Parma adesso cerca gloria anche nel pianeta calcio di Massimo Gramellini

Parma adesso cerca gloria anche nel pianeta calcio IERI IL RADUNO Una città abituata a primeggiare in tanti sport minori non nasconde le ambizioni alla vigilia della sua prima serie A Parma adesso cerca gloria anche nel pianeta calcio Scala promette un gioco divertente: «Se stiamo in difesa, torniamo dritti in B» PARMA DAL NOSTRO INVIATO Fra le scaglie di parmigiano disseminate con generosità sui tavoli, nasce l'ultima sfida lanciata dall'Italia che sorride alle babeli metropolitane. La vittoria della «provincia felix», sancita dalle statistiche su redditi e criminalità, prova a trasformarsi in trionfo, attaccando l'ultima roccaforte della Grande Città: il pallone. Delegata alla sfida è Panna, terra di aziende opulente e di sportivi veri, seduti ma soprattutto praticanti, se è vero che, dopo Pechino, il capoluogo emiliano è il luogo nel mondo in cui circolano più biciclette in rapporto al numero di abitanti. Centosettantamila persone rappresentate nell'attività agonistica da otto squadre di A: due di rugby, due di softball e una di baseball la cornice di un quadro che si esalta nelle imprese cestistiche della Primizie, prima in Coppa Ronchetti, e della Maxicono, capace di centrare nel volley il Grande Slam fallito dal Milan sui campi di calcio. Ultimo arrivato e debuttante assoluto, il Parma di Calisto Tanzi, ennesimo boss della finanza a dirottare quattrini sul pallone, in un miscuglio di passione tifosa e calcolo imprenditoriale: dopo FI e Real Madrid, la Parmalat ha individuato nella squadra delia città il suo nuovo veicolo pubblicitario e in Claudio Taffarel il «testimonial» con cui sostituire Piquet sul ricco mercato brasiliano. Il portiere della Selegao è lo specchio di una politica ambiziosa, che rifiuta come un insulto la parola salvezza. Taffarel ha preferito Parma al Real, con un ragionamento che concilia portafogli e cuore: qui, sulla sponda della Maxicono, troverà gli amici Dal Zotto e Bebeto: il primo era suo compa¬ gno nella nazionale juniores di pallavolo, il secondo allenava la Selegao del volley a Seul. E Taffarel, finito il training mattutino con l'Olimpica di calcio, andava spesso a raddoppiare la fatica nella palestra dei pallavolisti: «Sono un eclettico. Oltre allo schiacciatore, ho fatto anche il centravanti, ma non voglio imitare Higuita. Il portiere ha uno spazio ben delimitato, la sua area di rigore: se esce di lì, smette di essere utile e diventa solo un esibizionista». il giovano ito pare costruito con pasta diversa da quella di certi suoi connazionali approdati di recente dalle nostri parti: famiglia benestante, studi regolari, una giusta dose di timidezza che lo ha portato a stupirsi della deferenza con cui i nuovi compagni lo salutavano e ad imporporarsi in viso quando Tanzi gli ha stretto la mano: «Ho la cabeza preparata a un cambio di vita ed abitudini, così non soffrirò di saudade. E nemmeno per il freddo e la nebbia: giocavo a Porto Alegre, la città più gelida del Brasile». Meno spontaneo l'approccio dell'altro mercenario, il bambolotto svedese Thomas Brolin, che ha snobbato il raduno di ieri mattina, insolitamente affollato da oltre mille tifosi, e solo il 30 luglio si presenterà nel ritiro trentino di Folgaria. Prima di firmare il contratto triennale ha voluto conoscere nomi, ruolo ed età di tutti i compagni, ispezionare l'erba dello stadio e financo misurare la distanza fra abitazione e campo d'allenamento. Nevio Scala ne sbiadirà la vanità impiegandolo come umile spalla di Melli, il bomber designato. L'emulo di Sacchi promette un calcio divertente e non rattrappito «perché se giochiamo in difesa torniamo dritti in B». Completerà il mosaico con un terzo straniero che non sarà Buchwald e neppure il colombiano Escobar, bocciato da Tanzi con pragmatismo aziendalista: «Quanto latte vendiamo a Bogotà?». Se i belgi prometteranno di ingozzarsi di yogurt e formaggio, verrà ingaggiato Grun, che Scala definisce «il Baresi dell'Anderlecht». Caccia aperta per un terzino italiano, con Scala negli inconsueti panni dell'allenatore sparagnino di una società prodiga: «Garzya costa 5 miliardi: pochi per il nostro presidente, ma troppi per me». Esaurito il cartellone degli attori, non resterà che dedicarsi alla ristrutturazione del teatro: uno stadio che le nuove norme di sicurezza rimpiccioliranno a 13.500 posti e la Parmalat, con strutture provvisorie, ridilaterà a 20.000, in attesa del nuovo palcoscenico, da battezzare l'anno prossimo. Magari in Coppa Uefa. Massimo Gramellini L'erede di GÉlmar. Il brasiliano Taffarel primo portiere straniero in Italia