Antidroga, il giorno del perdono

Antidroga, il giorno del perdono Gli agenti fermano i tossicodipendenti, li invitano a buttare le siringhe e li lasciano andare Antidroga, il giorno del perdono Legge in vigore ma la polizia non sa come applicarla ROMA. Borgata di Pietralata, all'estrema periferia Sud della città, ore 18. Un ragazzo in pantalonicini da spiaggia fioriti, gambe nude e ciabatte ai piedi, esce dalla grande farmacia d'angolo con un piccolo involto in mano. «Guarda, s'è comprato la siringa!» sbotta Antonio. La macchina si blocca e Antonio scende di corsa, seguito da Elisabetta e da Donato. I tre agenti della sezione narcotici della Questura di Roma vestono jeans e scarpe da ginnastica. Gli autisti restano al volante. Il giovane in pantaloncini accelera il passo. Ha capito di essere seguito, ma ancora non scappa. In quel momento comincia a piovere. Un'auto targata Venezia e parcheggiata lì davanti, si mette in moto. Gli agenti bloccano il ragazzo con la siringa. E' il primo giorno in cui la nuova legge antidroga entra in vigore. C'è aspettativa da parte della gente su come polizia e carabinieri si comporteranno con i tossicodipendenti, ora che anche questi sono entrati nel l'illegalità. Ci sarà la caccia al drogato? Vedremo nelle nostre strade perquisizioni, insegui menti, fughe? E a chi verrà consegnato il tossico colto in flagrante, mentre ancora il ministro della Sanità non è stato in grado di dirci quali dosi fanno scattare le misure restrittive? «No, niente caccia al drogato - aveva precisato il capo della polizia, Vincenzo Parisi Pre varrà l'umanitarismo, come sempre*. Il dirigente della Criminalpol, prefetto Rossi, aveva ricordato: «Il ministro Gava ci ha invitato alla prevenzione e al recupero». Perplesso, più concretamente, il dirigente della sezione narcotici della Squadra Mobile di Roma, Nicola Calipari: «Noi sul tossicodipendente non abbiamo mai infierito. Era il primo anello di una catena, il più debole, attraverso il quale risalivamo al vero bersaglio: lo spacciatore e il trafficante. Adesso bisognerà lavorare con un'ottica nuova: alcuni di loro dovranno passare dalla parte dei cattivi». La giornata è cominciata senza grandi avvenimenti sul fronte della lotta contro i piccoli trafficanti. Una quiete particolare, e sospetta, ha sostituito l'abituale formicolare di gente, i rapidi approcci, i cenni, che sono continui intorno alla stazione Termini. Anche se, aveva avvertito il dottor Calipari, «ormai non esistono più zone calde. Droga si vende e si compra ovunque, nella città. A qualsiasi ora. Seguendo alcune regole: di notte, ad esempio, quando le strade sono più vuote e quindi mimetizzarsi è più difficile, lo scambio bustine-soldi avviene prevalentemente al chiuso». Il ragazzo di Pietralata colto con la siringa in mano trema tutto. «E' vero, sono un tossico. Ma roba addosso non ne ho» dice. Anche il suo amico, quello della macchina targata Venezia, viene bloccato: è un po' grasso, si chiama Flavio, è poco più che trentenne, come Fabio. Elisabetta si fa dare i loro docu menti e contatta la centrale per controllarne la validità e sapere se i due hanno precedenti penali II ragazzo col motorino passa un'altra volta, getta sul gruppo un rapido sguardo e scompare del tutto. E' lui che doveva vendergli la roba? Dove acquistano l'eroina? Conoscono quel tizio che smerciava in casa ed è stato arrestato una decina di giorni fa? Quando si sono fatti l'ultima volta? Antonio ascolta paziente le smentite dei due, le contraddizioni, le bugie, e non alza la voce Li fa parlare e poi torna a fargli domande. Intanto gli infila le mani nelle tasche e sfoglia le carte che trova nel portafoglio. Prima, in macchina, aveva detto: «Per quindici anni ci hanno insegnato che i tossici sono dei malati. Adesso, all'improvviso sono diventati dei criminali. Sarebbe facile criminalizzarli tutti. Ma il problema è di coscienza». Fabio droga non ne ha addosso. I buchi sulle braccia sono tanti, e recenti. E' appena andato a firmare in commissariato: è in libertà vigilata, ha precedenti per spaccio, furti, 15 mesi in carcere. Adesso finalmente racconta: «Mi faccio da dieci anni. Ho tentato di smettere, ma ci ricasco sempre. Sono stato due anni in terapia, mi hanno anche operato per sistemarmi le braccia. Sono falegname, con mio padre. Guadagno settantamila lire al giorno e ne spendo quaranta per il buco. Siamo sette fratelli, due maschi e tutte le altre femmine. Solo io mi faccio. Quando ho cominciato ero autista alla Camera dei Deputati, autista del segretario generale. Un posto buonissimo. Peccato». Sul suo «fornitore» ha la bocca cucita. Anche sui rapporti col suo amico, Flavio, pure lui tossico, con precedenti, tergiversa e mente. La nuova legge la conosce? Non ha paura che gli tolgano la patente, che lo costringano a curarsi, che debba tornare in carcere? Adesso s'è tranquillizzato. Ha capito che non sta per succedergli niente. Sorride persino. Dice: «Me lo stavano dicendo, proprio adesso. Io i giornali non li leggo». Gli vengono restituiti i documenti e la siringa. Va a buttarla in un cassonetto di fronte, come per fare contenti gli agenti che gli hanno fatto la paternale e basta. Pietralata è piena di nastri tricolori che passano da un caseggiato all'altro, di bandiere, di motorini. Alcune macchine di grossa cilindrata sono parcheggiate. Le donne tornano dal supermarket con le borse cariche. Un uomo anziano impugna una racchetta da tennis. Dai bar i ragazzi ci guardano con facce smaliziate. Dai muri ci vengono incontro scritte che si ripetono sempre: su come è grande la Roma e come sono da uccidere i fascisti. A un angolo di strada una lapide della sezione comunista tiburtina, cellula di Pietralata, ricorda «i caduti sotto l'oppressione fascista» Proprio dietro questo angolo, ecoo un moderno condominio, già tutto degradato, con i cortili interni invasi da bambini e macchine. Qui, secondo una segnalazione anonima, abita uno spacciatore. In genere sono le donne, le madri, che segnalano i nomi di questi mercanti di morte. Ci vogliono appostamenti, tempo, una gran pazienza, per mettere le mani addosso agli spacciatori. «Si sono fatti furbi - raccontano gli agenti. Chi lavora in casa tiene la roba nell'appartamento di un incensurato. Chi lavora per strada non consegna mai la roba direttamente quando prende i soldi: ci sono almeno un paio di passaggi e di persone intermedie. Prenderli in flagrante diventa sempre più difficile». Facilissimo, invece, imbattersi nei tossico. A Casal Bruciato, un'altra borgata, ci fermiamo davanti al primo crocchio di giovani. Sono sei. Dicono che non si drogano, che sono incensurati. Non è vero. Uno ha la siringa sporca di sangue in un taschino. Uno il laccio emostatico in tasca. Solo due dicono di essere disoccupati. Tutti hanno i segni rossi dei buchi sulle braccia. Gli vengono restitute le patenti. «Tenetevela stretta» gli grida Antonio. Uno risponde, come per ringraziare: «L'avessero fatta prima questa legge». Liliana Madeo Nel primo giorno di applicazione della nuova legge pochi i tossicodipendenti arrestati CRONACA DI UN ESORDIO DIFFICILE TORINO w Primo processo, condanna dimezzata Il primo processo con l'applicazione della nuova legge sulla droga ieri a Torino si è concluso con una condanna a un anno di reclusione: esattamente la metà della pena che sarebbe stata inflitta all'imputato in base alla vecchia normativa del '75. Mariano Messina, 31 anni, palermitano, ma residente a Caselle, già condannato per detenzione di droga, era stato arrestato il 21 giugno scorso perché trovato in possesso di una ventina di dosi di eroina. Doveva essere giudicato per direttissima ma il processo è stato rinviato a ieri. Messina, che è detenuto, ha chiesto il giudizio abbreviato, il difensore, avvocato Alberto Mittone, ha sostenuto che nel caso potesse applicarsi l'ipotesi meno grave della detenzione di droghe pesanti, prevista dall'art. 71, tesi accolta dai giudici della seconda sezione che hanno inflitto la pena prevista, un anno di reclusione. In base alla vecchia nonnativa, Messina era imputato dell'art. 72, detenzione di modica quantità, e avrebbe dovuto essere condannato a due anni di reclusione. Con la nuova legge per l'ipotesi di lieve entità, corrispondente al vecchio art. 72, le pene sono inferiori: da uno a 6 anni per le droghe pesanti e da 6 mesi a 4 anni di carcere per le leggere. FIRENZE hhhb Record negativo di arresti Debutto in sordina per la nuova legge antidroga. Pochi gli arresti e le denunce, scarse le condanne nei confronti di spacciatori, nessun rapporto all'autorità prefettizia su consumatori abituali e non. A ritmo serrato, invece, le riunioni nelle questure e nelle prefetture, in molti casi anche con i rappresentanti delle Usi, per essere pronti quando saranno diffuse le tabelle sulle «dosi medie giornaliere». Il maggior numero di arresti di cui si è avuta notizia sono stati fatti a Firenze: un tunisino ed un italiano che erano in possesso di oltre 100 grammi di eroina sono finiti in carcere, un'altra persona trovata in possesso di una bustina di eroina è stata denunciata a piede libero. Sarà il magistrato, una vclta che avrà le tabelle di riferimento, a decidere se procedere nei suoi confronti o trasmettere la pratica alla prefettura per le sanzioni amministrative. «La nuova legge non dovrebbe portare grandi cambiamenti» ha affermato il sostituto procuratore Silvia Della Monica. RAGUSA iini—mi Catturato da finanzieri acrobati Un giovane di 21 anni è stato arrestato a Vittoria, in provincia di Ragusa, per detenzione di sostanze stupefacenti. Ma quello che fa notizia, in questo caso, sono le modalità con cui è avvenuto l'arresto. Per bloccare Salvatore Conti Mammanica, infatti, i militari della guardia di finanza si sono catapultati su di lui da un albero sul quale erano appostati. Il giovane si era impossessato in quel momento di dodici dosi di eroina che aveva prelevato da un nascondiglio. Conti Mammanica è parente di un altro giovane, Raffaele Incardona, arrestato nei giorni scorsi per spaccio di droga. CAGLIARI hbsi In carcere padre e figlio spacciatori CAGLIARI. Padre e figlio sono finiti in carcere, a Buoncammino, sotto l'accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di Vittorio Marrocu, 56 anni, cagliaritano e del figlio, Pier Paolo di 20, pure di Cagliari. Nell'appartamento dei Marrocu a Quartu Sant'Elena gli agenti della polizia hanno trovato e sequestrato droga, bilancine di precisione, armi da taglio e gioielli che gli inquirenti ritengono frutto dello spaccio. La quantità e il tipo di droga sequestrata non è stata resa nota. Gli agenti del commissariato di Quartu Sant'Elena sono giunti alla famiglia di spacciatori a conclusione di una lunga indagine nell'ambiente dei tossicodipendenti. MILANO kskzb Le comunità contro le nuove norme Tra gli operatori delle comunità milanesi prevalgono quelli che considerano la nuova legge inutile se non dannosa. Così gli aderenti al Cnca (coordinamento nazionale comunità d'accoglienza) che raggruppa 500 fra comunità, centri e cooperative in tutta Italia con oltre 4 mila assistiti. «La legge è contraddittoria - sostiene Massimo Campedelli, responsabile del coordinamento - e rischia di allontanare i tossicodipendenti dai servizi per farli tornare nel sommerso. I casi sono due: o la legge non verrà applicata o se lo sarà, potrà occuparsi solo di una piccola parte dei tossicodipendenti, i più deboli, quelli già noti che hanno alle spalle storie di carcere, emarginazione, violenza. Non esistono oggi le condizioni per assistere i 300 mila tossicodipendenti riconosciuti in Italia».