Bologna si ribella, il pg non s'arrende

Bologna si ribella, il pg non s'arrende Bologna si ribella, il pg non s'arrende Sciopero nelle fabbriche, presentato il ricorso in Cassazione BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «L'alternativa era secca, o tutti dentro o tutti fuori. Tutta la mia requisitoria è stata improntata su questo concetto: se questi sono gli esecutori, questi sono i loro mandanti. E i giudici, pur assolvendo, hanno confermato questa conseguenzialità». Il giorno dopo la sentenza della corte d'assise d'appello di Bologna che ha cancellato i 4 ergastoli inflitti in primo grado per la strage alla stazione, assolvendo tutti gli altri imputati di associazione eversiva (compreso Licio Gelli), il procuratore generale, Franco Quadrini, commenta la sua sconfitta giudiziaria. Per 8 mesi si è battuto per ottenere le condanne della «Triade P2, servizi segreti, eversione nera», convinto che in questo intreccio si nascondessero mandanti ed esecutori della strage. Condividendo le richieste dei giudici di primo grado, Quadrini aveva confermato il carcere a vita per Fioravanti, Mambro, Picciafuoco e Fachini chiedendolo anche per l'ideologo nero Signorelli. Nes suna delle sue richieste è stata accolta. Quadrini, in attesa delle motivazioni, ha già presentato ricorso in Cassazione. Anche il Comune di Bologna ha impugnato la sentenza. Entro sabato lo faranno l'Avvocatura dello Stato e l'associazione dei familiari delle vittime dell'eccidio (85 morti, 200 feriti). Il pg commenta solo la condanna per calunnia a 3 anni (condonati) di Musumeci e Beimonte, gli ufficiali del Sismi deviato accusati di essere autori di un clamoroso depistaggio che indirizzò le indagini verso una fantomatica pista interna zionale (per lo stesso reato sono stati assolti Gelli e Francesco Pazienza). Rispetto al primo grado, la sentenza d'appello fa cadere l'aggravante della finalità eversiva^ Ma in questo modo, secondo Quadrini. non si spiegherebbe come inai Musumeci e Belmonte da soli avreb bero inquinato le prove. Il giorno dopo è difficile an che per il presidente della corte d'assise d'appello Pellegrino Iannaccone, che non nasconde la sua stanchezza dopo una camera di consiglio durata 15 giorni: «Sono molto stanco. Posso solo dire che la camera di consiglio è quasi più amara della detenzione». Neppure una parola però sulle polemiche che hanno accolto l'assoluzione. «Non ho voluto leggere i giornali. Sono in una condizione di atarassia. Faremo il più presto possibile nel depositare le motivazioni». Per il collegio di par te civile e l'Avvocatura dello Stato, il colpo di spugna dei giudici di secondo grado rimane inspiegabile. «Nella sentenza c'è una contraddizione logica dice Fausto Baldi, avvocato di Stato Da un lato si ammette l'esistenza della banda annata, dall'altra si cancella il reato di strage che motiva invece la Ibi - inazione della banda armata. E' un contrasto logico sul quale la Cassazione dovrà pronunciar si». Aggiunge Paole trombetti, avvocato di parte civile: «Con le condanne per banda armata, anche questa sentenza, pur sor-, prendentemente assolutoria, conferma che la bomba è stata messa da terroristi di destra». Mario Antonacci, che fu presidente della corte d'assise di primo grado, ha accolto con amarezza ma assoluta tranquillità la decisione d'appello. «Sappiamo di aver fatto il nostro dovere con coscienza e siamo tuttora convinti della nostra decisione. Non ci si può illudere che le campagne di stampa di cui possono beneficiare prima del processo gli imputati potenti o che godono di aite protezioni non ne condizionino l'esito». E' un rifei irnento diretto noi; sfumate ai clamo re sollevato dal •;«.ose Moiifcorzi», 1 avvocato che abbandono il collegio di parie civile perché convintosi dell'innocenza di Gelli e delle interferenze pei nella conduzione del processo. E' un giorno amaro anche per il procuratore della Repubblica di Bologna, Gino Paolo Latini, che però afferma di non volersi arrendere. «Rivisiteremo gli atti del primo e del secondo grado, anche se sappiamo che il passare del tempo influisce in maniera negativa sulle indagini. Ma il tempo non archivia né il nostro ufficio né la memoria della gente». Dal tribunale alla città. Nelle fabbriche di Bologna i lavoratori si sono fermati spontaneamente. I dipendenti della Coop Emilia-Veneto hanno depositato una corona alla lapide che ricorda le vittime dell'eccidio. Associazioni, enti, forze politiche stanno preparando la manifestazione per ricordare il decennale della strage. Il 2 agosto in piazza Maggiore si chiederà ancora una volta verità e giustizia. Marisa Ostolani

Luoghi citati: Bologna, Comune Di Bologna, Emilia