I topi sfrattano i giudici dalla Procura antimafia di Giovanni Bianconi
I topi sfrattano i giudici dalla Procura antimafia Bloccato da tre giorni per «inagibilità igienica» il tribunale di Palmi che dovrebbe indagare sulle stragi della 'ndrangheta I topi sfrattano i giudici dalla Procura antimafia // nuovo palazzo è pronto, magia inadeguato alle esigenze della giustizia ROMA. A dare una mano alla 'ndrangheta sono arrivati prima scarafaggi e topi, poi la burocrazia. Fatto sta che da tre giorni la Procura della Repubblica di Palmi - provincia di Reggio Calabria, 19 morti ammazzati dall'inizio di giugno - è chiusa per «inagibilità igienica». E il nuovo palazzo di giustizia, nonostante il «via libera» ottenuto dal ministero, viene ora negato dal Comune. Nel frattempo, con i fascicoli liberati dagli «escrementi di roditore» imballati per effettuare l'agognato trasloco, i giudici di Palmi devono occuparsi di una nuova carneficina, quattro persone uccise l'altro ieri a pallettoni in una masseria di Laurana di Borrello per la guerra tra le cosche della zona. La chiusura della Procura, ordinata dallo stesso procuratore Agostino Cordova, garantisce comunque lo svolgimento degli affari urgenti. Quello dell'avamposto della lotta alla mafia chiuso per condizioni igienico-sanitarie intollerabili è solo l'ultimo capitolo di una storia di negata giustizia che a Palmi si trascina da anni. Prima mancavano i giudici; quando sono arrivati (dopo i ripetuti appelli del procuratore giunti fino al Quirinale) s'è scoperto che non c'erano i locali dove metterli. Hanno lavorato come hanno potuto finché l'ufficio d'igiene ha detto che non era più possibile. Ora tutto è fermo in attesa del trasferimento nel nuovo palazzo di giustizia, ma quei locali sono già inadeguati, prima ancora di essere ultimati: il progetto iniziale, infatti, risale a qualche lustro fa, la costruzione è iniziata da oltre dieci anni, quando c'erano esigenze diverse e minori rispetto a quelle attuali. «Per lo meno lì non troveremo carcasse di animali e muri bagnati per l'umidità», si con¬ solano giudici e cancellieri. E' stato l'aumento dell'organico dei magistrati - resosi indispensabile dopo che il carico per ciascun giudice era arrivato a 1000 processi, 100 udienze, 38 omicidi di cui occuparsi e 114 interrogatori - a determinare l'inagibilità degli uffici. Dal marzo scorso i sostituti procuratori sono passati da tre ad otto; poi sono arrivati una manciata di dattilografi, e la squadra di polizia giudiziaria è aumentata di otto unità. Tutto questo avrebbe migliorato e reso più spedito il corso della giustizia, se non fosse che ciascun giudice s'è ritrovato a lavorare in meno di tre metri quadrati, e i sedici agenti della polizia costretti in una stanza di tre metri per quattro. In un ciascun ufficio lavoravano due giudici coi rispettivi segretari, e quando c'era da fare un interrogatorio uno dei due doveva uscire e aspettare in corridoio. A fine giugno il personale ha chiesto l'intervento dell'ufficio d'igiene. A fare l'ispezione è venuto il direttore sanitario della Usi 26 di Gioia Tauro, un medico che alla procura di Palmi è di casa visto che è lui ad eseguire le autopsie sui morti ammazzati. Dalla visita agli uffici sono saltati fuori escrementi di topo e tarme sui fascicoli ammassati negli armadi e nei corridoi, scarafaggi e ragni nei cassetti, carcasse di piccioni nei cassonetti delle finestre, mura che trasudavano umidità. A servire un centinaio di persone, due bagni mai ristrutturati in sessantanni. Il sostituto propuratorei Bellini è a letto con un'epatite che potrebbe aver contratto sul posto di lavoro. Era il 29 giugno, e l'ordine del direttore sanitario fu di chiudere i locali entro sette giorni. Sabato scorso il procuratore Cordova l'ha dovuto eseguire, per non incorrere nelle sanzioni di legge. Nel frattempo il ministero della Giustizia aveva autorizzato il trasferimento nel nuovo palazzo, ma il Comune si è opposto: va bene l'agibilità provvisoria accordata da un giorno all'altro, ma come ente appaltante non poteva consegnare un'opera che la ditta appaltatrice non aveva ancora consegnato. Ci vorrà ancora qualche giorno. Nell'attesa, al personale della Procura non resta che raccogliere le carte. Tra quelle del procuratore c'è anche una delle ultime relazioni inviate al Csm e a Cossiga. «Come l'esperienza spesso inutilmente insegna scriveva Cordova - la mafia non si cura di chi la combatte senza armi o con armi inefficienti o inidonee... L'attuale stato delle cose è quindi ideale per l'indisturbato prosperare della mafia...». Giovanni Bianconi
Persone citate: Agostino Cordova, Cordova, Cossiga, Laurana
Luoghi citati: Borrello, Gioia Tauro, Palmi, Reggio Calabria, Roma
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