Chastel, le battaglie per l'arte

Chastel, le battaglie per l'arte E' morto mercoledì a Parigi il grande storico e critico aveva 77 anni Chastel, le battaglie per l'arte Un maestro alla scoperta dell'Italia PARIGI. André Chastel è morto mercoledì di cancro. Nato il 15 novembre 1912 a Parigi, fu insegnante alla Sorbona, vice-presidente del consiglio artistico dei musei di Francia e membro dell'Academie Francaise. Nell'84 fece scalpore una sua relazione al governo: Chastel paventava il rischio che la Francia venisse superata da Gran Bretagna e Stati Uniti nel campo della storia dell'arte. In seguito al suo allarme, il governo aumentò gli aiuti finanziari e costituì una biblioteca centrale dove si raccolse materiale disperso io tutto il Paese. «E' sicuramente il maggiore studioso francese della storia dell'arte italiana - ha detto il critico d'arte Giulio Carlo Argan -. Apprendo con dolore la notizia della sua morte, purtroppo non giunge del tutto inattesa perché già da tempo conoscevamo il suo stato di salute. La nazione francese ha perduto in lui una delle sue maggiori figure». m ri NO dei massimi storici 1 dell'arte del nostro temI po, André Chastel, si è I I spento l'altra notte a 77 -SèLì anni. Aveva lavorato fino all'ultimo, combattendo una malattia implacabile, fino all'ultimo aveva viaggiato, visitato mostre, partecipato a congressi e convegni con interventi lucidi, severi, generosi, fino all'ultimo aveva scritto accumulando pagine e pagine di una storia dell'arte francese, la sua opera estrema che rimarrà incompiuta. Questo grande «italianisant» aveva affrontato negli ultimi tempi l'arte francese come se avesse voluto in conclusione fare i conti con la cultura e le tradizioni figurative del proprio Paese. La battaglia per la storia dell'arte Chastel l'aveva combattuta in più campi sui giornali, sulle riviste, nell'editoria, nella scuola, nei musei. Aveva cominciato a collaborare a «Le Monde» nel 1950.1 suoi articoli erano ammirevoli per la ricchezza di riferimenti, l'informazione, l'intelligenza (una scelta è stata pubblicata da Gallimard nel 1980). Ogni volta che usciva la critica di una mostra, la recensione di un libro, ci si precipitava a leggerli sapendo di trovarci non solo un'informazione sicura ma un giudizio fondato e motivato e, volta per volta, lo stato della questione, degli studi, delle conoscenze. «Le Monde» era anche il luogo delle battaglie, non sempre fortunate, contro le scelte assurde dell'amministrazione: la distruzione delle Halles parigine, e quella dell'antico quartiere della Balance ad Avignone, per esempio. L'insegnamento di André Chastel cambiò radicalmente la situazione della storia dell'arte in Francia. Era stato allievo di un uomo di genio, Henri Focillon. Ma Focillon era morto, durante la guerra, negli Stati Uniti e ben poco della sua lezione era stato ascoltato in patria. Si trattava di trarre il mondo dell'Università e dei musei francesi dalle secche pericolose in cui si trovava. André Chastel lo fece con il suo insegnamento, prima, dal 1951 all'Ecole des Hautes Etudes, dove prese la successione di Augustin Renaudet, poi alla Sorbona, dal 1955, quindi al Collège de France. I seminari di Chastel alla Ecole des Hautes Etudes erano punto di incontro di intelligenze diverse: attorno al commento del De sculptura di Pompo¬ nio Gaurico si potevano incontrare il poeta Yves Bonnefoy o il geniale storico dell'arte Robert Klein, tragicamente troppo presto scomparso, o qualche giovane americano o tedesco di grande avvenire. Erano gli anni in cui Chastel metteva a punto i suoi studi rinascimentali, Marsilio Fidilo e l'arte (1954) e la monumentale tesi su Arte e umanesimo a Fi reme al tempo di Lorenzo il Magnifico che gli valse la cattedra in Sorbona e fu pubblicato in Italia da Einaudi nel 1964. Questi volumi testimoniano di una storia dell'arte aperta largamente alla storia della cultu ra, a quella delle idee, dove si incrociavano spunti e suggerimenti di Warburg, di Saxl, di Wittkower, di Kristeller, di Garin. Ma furono questi d'altra parte gli anni dell'incontro con Roberto Longhi, le cui straordinarie capacità di conoscitore, le cui vicende personali e intellettuali, il cui temperamento e la stessa generazione (Longhi era nato nel 1890, Chastel nel 1912) ne facevano una personalità dagli interessi del tutto diversi. Chastel riconobbe il genio di Longhi e lo scelse a duca, signore e maestro nel suo periplo dell'arte italiana. Fu cosi che nacque quella sintesi brillante e fortunata che è la Storia deb l'arte italiana che Longhi volle pubblicata in Italia da Sansoni (l'ultima edizione è uscita da Laterza) e che fu tradotta nientedimeno che da Anna Banti. Furono anche gli anni di una grande impresa, la mostra del 1956 aH'«Orangene» dei primitivi italiani nei musei di provincia. Qui un giovane ispettore, che oggi è direttore generale del Louvre, Michel Lacluite, studiò e riunì una strabiliante serie di capolavori, in gran parte acquistati da Napoleone III al marchese Campana, dispersi e sperduti nei più diversi e remoti musei di provincia (una parte importante di queste opere è oggi riunita nel Musee du Petit Palais di Avignone). Chastel scrisse la prefazione al catalogo parlando del gusto dei primitivi in Francia e fu questo uno dei suoi primi e decisivi interventi nella politica delle esposizioni e dei musei francesi. Se il Louvre oggi è diretto da un gruppo di studiosi e funzionari tra i migliori che si possano trovare, questo è anche merito dei consiglio e dell'appoggio di André Chastel. Gli anni della Sorbona furono anche quelli della nascila di La revue de l'art nata nel 1968 e di venuta immediatamente una delle più qualificate e battagliere tribune internazionali della storia dell'arte (lo stesso Chastel ha curato presso Fiamma ■ rion nel 1980 una scelta degli editoriali). Anno dopo anno si succedono i volumi sul Quattrocento italiano 1 centri del Rinascimento e La grande officina, scritti per ì'Univers des forrnes l'ampia storia dell'arte mondiale che Malraux aveva progettato da Gallimard (in Italia sono stati pubblicati da Rizzoli! e poi La crisi del Rinascimento (1968). Ma Chastel non era solo uomo di grandi e fulminanti sintesi, ma anche di saggi problematici dove la storia della società e delle idee si lega inestricabilmente con la storia dell'arte come nel Sacco di Roma (Einaudi 1983) o nella raccolta Favole, foime, figure (Einaudi 1988). Negli ultimi anni aveva prediletto temi apparentemente secondari ina di cui sapeva mostrare il significate- rivelatore.. I così Musca e Depìcta (una ri¬ cerca sui problemi dell'illusionismo in pittura pubblicata da Fianco Maria Ricci) e La grotte sta (Einaudi 1989). Oppure aveva seguito l'itinerario di un prelato nei centri artistici dell'Europa del primo Cinquecento utilizzando il diario vivacissimo del suo dotto segretario in Luigi d'Aragona, un cardinale del Rinascimento in viaggio per l'Europa (Laterza 1987), o ancora riunito in una Cronaca della pittura italiana 1280 Ì580 (Palombi, 1986) una sorta di regesto delle vicende materiali degli artisti e delle opere. Non si sono citati qui che una parte dei titoli della sua bibliografia. Quando nel 1986, a Washington. Irving Lavili introdusse una sua conferenza, durante un congresso internazionale di storia deli'arte, volle cominciare con un tipico joke: «Sono andato stamani alla biblioteca del Congresso e ho chiesto al computer una biblio grafia di André Chastel: ecco cosa ne è venuto fuori,..» e cominciò a svolgere un rotolo voluminosissimo nelle cui spire fu | presto avvolto come un nuovo I Laocoonte. | Questa sterminata bibliogra! fia, questa ricerca sempre piena di curiosità, di stimoli, di sorprese, si interrompe oggi. E in Italia non soffriamo solo per la scomparsa dell'amico, deìl'infaticabile studioso ma per la perdita che subisce la nostra stessa cultura. E' mancato uno spirito veramente cosmopolita, capace di mediare fra tradizioni culturali diverse di integrare spunti e suggerimenti di differente provenienza, di proporci ie immagini di Un'Italia «altra» proprio perché vista da un francese e di una Francia «altra» perché ietta da chi per tutta la vita aveva amato e studiato la cultura italiana Enrico Castelnuovo | I | ! Il grande storico del rinascimento André Chastel