Resiste ai rapitori, massacrata a martellale di Enzo Laganà

Resiste ai rapitori, massacrata a martellale La famiglia tornava a casa da una passeggiata, forse il commando voleva sequestrare uno dei ragazzi Resiste ai rapitori, massacrata a martellale Nella Locride davanti a marito e figli: è in coma profondo REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Questa volta la macchina perfetta dell'Anonima sequestri si è inceppata. Il colpo è fallito, i banditi sono fuggiti a mani vuote. Ma la loro vittima ha pagato caro il tentativo di resistere, di ribellarsi alla violenza. Il commando della 'ndrangheta voleva rapire un'insegnante di 39 anni, l'ha colpita con un martello: la donna si è accasciata sotto gli occhi del marito e dei figli, ora è in coma profondo all'ospedale di Reggio Calabria. I banditi sono riusciti a fuggire senza lasciare tracce. La vittima è la professoressa Raffaella Scordo, nata a Bianco ma da anni residente ad Ardore Marina, nella Locride, dove insegna nella scuola media e vive con il marito Franco Polito, 49 anni, laureato in agraria e docente presso l'Istituto professionale di Siderno. La coppia abita in una bella villa tra gli uliveti alla periferia del paese, insieme con i figli Maria Antonietta ed Antonio, sedici e dodici anni. Una famiglia affiatata e felice, a detta di parenti e amici; abbastanza agiata anche per alcuni lasciti del padre di Polito, oculista molto noto nella zona e morto qualche anno fa, ma non certo ricca al punto da attirare le attenzioni dei rapitori. La famiglia in queste sere dopo cena usciva abitualmente in auto, una «Citroen BX» bianca, per andare a fare una passeggiata sul lungomare del paese, dove s'incontrava con alcuni amici. L'altro ieri sera, poco dopo la mezzanotte, il rientro a casa, tranquillo come tante altre volte, fino al cancello della villa, varcato senza alcun timore e sospetto dai proprietari. La loro vita abitudinaria ha certo facilitato il compito dei banditi, che hanno agito con sicurezza, magari senza sapere ancora quale familiare dovevano portare via. Forse hanno deciso sul momento qual era la preda più facile. Non era certo un sequestro annunciato. Nessuna minaccia, nessuna precauzione da parte della famiglia, neppure un sistema d'allarme nella villetta. E il piano dell'Anonima, sino ad un certo punto, ha funzionato. La signora Scordo si è avvicinata per aprire il garage e i banditi, che si erano nascosti in una zona d'ombra, sono entrati in azione. «Sul volto avevano calze bianche e quindi erano irriconoscibili», dichiarerà più tardi il marito agli inquirenti. Pare comunque che i sequestratori fossero tre. Hanno tentato di trascinare via la donna, ma Gabriella Scordo ha cercato di resistere. Allora uno dei tre l'ha colpita, forse con un martello o con un arnese da scasso, alla nuca e al collo. Marito e figli si sono precipitati fuori dall'auto mentre i banditi scappavano, scavalcando il muro che circonda la villa. Per coprirsi la fuga (ma forse poco distante c'era un'auto che li attendeva) hanno sparato alcuni colpi di pistola: sono stati trovati bossoli calibro 7,65. Nessuno dei Polito ha pensato di inseguire i banditi: le con¬ dizioni della donna sono apparse subito molto gravi. Un primo accertamento con la Tac rilevava che Raffaella Scordo aveva subito la frattura delle ossa occipitali, con interessamento della massa cerebrale, oltre a un vasto ematoma ed altri traumi alla base del collo. I medici l'hanno ricoverata e sottoposta immediatamente a un disperato intervento chirurgico per rimuovere l'ematoma, poi l'hanno portata in rianima¬ zione. La donna è in coma profondo, sopravvive grazie alla respirazione forzata. L'allarme è scattato dopo il primo ricovero all'ospedale di Locri, ma non ha avuto esito. Nella Locride l'apparato delle forze dell'ordine costituito nell'ultimo periodo del sequestro Casella è stato pressoché smantellato (pare addirittura che nessun esponente dei Nuclei speciali antisequestro della polizia si sia visto in questa circostanza), nonostante le ripetute denunce sull'emergenza sequestri denunciata dalla stampa e anche dagli ex rapiti, tornati in Aspromonte a rivedere i luoghi della loro prigionia. Eppure una zona come quella di Ardore, nelle carte degli inquirenti, appare indicata «ad alto rischio». I precedenti sono allarmanti. Negli anni scorsi molti sono stati i rapimenti: la farmacista Liliana Marando (1984), liberata dopo 180 giorni ed il pagamento di circa 700 milioni; l'imprenditore edile Domenico Varacalli (1987), tenuto prigioniero per 9 mesi; l'avvocato Nicola Campisi (1988), rilasciato dopo oltre 6 mesi; Alberto Minervini senior e junior (1988), il primo rilasciato dopo qualche giorno, il secondo scappato dalla prigione; e poi tanti altri sequestri, tra cui quelli di Vincenzo Mallamo, poi della figlia Sandra e del genero. Ora, dei quattro ostaggi in mano all'Anonima sequestri nella zona, due sono proprio della Locride, Vincenzo Medici e Domenico Paola, sequestrato il primo alla fine dello scorso anno a Bianco e il secondo due mesi fa a Siderno. Gli altri due prigionieri sono Rocco Suraci e Andrea Cortellezzi. Enzo Laganà

Luoghi citati: Ardore, Bianco, Reggio Calabria, Siderno