La polizia spara nel Kenya in rivolta Diciotto morti

La polizia spara nel Kenya in rivolta Diciotto morti A Mogadiscio ucciso un marine La polizia spara nel Kenya in rivolta Diciotto morti NAIROBI. Si aggrava la situazione in Kenya. Scontri e incidenti si sono verificati anche ieri in diverse aree rurali e nei quartieri più poveri di Nairobi. Nei violenti disordini scoppiati in seguito all'intervento della polizia contro una manifestazione per il pluralismo politico hanno perso la vita 18 persone. Altre 61 sono rimaste ferite. Il presidente Arap Moi, che ha più volte respinto qualsiasi proposta tesa a introdurre il multipartitismo, ha attribuito la responsabilità dei tragici avvenimenti degli ultimi giorni a «teppisti e drogati». Parlando ai soldati appena rientrati dalla Namibia, dove avevano fatto parte dei corpi di pace dell'Orni, Moi ha detto che gli istigatori delle violenze saranno puniti in modo esemplare. Ieri i disordini hanno interessato le città di Kiamy, Nyeri, Githunguri, tutte a nord di Nairobi. La polizia ha aperto il fuoco contro la folla. Scontri si sono verificati anche a Kangemi e Kawangware, due quartieri poveri della capitale. Secondo un diplomatico occidentale, la protesta popolare sta assumendo con il passare dei giorni dei connotati sempre meno politici e la gente sta approfittando dell'opportunità per saccheggiare i negozi e lasciarsi andare ad atti di vandalismo Anche in Somalia la tensione non si allenta. Un caporale dei «marines» americani è stato ucciso a Mogadiscio, in pieno centro, da una banda armata. Secondo l'agenzia ufficiale somala «Sonna», il caporale Bernard McLeish è stato ucciso perché aveva cercato di opporsi ai banditi che volevano rapinarlo di una collana d'oro. Uno degli aggressori ha estratto un'arma e sparato a bruciapelo ferendo mortalmente all'addome il soldato americano. Sale così a quattro, dal marzo scorso, il numero delle vittime straniere delle bande di Mogadiscio che, secondo diverse fonti diplomatiche, sono direttamente legate alla guardia presidenziale di Siad Barre, i cosiddetti berretti rossi. Sarebbero 109 le persone massacrate allo stadio di Mogadiscio dalla guardia di Barre, secondo fonti diplomatiche. In un'atmosfera segnata dalla grave crisi nel Corno d'Africa sono proseguiti intanto ad Addis Abeba i lavori del 26° vertice dei capi di Stato e di governo dell'Oua. Nell'emiciclo dell' Africa Hall, di fronte alla metà dei leader intervenuti alla seduta inaugurale, hanno parlato l'ex presidente americano Jimmy Carter, il tanzaniano Nyerere e il segretario generale dell'Organizzazione Salim Ahmed Salim. Carter, mediatore dell'Orni per il conflitto tra etiopici e ribelli eritrei, constatato il fallimento dei negoziati, ha auspicato un rapido ritorno degli indipendentisti al tavolo delle trattative, indicato come unica via per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Salim Ahmed Salim è stato l'unico a fare cenno alle gravi crisi che stanno sconvolgendo numerosi Paesi del continente. Sulla situazione in Somalia ha detto di «essere molto preoccupato per quanto sta accadendo, sia per i costi umani sia per quelli materiali»: «Esprimo la speranza che la saggezza e il buon senso politico prevarranno e che presto sia restaurata l'armonia e l'unità nazionale». Riguardo al Kenya, dove le manifestazioni per il multipartitismo hanno causato una decina di vittime, secondo Salim «la situazione sta tornando alla normalità». . (Ansa]

Persone citate: Arap Moi, Barre, Bernard Mcleish, Jimmy Carter, Kenya, Nyerere, Salim Ahmed Salim, Siad Barre