Vittoria totale per il signore del Cremlino di Enrico Singer

Vittoria totale per il signore del Cremlino Gorbaciov l'aveva presentato come «il mio uomo, capace di unire il popolo e sviluppare il dialogo» Vittoria totale per il signore del Cremlino L'ucraino Ivasbko conquista la vicesegreteria delpcus MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il vecchio leone Egor Ligaciov è tornato all'attacco e la battaglia che non si era accesa martedì sull'elezione, scontata, di Michail Gorbaciov al vertice del pcus, è esplosa ieri, violenta, per la carica di vice segretario. Il leader dei conservatori si è opposto al candidato sostenuto dal capo del Cremlino - il moderato Vladimir Ivashko - e la lotta è stata accanita, combattuta tra proclami politici, eccezioni procedurali e votazioni che hanno spaccato il Congresso. Ma il risultato dell'ultimo voto ha dato ragione, ancora una volta, a Gorbaciov: Vladimir Ivashko ha conquistato la poltrona di numero due e la paura di una «coabitazione impossibile» si è dissolta. Ivashko l'ucraino, il centrista che il capo del Cremlino aveva proposto come uomo del compromesso, ha battuto Ligaciov. Adesso la vittoria del leader della perestrojka è davvero completa. Anche l'irriducibile avversario, alla fine, è stato domato. Anzi, umiliato. Ma la sconfitta di Ligaciov non diminuisce l'asprezza della sfida che l'ala più dura dei conservatori ha lanciato in extremis. Tutto è cominciato ieri verso mezzogiorno, quando Michail Gorbaciov ha presentato la candidatura di Vladimir Ivashko: «Un uomo capace di unire il popolo e di sviluppare il dialogo nel partito». «Ivashko è la mia scelta», ha detto Gorbaciov ai delegati e i giochi sembravano ormai fatti. Ma un delegato di Mosca, con voce ferma e forte, ha proposto Egor Kuzmich Ligaciov. Nel Palazzo dei Congressi è esploso un applauso, il vecchio leone è andato alla tribuna per accettare il duello. Con la sicurezza di chi si aspettava la proposta di candidatura ha difeso con estremo vigore la sua pretesa al «piccolo trono» di numero due del pcus. Lo ha fatto con uno dei suoi discorsi più netti e ultimativi. «Il problema è chiaro: o l'Urss cessa di esistere come un Paese socialista e multi-nazionale, oppure mantiene il suo posto tra le potenze che sono all'avanguardia della civiltà umana». Altro che rinnovamento: l'Urss è «all'avanguardia» con le sue strutture di oggi e cambiarle significherebbe distruggere «tutto quello che abbiamo costruito». Alla domanda di un delegato che gli rimproverava la sua opposizione alla riforma dell'economia, Egor Ligaciov ha risposto: «Perchè dopo settantanni dovremmo passare alla proprietà privata? Forse è così che salveremo il socialismo?». E sul partito: «Il pcus deve rimanere marxista-leninista. Io sono per il rinnovamento, ma rinnovamento non vuol dire improvvisazione». E a chi obiettava il «limite oggettivo» dei suoi settantanni, Ligaciov ha replicato: «L'età è il mio unico difetto, ma vi dico che non sono stanco e che, quando lo sarò, mi ritirerò da solo». Una dichiarazione di guerra in piena regola interrotta soltanto dalla sospensione dei lavori per la sosta del pranzo. Ed è durante questa pausa che è cominciata a svilupparsi la controffensiva dei gorbacioviani. L'ipotesi di un'elezione di Ligaciov al posto di vice segretario, naturalmente, era una bomba innescata capace di far saltare tutti i piani di compromesso. Che cosa avrebbero fatto i radicali di fronte ad un «numero due» così apertamente nemico del cambiamento? Le voci di scissione immediata di «Piattaforma democratica» si rincorrevano già nella sala del Palazzo dei Congressi. E tra i delegati rimbalzava anche un commento minaccioso di Boris Eltsin: «Prenderò una decisione nelle prossime ore». Ma la preoccupazione dei gorbacioviani non era dettata soltanto dall'atteggiamento dei radicali. Il problema più grosso e immediato era quello della «coabitazione impossibile» tra lo stratega della perestrojka e il capofila dei falchi del pcus. Il clima era incandescente e, quando è cominciata la seduta pomeridiana, la tensione è esplosa in una nuova battaglia. Procedurale, questa volta. Gorbaciov ha preso la parola, ha detto che «molti delegati» gli avevano fatto notare ima «irregolarità», che la candidatura di Ligaciov doveva essere approvata con un voto preventivo perché, nel dibattito, era stata contestata. «Una candidatura contestata va accolta o respinta: nell'articolo 20 del regolamento è scritto in modo chiaro» ha detto Gorbaciov agitando il libretto del Comitato centrale che fissa le norme interne del pcus. Così, Ligaciov è stato sottoposto ad un primo esame ed è stato bocciato: 2293 delegati hanno votato contro la sua candidatura e 1916 a favore. La soddisfazione di Gorbaciov è durata appena qualche attimo. I sostenitori di Ligaciov hanno protestato e hanno proposto un altro voto. Obiettivo: sospendere l'articolo 20 del regolamento. Come in un happening mozzafiato, Ligaciov ha superato il secondo esame. Il risultato si è rovesciato: 2349 delegati hanno votato per sospendere l'articolo del regolamento e 1846 per tenerlo in vigore. Così Ligaciov è stato rimesso in corsa per il voto finale, quello che lo ha opposto a Vladimir Ivashko e a un outsider, il professore Anatoli Dudarev, 45 anni, rettore di un istituto tecnico di Leningrado. Lo scontro finale si è concluso con la nuova vittoria di Gorbaciov. Il numero due del partito, l'uomo che dovrà occuparsi della gestione del pcus, è Vladimir Ivashko, 58 anni, ex segretario del pc in Ucraina, membro del Politbjuro uscente, fino a ieri presidente del Parlamento ucraino, ora dimissionario. Un moderato cresciuto all'ombra del brezneviano Vladimir Scherbitski e approdato adesso alla perestrojka. Enrico Singer **. -te. V Gli operai che lavorano alla costruzione del metrò di Leningrado durante lo sciopero di ieri, proclamato senza preavviso in segno di solidarietà con i minatori

Luoghi citati: Leningrado, Mosca, Ucraina, Urss