L'invito agli zii, trappola mortale di Franco Marchiaro
L'invito agli zii, trappola mortale Casale, il ragazzo aveva detto all'anziana coppia: portate i soldi, meglio non lasciarli in casa L'invito agli zii, trappola mortale Il giovane li ha uccisi in riva al Po e li ha sepolti Arrestati per complicità la fidanzata e un tunisino CASALE MONFERRATO DAL NOSTRO INVIATO Ventitré anni, niente lavoro, pochi soldi, gli spinelli da comprare, la ragazza da mantenere. I problemi di tanti ragazzi della sua età. Roberto Cane pensa di risolverli così. In un paese vicino a casa, a Varengo, abitano i suoi vecchi zii. Lui, Augusto Cassini, ha 82 anni e si regge appena in piedi, la moglie, Rita Segala, ne ha 61. Non possono difendersi. Non sono ricchi, hanno lavorato la terra per tutta la vita senza mettere molto da parte. Però hanno appena ritirato la pensione, tre milióni in due. Quanto basta per gli spinelli, la ragazza, la macchina. E se parlano? E se lo denunciano? Non lo faranno, Roberto ha pensato anche a questo. Domenica pomeriggio, nel cofano della sua 127 infila un bastone. Probabilmente ha già deciso di ucciderli. Carica la sua ragazza, Antonella Milletarì, 17 anni, torinese, che da qualche settimana vive con lui in una cascina, subito fuori Casale Monferrato. E va a trovare gli zii. Sono contenti, i due anziani, quando vedono arrivare il nipote con la fidanzata. «Sono venuti a trovarci». Roberto saluta, sorride, è gentile. «Questa è Antonella, questi sono i miei zii». Poi propone: «Perché non venite a vedere come ci siamo sistemati nella nostra cascina?» Gli zii sono perplessi, lui quasi non riesce a camminare. Roberto insiste: «Portatevi dietro i soldi. Sapete, i ladri girano, meglio non lasciarli in casa». Ma Roberto non porta gli zii in cascina. La 127 imbocca una strada secondaria, si ferma in riva al Po. «Fuori i soldi», dice Roberto. Gli zii non capiscono, si spaventano, forse pensano a uno scherzo. No, è tutto vero. Il ragazzo vuole i milioni della pensione. «Li avete dietro, no? E allora tirateli fuori». Minaccia gli zii con il bastone. Poi li colpisce, con furia, come impazzito, sotto gli occhi della fidanzata. I due anziani si acca- sciano, Roberto fa rotolare i corpi in riva al Po e li seppellisce in fretta, tra le foglie, il fango del fiume, il terriccio. Forse, quando Roberto e Antonella se ne vanno, gli zii sono ancora vivi. Sarà l'autopsia a dirlo. I due ragazzi tornano a casa. Poi, la sera, Roberto torna nella casa degli zii con un amico tunisino che vive a Torino. Fruga dappertutto, cerca altri soldi. Ma non li trova, e se ne va con qualche lenzuolo e dopo aver svuotato il frigo. L'assenza dei due anziani viene notata già domenica sera da una sorella di lui, Teresina Camaschella, di 84 anni. La donna doveva fare un'iniezione alla cognata, ma in casa non c'è nessuno. «Strano, dove possono essere andati?». Ma la signora Teresina non si preoccupa. Il mattino dopo una vicina, Rosa Muzio, di fronte alla porta sbarrata pensa di dare l'allarme, va dai carabinieri: «Non vorrei che ai signori Cassini fosse successo qualcosa di brutto». I militari forzano la porta e trovano mobili rovesciati, cassetti gettati a terra, lenzuola tagliate, materassi squarciati. Dei due anziani, nessuna traccia. Ma non è un giallo difficile da risolvere. In paese molti hanno notato quella 127 che aveva caricato marito e moglie. La stessa auto era tornata la sera, a bordo c'erano soltanto i ragazzi. I carabinieri vanno nella cascina di Roberto Cane. Con lui ci sono Antonella, la madre della ragazza, un'amica e due tunisini. In casa ci sono cibi e vestiti rubati nella casa degli zii. I soldi della pensione non si trovano. I sei vengono portati in caserma, a Casale. Le indagini sono già quasi finite. Resta la parte più difficile: la confessione. Cede per prima Antonella, durante la notte: «E' vero, quei due vecchietti sono morti, li ha uccisi Roberto». La ragazza piange: «Io ho visto tutto, anche se non l'ho aiutato. Eravamo sulla sponda del Po, vicino a Terranova. Roberto ha chiesto i soldi. Ha insistita. E poi ha incominciato a colpire i suoi zii, sempre più forte, con un bastone». Anche il ragazzo confessa: «Scavate in quel fosso, troverete i corpi». Così è stato. Roberto Cane era disoccupato. Prima faceva l'operaio. Dicono i carabinieri: «Non ha precedenti penali, non era segnalato come tossico. Ogni tanto prendeva droghe leggere». Con lui in carcere è finito il suo amico di Tunisi, Ben Ali Medhli Hassan, 27 anni, e la fidanzata, che aveva vissuto per qualche mese a Casale, in un istituto. Franco Marchiaro Il fosso dove Roberto Cane (nel riquadro), ha seppellito gli zii
Luoghi citati: Casale, Casale Monferrato, Torino, Tunisi
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