Le lauree? Con il contagocce

Indagine dell'università sull'evoluzione degli iscritti negli ultimi 20 anni Indagine dell'università sull'evoluzione degli iscritti negli ultimi 20 anni Le lauree? Con il contagocce A Torino 70 su cento abbandonano Ma all'estero succede il contrario m Giorgio Galli STORIA DEI PARTITI POLITICI EUROPEI Ma che basso il rendimento dell'università torinese. Su cento che bussano ed entrano, meno d'un terzo esce con il tanto sospirato titolo di «dottore». Gli altri si perdono per strada, rinunciano. Succede nelle facoltà scientifiche come in quelle umanistiche. E a Torino si è anche sotto la media nazionale: trenta laureati su cento iscritti in Italia, 28,7% sotto la Mole. Oltre un punto di differenza. Lo stantard europeo è di 70 laureati su cento iscritti: un divario abissale, difficilmente colmabile in tempi brevi. L'ateneo ha dunque un motore che batte in testa. Non riesce a sfruttare se non in parte il numero dei cavalli-studenti di cui dispone. Gli aspiranti Prost, o perché non hanno attitudini per la guida veloce, o perché dispongono di una carrozzeria della vecchia generazione (aule, biblioteche, servizi) o perché non conoscono bene il tracciato della pista, o perché non assistiti adeguatamente dal «team», sono costretti a ritirarsi lungo il percorso, prima del traguardo. Un'ecatombe. E non è un fenomeno contingente, limitato agli ultimi anni. Dura da venti e interessa quasi tutte le Facoltà. Emerge da un'inedita ricerca terminata in questi giorni e che viene illustrata stasera in un convegno nella Sala Seat, di via Bertola 34. L'autore è un docente di Scienze, nonché vicerettore, il professor Dino Aquilano, il primo a sottoporre la popolazione universitaria degli ultimi vent'anni a una specie di «Tac». Con risultati che in parte confermano tendenze supposte ma poco verificate, in parte aprono spaccati del tutto nuovi. Il periodo preso in considerazione va dal 1972 all'89 e riguarda tutte le dieci Facoltà dell'ateneo retto da Mario Umberto Dianzani. Vediamone alcuni squarci che comprendono anche i risultati di un'altra recente indagine sull'ateneo promossa da Cgil-Cisl-Uil, Unione Industriale e Camera di commercio. Tasso di successo. E' la dizione usata da Aquilano per calcolare il rapporto tra numero di immatricolati e laureati. A Torino, nell'ultimo ventennio, è del 28,7% contro il 30% nazionale. La città-guida o almeno di minta in alcuni settori, diventa Sepolto dalla frana cenerentola per produttività universitaria o, per usare un'espressione di Aquilano, una «macchina a basso tasso di rendimento». E' Economia e Commercio la facoltà dove si fatica di più a laurearsi: solo 18 su cento matricole. Seguono Scienze politiche (19,4%) e Giurisprudenza (21%). All'opposto, Medicina con il 47,8% è la facoltà che registra il più alto numero di dottori rispetto agli aspiranti in partenza. Per aree. In vent'anni le facoltà scientifiche (corsi di laurea in matematica, chimica, fisica, biologia, farmacia) hanno registrato il 13% in meno di matricole rispetto a quelle umanistiche (Giurisprudenza, Lettere, Magistero, Scienze politiche) ma il 76% in più di laureati. All'inizio degli Anni Settanta, per un dottore «scientifico» ce n'erano tre «umanisti». Oggi il rapporto è di uno a due e la tendenza è destinata ragionevolmente a continuare. Nel prossimo decennio. Se il prevedibile aumento della scolarità universitaria sarà compensato dal decremento demografico in atto, è possibile azzardare il numero annuo, fino al Duemila, di laureati nelle varie discipline. Sul mercato del lavoro, dunque, entreranno ogni anno dai 1300 ai 1600 dottori dell'area giuridico-socioeconomica, 900-1050 dell'area scientifica. Con punte minime di 60-80 ad Agraria, 80-100 a Veterinaria e 750-850 a Scienze, 500-600 a Lettere e ad Economia-Commercio. Il convento-università passerà questo nel prossimo decennio anche se si dovranno aggiungere le nuove figure dei «laureati di primo livello» i cui corsi di 2-3 anni stanno per essere istituiti. Laurea con lode. La grande azienda-università che «dà lavoro» a 58.208 studenti, 1638 docenti e 1332 tecnici-amministrativi, ha sfornato l'anno scorso 3393 laureati: più di un quarto di questi (859) ha ottenuto il massimo dei voti e la lode. I «cervelloni» soprattutto a Chimica (72,%) e a Lettere (51,3%), un po' meno a Medicina (11,3%) ed Economia (12), Scienze politiche (14). La media del pollo. Se un laureato su quattro ottiene anche il «bravissimo» oltre al diploma, dipende dall'impegno personale, dai docenti eccellen- Per proroga benefìci RAPPORTO IMMATRICOLATI LAUREATI [DATI IN %] ti, o dalla manica larga degli stessi? Se le scuole di pensiero in materia sono diverse, è certo invece che l'ateneo offre un professore ogni 28 studenti. Un. rapporto ottimale? Soltanto per la «media del pollo». Se infatti a Medicina c'è un docente ogni 10 studenti e ad Agraria uno ogni 12, ad Economia il rapporto è di uno a 105, a Giurisprudenza uno a 93. In altre parole i prof, ci sono ma mal distribuiti e alcuni sono costretti a superlavoro, altri possono prendersela comoda. Arcipelago inesplorato. L'ateneo non ha brillato finora per ricerche su se stesso e quella di Aquilano proietta un primo fascio di luce su un arcipelago poco esplorato. Conoscerlo significa dare utili indicazioni soprattutto agli studenti che intendono iscriversi all'università e indirizzarsi verso un corso di laurea non scelto casualmente, in rapporto anche alle esigenze del mondo del lavoro. Lo stesso docente e i promotori dell'altra ricerca ne hanno promesso altre: oltre ai numeri forniranno spiegazioni e approfondimenti, analizzeranno gli sbocchi professionali. Per mettere un po' d'ordine in un marasma di numeri e realtà lasciati nel dimenticatoio. Guido J. Paglia SPECCHIO DEI TEMPI [VALORI MEDI NEL PERIOD0 1972-1989] Interverrà con l'autore l'Onorevole Valerio Zanone Torino, 20 luglio 1990 ore 18.00