Per la vedova Moro il processo è da rifare di C. Cer.

Per la vedova Moro il processo è da rifare Annullata la condanna per falsa testimonianza Per la vedova Moro il processo è da rifare TORINO. La prima corte d'appello ha annullato ieri la sentenza del pretore Luisella Gallino che il 23 marzo dell'89 condannò Eleonora Chiavarelli, la vedova di Aldo Moro, a sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena per falsa testimonianza. Per i giudici d'appello (presidente Giuseppe Masante), l'ordinanza di rinvio a giudizio del 9 febbraio dell'89 è nulla perché il pretore aveva dichiarato contumace l'imputata non ritenendo veritiero il certificato di un medico romano secondo cui l'anziana vedova dello statista non aveva potuto presentarsi all'interrogatorio dal pretore perché ammalata di calcolosi renale. Il pretore aveva disposto una visita fiscale, incaricando il professor Gatti, che aveva visitato la paziente e aveva concluso che le sue condizioni di salute non le impedivano di venire a Torino. La dottoressa Gallino aveva dichiarato contumace Eleonora Moro e trasmesso gli atti al pretore di Roma perché valutasse se il medico Balasco aveva detto il falso. Ma il 26 giugno scorso il magistrato romano ha prosciolto in istruttoria il sanitario. Ieri, i difensori dell'anziana vedova dello statista, avvocati Marazzita di Roma e Zancan di Torino, hanno sollevato la questione di nullità della dichiarazione contumaciale, il pg Notarbartolo si è associato e la Corte è stata dello stesso avviso: nulla la dichiarazione contumaciale, nulla l'ordinanza di rinvio a giudizio e nulla anche la sentenza. Ora gli atti tornano al pretore di Torino per celebrare un nuovo processo. Nel frattempo è intervenuta l'amnistia ma Eleonora Moro ha fatto sapere che non intende accettarla. [c. cer.]

Luoghi citati: Roma, Torino