Studenti senza illusioni

Studenti senza illusioni Dal Centro Pannunzio i rapporti fra la scuola e l'occupazione giovanile Studenti senza illusioni Lavoro? «Basta una raccomandazione» Non ritiene utile il latino e pensa che l'insegnamento delle lingue straniere sia insufficiente. In genere vuole andare all'Università e, di fronte al pericolo della disoccupazione, reagisce studiando di più. Quando pensa al lavoro crede sia più facile ottenerlo con una buona raccomandazione. Questo il profilo dello studente piemontese degli Anni 90 tracciato da un'inchiesta regionale del Centro Pannunzio su «Scuola e mercato del lavoro». L'indagine è stata effettuata mediante un questionario distribuito a 5826 studenti di licei classici e scientifici, istituti tecnici, professionali e magistrali. Ecco i dati più significativi. Per la maggior parte degli intervistati (46%) la scelta del tipo di scuola dipende dall'orientamento della famiglia; solo il 20% ha scelto sulla base di un interesse personale. E' ancora la famiglia che influisce sugli indirizzi scolastici dello studente con considerazioni di carattere economico (58%) anche se il 61% crede che la scuola frequentata non possa dare un'effettiva preparazione professionale, mentre solo il 15% si ritiene soddisfatto. Più articolata la risposta sul rapporto fra formazione scolastica e avviamento professionale (non hanno risposto gli studenti del liceo classico e scientifico). Al 31% degli intervistati il problema non interes- sa perché intende frequentare l'Università; il 26% ritiene che i quattro o cinque anni dell'attuale scuola superiore non siano sufficienti per essere avviati ad una professione. La maggioranza degli studenti (61%) risponde di non sapere se la scuola superiore è in grado di fornire una buona preparazione per l'accesso agli atenei. L'Università è un'occasione per migliorare la preparazione culturale e professionale (47%) o un modo per rinviare il problema del lavoro (33%). Di fronte allo spettro della disoccupazione le risposte sono più precise. Il 44% studia di più per esere maggiormente preparato, il 33% non sa che pesci pigliare e il 24% dei giovani non si pone il problema: «tanto è lo stesso». Solo 1' 1% intende «battersi politicamente per assicurarsi un posto di lavoro per il domani». La disillusione dello studente Anni 90 emerge soprattutto quando pensa che per essere assunto valga di più una buona raccomandazione (49%) che un'adeguata preparazione, (30%) ma anche quando gli si chiede quante probabilità crede di avere, una volta conseguito il diploma, di ottenere un posto di lavoro adeguato al suo titolo di studio. Anche qui le idee sono chiare: il 47% ha risposto pochissime, il 17% poche e il 15% nessuna. Solo il 3% crede di avere molte chances, mentre il 18% risponde con un prudente «non lo so». Quanto al tipo di lavoro il 36% degli intervistati ambirebbe l'impiego pubblico e il 21% intende orientarsi verso la libera professione. L'attività commerciale in proprio è il sogno del 17% degli studenti piemontesi, il 13%, invece, vorrebbe trovare lavoro presso aziende private. L'attività artigianale o commerciale è stata scelta dal 10% degli intervistati; l'insegnamento interessa solo il 3 per cento. Passando al capitolo che riguarda più da vicino la scuola emerge che la maggioranza degli studenti dà un giudizio positivo sulla preparazione dei professori, ma giudica il preside troppo autoritario. Alla domanda: «Preferisce una scuola facile o difficile» il 45% risponde non lo so, il 29% facile e il 26% difficile. L'utilità del latino fra gli insegnamenti scolastici spacca in due gli studenti: per il 40% è una materia che non serve a nulla, il 38% ritiene che sia utile. Unanimi le risposte sulle lingue straniere. Il 70% ritiene che, così com'è impartito, il loro insegnamento non sarà utile per il futuro impiego. Per quanto riguarda la formazione professionale il 53% ritiene che i programmi svolti in classe non siano idonei alle necessità; per la formazione culturale le risposte si dividono fra il 35% che la ritiene inadeguata e il 33% che si dichiara soddisfatto. Francesca Ferrari

Persone citate: Francesca Ferrari, Pannunzio