuta. La striscia di terra che dà ti¬ tolo al libro e dove scorrono i versi di Guerzoni è una sorta di ultima spiaggia destinata ad aggrumare chi insegue giustizia, chi confida nella certezza del diritto, chi non si rassegna né si piega a un mondo fatto tutto di furbi e conseguentemente fatto per i furbi. Di gente così, ce n'è ancora? Di gente tanto limpida da filtrare nel proprio nitore le miserie legalizzate del nostro mondo? Eccome se ce n'è. Peccato per essa, e peccato per tutti, che a infoltire questo popolo siano i deboli, gli indifesi, le vittime dell'arroganza e della sopraffazione altrui i quali si trovano normalmente predisposti all'autoemarginazione, per non conoscere la coazione del ghetto dove li si vuole sospingere. In questa striscia di terra ai confini della speranza ci sono vecchi, bambini, malati, handicappati, ma ci sono anche tanti in apparenza non indifesi, che nascondono per orgoglio una debolezza obiettiva, o che tale è, per imposta etichettatura, e tuttavia così pesante da imprigionarli nell'incapacità della reazione. E poi, reazione contro chi? Contro i mulini a vento che sanno mutar forma di continuo a differenza degli abbagli donchisciotteschi? Contro la propria indisponibilità ad accettare per buono anche ciò che non convince? Contro la sterile nostalgia che opera con effetti di cloroformio e quindi favorisce l'uscita di scena? Perciò ii gran teatro popolare sulla striscia di terra: che, da sempre, appare in progressione di assottigliamento e che, per fortuna, non si dissolve mai. Franco Piccinelli

Persone citate: Corrado Guerzoni, Franco Piccinelli, Gianni Bisiach, Guerzoni, Lucarini