«Due tunnel sotto il Bianco»

«Due tunnel sotto il Bianco» Incontro con Cossiga a Courmayeur per i 25 anni del traforo autostradale che ci collega con la Francia «Due tunnel sotto il Bianco» Mitterrand lancia la sfida, Italia prudente COURMAYEUR DAL NOSTRO INVIATO «Et voile, la porte du soleil». L'esclamazione famosa di Charles De Gaulle (a Chamonix pioveva, a Entrèves splendeva il sole) è stata ripresa ieri da Francois Mitterrand per i 25 anni del traforo del Monte Bianco, celebrati sul versante italiano. Il significato, però, è diverso: allora il generale esprimeva l'orgoglio per il compimento di un'opera considerata ciclopica. Oggi il presidente francese si preoccupa per il trasporto commerciale. Se la porta del sole non raddoppia - ha detto in sostanza - ne risentirà l'intera economia europea. Ma raddoppiare in che modo? Costruire un altro tunnel autostradale o privilegiare il trasporto su ferrovia «come insegnano gli amici svizzeri»? Mitterrand non ha la soluzione in tasca, però insiste sui tempi: occorre fare in fretta nell'interesse dell'Europa. La Francia dunque, chiede, ma l'Italia, per ora, non risponde. Per lo meno, non lo fa Cossiga, forse anche perché il suo ruolo istituzionale gli assegna responsabilità e compiti diversi. Il presidente ha fatto, comunque, un discorso di grande respiro, ha parlato del traforo del Bianco come di «uno strumento di raccordo e di comunicazione unico al mondo». Non collega solo Italia e Francia, ma è una strada utile all'intera Europa, soprattutto in «un esaltante momento della storia del nostro continente, in cui altre barriere cadono, altri fossati vengono colmati». Chiaro riferimento ai Paesi dell'Est, accenni a un «nuovo ordine di pace» introdotto dal recente vertice atlantico di Londra e che si potrà meglio delineare nell'incontro paneuropeo di novembre a Parigi. Ma questi grandi obiettivi non debbono far dimenticare l'esigenza di dare «analogo, costruttivo impulso al complesso dei rapporti fra Nord e Sud»: i Paesi delle rive meridionali del Mediterraneo «si rivolgono con crescente aspettativa all'Europa e non possiamo negare loro la nostra sensibile attenzione». Cossiga, pur sollecitato dai giornalisti, non ha affrontato temi di stretta attualità, neppure la sentenza di Bologna. Perché tante stragi impunite? gli è stato chiesto. Ha alzato le braccia: «Non mescolo la politica estera con i problemi interni per rispetto all'ospite». Che cosa dice alle famiglie delle vittime, ai superstiti? La domanda è caduta nel vuoto. Rifarà l'invito a evitare la crisi? «Certi richiami si fanno una volta sola, per non compromettere l'autorevolezza del primo». Tema esclusivo, il traforo del Bianco. Dubbi sull'opportunità di un altro tunnel sono stati espressi dal ministro dei Trasporti Bernini e da quello dei Lavori pubblici Prandini. Secondo Bernini è più opportuno ricorrere ai trasporti su rotaia. L'Iri, però, sembra favorevole a un nuovo traforo sotto il Bianco. «Sono lieto che l'industria di Stato abbia tanti progetti - ha replicato -, ma le scelte le fa il governo». Anche il presidente della giunta regionale della Valle d'Aosta, Gianni Bondaz, si è detto perplesso sull'utilità del raddoppio. Lo ha sottolineato anche in francese. Proprio di recente, tra l'altro, l'assemblea della Valle d'Aosta ha votato contro l'apertura di un nuovo tunnel. Contrari, ovviamente, anche verdi e ambientalisti. C'erano delegazioni dell'Alta Savoia, del Piemonte, del Trentino Alto Adige e dell'Austria, le guidavano Claire Joanny, deputato Verde al Parlamento europeo, e il consigliere regionale valdostano Elio Riccarand. «No ai Tir», dicevano i loro manifesti, «Autostrada, una camera a gas con svista sui monti». Hanno raccolto 5350 firme, le hanno affidate al presidente Bondaz per farle avere ai due Capi di Stato e ad Andreotti. Cossiga è giunto verso le 11, cordiale l'incontro con Mitterrand: insieme hanno passato in rassegna una compagnia di allievi ufficiali alpini e hanno ri¬ sposto al saluto della folla. Dopo i discorsi, un colloquio privato sui rapporti fra Italia e Francia e sulle rispettive responsabilità nel Mediterraneo, scambi di opinioni sui recenti avvenimenti politici. Infine pranzo e passeggiata per Courmayeur fra i turisti. Sul piazzale, al cospetto della chiesetta di Notre Dame de la Guérison, da un lato, e della Aiguille Noire de Peuterey dall'altro, c'era molta gente: guide, curiosi, gruppi in costume. Con i parlamentari valdostani Dujany e Caveri anche l'intero Consiglio regionale, il sindaco di Aosta e quasi tutti i sindaci della Valle con in testa quello di Courmayeur, Albert Tamietto. Tra gli ospiti, molti superstiti dell'impresa conclusasi un quarto di secolo fa: Loris Corbi, amministratore delegato della Società italiana Condotte d'acqua, appaltatrice dei lavori, e il direttore dell'impresa, Giuseppe Catalano, ingegnere torinese, 88 anni, non hanno saputo nascondere la commozione. E c'era anche Gianola Venturina di Premana, presso Lecco: «Mio marito, io e due dei miei undici figli fummo i primi italiani ad attraversare il tunnel». Erano le 6 del 19 luglio '65, viaggiavano su una Fiat 1100. Dopo di lcro un mare d'auto e di Tir, più di 30 milioni fino a ieri. Renato Romanelli