Roma capitale dell'arte nera

Stili e radici d'Africa Sculture Mali da collezioni di tutto il mondo Stili e radici d'Africa Roma capitale dell'arte nera "7^1 ROMA Lui è chiusa ieri alla Gallem ria Navona una mostra l | di grande interesse «Ter.^ZJra d'Africa, Terra d'Archeologia», finanziata dall'assessorato alla Cultura del Comune di Roma, realizzata dal Centro Cultura Francese. L'esposizione ha raggruppato trenta sculture in terracotta del Mali originarie della regione di Djennè e provenienti da collezioni private di tutto il mondo. Trenta opere d'arte di squisita fattura che i ricercatori dell'Università di Oxford, attraverso il metodo della termoluminescenza, hanno datato dal XII al XVII secolo, il periodo di massima prosperità e sviluppo della civiltà nata e sviluppatasi nella zona nota come «delta interno» del fiume Niger. Un evento denso di novità assai significative. Per la prima volta Roma, che potrebbe aspirare ad essere capitale mondiale dell'archeologia, ospita un'esposizione di questo livello di profondità sull'arte africana; per la prima volta nel mondo è stata realizzata una mostra monografica di archeologia africana, poiché generalmente vengono presentate opere in ordine sparso, con sovrapposizioni di epoca, cultura, etnia. A chiusura e bilancio dell'iniziativa abbiamo incontrato Christian Depuyper, Direttore del Centro Culturale Francese di Roma, e gli abbiamo chiesto di raccontare come è nata l'idea dell'esposizione e in quale quadro di attività si vuole collocare. «L'idea è nata — esordisce M. Depuyper — prima di tutto da una forte emozione estetica. Mi sono imbattuto in una di queste statuette di altissimo pregio e mi sono detto: non è Grecia, non è Egitto, non è l'antica Roma, si tratta però della prova di esistenza di una civiltà straordinaria che non deve restare ignorata. Dal momento di quel felice incontro il lavoro è stato intenso e affannoso. Sono stato criticato per uno spirito da boy scout, non professionista; la risposta a quelle critiche l'ho data nella fase della preparazione ed oggi la posso ripetere a voce ancora più alta, dato il successo dell'iniziativa, sia di pubblico che di critica. Come boy scout, non professionista ho fatto in due mesi ciò che nessun esperto può fare in due anni. Con il valido aiuto dell'africanista Chantal Dandrieu abbiamo svolto una ricerca di collezionisti in tutto il mondo che ci ha permesso di allestire una mostra assolutamente inedita, di enorme interesse estetico, archeologico, storico. Solo due o tre pezzi tra quelli esposti erano già stati presentati in precedenza, alcuni nell'84 al Metropolitan Museum di New York e l'anno passato a Forte Belvedere a Firenze». Per la prima volta quindi è stato possibile un incontro tra l'Italia e le terracotte di Diennè. Questa città si trova sul Niger, in una regione di reticoli fluviali conosciuta come «delta interno»; è nelle abitazioni delle zona nei «toguere», isolotti che emergono dalle acque, che sono state trovate le terrecotte antiche. «Ma non si è trattato di una ricerca archeologica sistematica — ci avverte Christian Depuyper — spesso le scoperte seguono circuiti soprattutto mercantili, il saccheggio dell'Africa continua...». Bisogna arrivare al 1940 infatti per avere notizia, su un bollettino ufficiale di archeologia, di frammenti di statue di terracotta. Da quel mo¬ mento in poi, negli ultimi cinquant'anni e più intensamente nell'ultimo decennio, le ricerche sono proseguite e nei laboratori dell'Università di Oxford si è riusciti a datare le statuette, collocandole per la maggior parte tra il XII e il XVII secolo. Le sculture, prevalentemente raffiguranti figure umane, sono diverse tra loro per forma stilistica e di grande varietà iconografica, tutte di grande potenza espressiva e rigore estetico, oltreché testimoni di una capacità tecnica di lavorazione assolutamente straordinaria, particolarmente fantasiose negli elementi decorativi. Per due mesi a Roma si è stabilito un contatto con una delle più importanti civiltà dell'Africa dell'Ovest e quest'evento lascia senz'altro delle tracce. Una traccia di testimonianza è stata raccolta con un video, curato da Enrico Castelli, girato nella fase di preparazione e allestimento della mostra. Quali altri progetti ha in cantiere dopo quest'esordio più che felice il Centro Culturale francese di Roma? «Vogliamo stabilire — afferma — un rapporto di interattività con l'Istituto Italiano di Cultura a Parigi, nello sforzo di creare un vero e proprio asse culturale Parigi-Roma e dobbiamo batterci contro i luoghi comuni che ci dividono. In Europa dobbiamo muoverci assieme ed anche a polo in forma di triangolo, per esempio con la Cecoslovacchia, anche per questo abbiamo deciso di aprire il nostro Centro di Roma alle associazioni culturali cecoslovacche che non avevano altri spazi. Quanto a progetti più concreti, sono per il '92. Una colossale mostra fotografica degli archivi della Magnum al Palazzo delle Esposizioni, in cui nell'occasione saranno allestiti tre cinema e Cites Cines una mostra spettacolo della durata di sei mesi ad alto livello tecnologico che riprodurrà interi ambienti urbani della storia del cinema, da Brooklyn ai tetti di Parigi, dalla metropolitana di Tokyo alle vie di Berlino. Stimo che l'Italia meriti un evento di questa importanza». Paola Angelici Tronco di donna Mali in terracotta

Persone citate: Chantal Dandrieu, Christian Depuyper, Enrico Castelli, Paola Angelici