Cuba, i dissidenti di serie B di Livio Zanetti
Cuba, i dissidenti di serie B Opposti comportamenti della Farnesina per i rifugiati anti-castristi e per gli albanesi Cuba, i dissidenti di serie B CHE cos'è un dissidente politico? E che cosa lo distingue da un giovanotto in cerca d'evasione? Il nostro ministero degli Esteri assicura che distinguerli è facile, ma non spiega in nessun modo come si fa. Col risultato che ai quattro giovani appollaiati da una settimana sul tetto dell'ambasciata d'Italia all'Avana viene negato il diritto d'asilo, e c'è il rischio che prima o poi siano consegnati alla polizia castrista, in diligente attesa davanti alla porta dell'edificio. Gli manca l'identikit del vero oppositore, a quei quattro, ma nessuno sa dire quali «segni distintivi» debba esibire l'identikit in questione per essere omologato dalla Farnesina. E' necessaria l'iscrizione a un albo? Ci vuole qualche tessera? E' richiesto il certificato d'affiliazione a questo o a quel gruppo anti-regime, eventualmente corredato da appositi timbri? Il nostro consigliere d'ambasciata su istruzione del ministero seguita a dire che i quattro, «due giovani e due ragazze con magliette e pantaloni colorati», essendo insoddisfatti del modo di vita cubano e volendo espatriare senza visto, si sono rivolti alla nostra sede diplomatica nella speranza di ottenerlo. Dunque - conclude il consigliere - non si tratta di veri e propri oppositori ma solo di aspiranti giramondo, del genere Pinocchio e Till Eulenspiegel. Come se il fatto di non potersi muovere dal proprio Paese ma rimanervi rinchiusi a disposizione delle locali autorità non configurasse di per sé una persecuzione politica. Come se vietare la libertà di movimento a un cittadino non fosse un sopruso e chi lo subisce la vittima di un'odiosa oppressione. Ma la scalata all'assurdo non si ferma lì. Il nostro ministero, mentre non chiarisce la diffe¬ renza tra dissidenti e turisti, ne introduce una netta fra cubani e albanesi. Le migliaia di fuggiaschi dall'Albania che in questi giorni affluiscono in Italia e vi trovano rifugio, solidarietà e anche assistenza, dopo tutto non sono diversi dai quattro ragazzi dell'Avana: si sentono soffocare nel loro Paese e hanno cercato asilo qui da noi. Può darsi che siano degli illusi, ma la qualifica di dissidente noi gliela abbiamo riconosciuta senza bisogno di apposite carte d'identità politica. Perché ai cubani invece no? E' quel che appunto non si riesce a capire. Si possono solo fare delle congetture. Forse la Farnesina ritiene che la semplice circostanza di risiedere in Albania implichi di per sé la condizione di perseguitato, mentre Cuba per lei è una contrada tutta rose e fiori dove solo pochi soggetti facilmente identificabili se la passano così ma¬ le da meritare la nostra comprensione. Se la Farnesina ragionasse così, dovrebbe dichiararlo ufficialmente, non fosse altro per dar modo agli interessati di orientarsi con più chiarezza. Ma se non ragiona così, come ragiona? Forse - altra ipotesi - pensa che la dittatura di Ramiz Alia è assolutamente irredimibile per cui non resta che tagliare la corda, mentre quella di Castro è più autoriformabile e tanto vale pazientare ancora un po'. Ma è in grado di dar garanzie in questo senso ai quattro ragazzi sul cornicione? Per intanto i ragazzi restano là a cuocersi sul tetto e Fidel Castro si vede accordato un trattamento di favore. Il che non è giusto. Se potessimo dare un consiglio a quei quattro ragazzi, diremmo loro di resistere, di non smontare dal cornicione. Livio Zanetti
Persone citate: Fidel Castro, Ramiz Alia, Till Eulenspiegel
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