Il pioniere del tabacco di Maria Teresa Martinengo

Il pioniere del tabacco Emigrato nel 1938 nelle isole Tonga, è stato premiato dalla Regione Il pioniere del tabacco Piemontese: ministro in Polinesia Giulio Massasso, classe 1915, monferrino «doc» di Montaldo Scarampi (Asti), emigrato nel 1938, il premio «Piemontesi nel mondo» non se l'aspettava. L'ha ricevuto sabato a Palazzo Lascaris insieme ad altri uomini illustri, tra cui Peter Secchia, ambasciatore Usa a Roma e due ministri sudamericani. «Non potevo immaginare — racconta il più celebre abitante delle isole Tonga in Polinesia, divenuto tale dopo un paio di visite al salotto televisivo di Maurizio Costanzo — che il mio modesto lavoro venisse riconosciuto un giorno come "socialmente utile". Ho solo messo a disposizione le mie capacità di esperto in agricoltura». Fuggito dal fascismo, 52 anni fa, Massasso arriva in Australia e vi resta sette anni. Diventa capo tecnico nella costruzione di opere pubbliche, poi cercatore d'oro e scopritore d'uranio, responsabile dello sviluppo nella coltivazione del tabacco. Proprio i successi con il tabacco lo portano, nel 1945, nelle isole Fiji. «Pensavo di far mandare via gli indiani, troppo avari con i nativi. Mi ero anche rivolto al governo britannico affinché rimpatriasse chi non era nato nelle isole». Dalle Fiji a Tonga, solo 500 chilometri di mare. Laggiù il sovrintendente agricolo anziché occuparsi degli alberi da frutto corre dietro alle donne e alle palle da tennis. Così, il console inglese, consigliere della regina di allora «Queen Salote» mette gli occhi su Massasso. E' il 1952. Ora Massasso — che guardando il cielo sa battere, in fatto di precisione, qualsiasi orologio — ha 75 anni, tre più del suo re, Toupou IV, un omone di un quintale e mezzo che regna — democraticamente, precisa il suo fedele suddito — su una popolazione felice di 120.000 anime, sparsa sulle 150 isole dell'arcipelago, 747 chilometri quadrati di superficie. Re Toupou IV è suo grande amico: Massasso è l'unico isolano che può andare a fargli visita senza giacca e cravatta, con la camicia a fiori fuori dai pantaloni. Incontra il re per simpatia, per comuni interessi gastronomici, ma anche (nonostante sia in pensione ormai da 20 anni) per dargli consigli quando si tratta di prendere decisioni di rilievo per l'economia agricola del Paese. «Ah sì, laggiù la vita non è complicata come in Italia», dice Massasso che ha sempre mantenuto stretti contatti con il fratello e la sorella rimasti in Piemonte. Poi, indicando il bicchiere di spumante, «lo compera anche a Tonga, come il Chianti, molto richiesto dagli abitanti delle isole per la paglia del fiasco che viene trasformata in cestino per i fiori». Uno spicchio di cielo. «In quel paradiso si parla di vino, del mare, delle donne». E a proposito dell'altro sesso: «Non mi sono sposato, non avrei saputo chi scegliere. A Tonga le donne non mancano!». Giulio Massasso, la sua vita, ha saputo e sa condurla con grande filosofia. Non si è sposato ma si è curato di una dozzina di bambini orfani o in condizioni disagiate: ora uno è all'università a Tokyo, un altro studia a Sydney, una terza ha sposato un ministro del regno. «Ormai mi aspettano in due: hanno sette e nove anni». E a Tonga tornerà dopo la vendemmia. Sul tetto di casa, da quando è diventato console onorario d'Italia, sventola il tricolore. Quanti sono gli italiani nel regno? «Quattro ma con tutte le telefonate che ricevo da quando sono arrivato a Montaldo, penso che tra un paio d'anni saremo almeno cinquecento». Tutti affamati di paradiso. Maria Teresa Martinengo Giulio Massasso