Il Grande Oriente alla riconquista dell'Est di Enrico Benedetto

Il Grande Oriente alla riconquista dell'Est Nell'Europa postcomunista rinascono le logge: a Praga, a Budapest, a Belgrado. E presto in Urss Il Grande Oriente alla riconquista dell'Est La massoneria francese riabbraccia i fratelli dimenticati PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non è un piano Marshall in versione massonica, ma gli somiglia. Impugnando squadra, compasso, formulari di rito, le logge francesi sbarcano infatti nell'Europa Orientale postcomunista, un tempo fertile terra di reclutamento. In Ungheria e in Cecoslovacchia hanno già fondato le prime missioni, la Jugoslavia è a ruota. Poi dovrebbero arrivare Polonia e Romania. L'ultima a capitolare, rimuovendo l'interdizione, sarà probabilmente l'Unione Sovietica, magari partendo dall'Armenia ove la tradizione dei liberi muratori è cospicua. Ma anche Mosca potrebbe cedere: un giornalista russo ha intervistato a Praga Jean Robert Ragache, l'esponente più autorevole nel Grand Orient de France. Dopo 73 anni di feroci campagne anti-massoniche, insomma, anche il Cremlino forse abbasserà la guardia. Nella corsa alla riconquista dell'Est le logge francesi sono in prima linea. Per capirne i motivi, basta visitare un tempio come quello Lafayette, in rue Cadet. Il berretto frigio in cartapesta fa da lampada, tricolori ovunque, spade, una scrivania vagamente stile Direttorio come pulpito. La religione, qui, non può avere altro nome se non «Egalité, Liberté, Fraternità». Parole forse sbiadite, dopo tanta retorica celebrativa, in Occidente. Ma per l'Est che ha conosciuto nel dopoguerra gli opposti come disuguaglianza, censura, sopraffazione, il 1789 con il suo credo rivoluzionario suona quasi da richiamo della foresta. Ne parliamo con André Combe, «ministro degli Esteri» per il Grand Orient. Un illustre passato e feroci persecuzioni sotto Vichy, oggi questo movimento d'ispirazione liberal, non teista, sospettoso verso il puro ritualismo, conta oltre 30 mila membri. La sede, palazzo in vetro-acciaio nel cuore di Parigi, si apre al visitatore come una basilica laica: templi, museo, uffici, persino la mensa. Perché iniziare da Praga? Un fatto casuale. Mesi fa, il quotidiano cecoslovacco Maleda Fronta presentò ai lettori la nostra massoneria. Fummo invasi da centinaia di lettere. C'erano vecchi «fratelli» ma anche universitari di vent'anni che volevano informazioni su un argomento da sempre tabù. Abbiamo saggiato il governo per vedere se rimanevano i divieti. Risposta: la Cecoslovacchia può riaprire le sue logge. Così ho accompagnato il Gran Maestro a Praga, per inaugurare il Grande Oriente di Cecoslovacchia. C'erano diverse autorità ad attenderci, sindaco in testa, un fatto che può stupire. Ma voglio ricordare che Masarik e Benes - i politici più amati prima della repressione staliniana - erano massoni. Dopo questa loggia ne stiamo aprendo altre a Brno, Bratislava, Pilsen, Ostrava: le domande sono talmente numerose.. Saranno «colonie» france- si? No. Abbiamo fornito aiuti economici per l'esordio, l'arredamento massonico e anche il rituale, traducendo a tempi record il nostro in ceko. Ma ora sono autonomi. L'assistenza di Parigi si esaurirà presto. In Ungheria e in Jugoslavia si muove invece la Grande Loge de France, sempre liberale nell'orientamento. I risultati paiono buoni, specie in Slovenia. Vede questa lettera? Arriva dalla Romania, l'unico Paese comunista a forte tradizione massonica, rea!: inclusi, ove il regime abbia perseguitato direttamente i fratelli. Chiede lumi e aiuti per riaprire i templi. Anche la Polonia vorrebbe decollare, ma non sarà facile con il cardinale Glemp. Avremo, come in passato, una massoneria di frontiera, e l'attendono dure battaglie confessionali. Nel Baltico preferiamo non intervenire: il nazionalismo panslavo ha lanciato una campagna antimassonica già prima del no- stro arrivo. I comunisti vietavano l'accesso alla massoneria. In Cecoslovacchia accettereste candidature di ex membri delpc? Credo che sarebbe impopolare farlo, oltre che sbagliato. Ma esiste anche un altro pericolo da cui guardarsi. Bisogna non aver fretta, vincere l'impazienza soppesando lungamente ogni domanda d'affiliazione. Non vorrei mai ritrovarmi nella loggia un Gelli dell'Est. Malgrado l'apertura ad Est abbia, in qualche modo, una valenza politica, i responsabili del Grande Oriente negano «ogni interesse di parte». E quale unica deroga, André Combe cita un recente appello a battersi contro il Fronte Nazionale di Le Pen. «Dopo Carpentras abbiamo voluto dare tutto il nostro appoggio alla lotta antifanatismo. Avversare Le Pen, in questa chiave, significa combattere non un leader ma le sue dottrine». Enrico Benedetto

Persone citate: André Combe, Benes, Gelli, Glemp, Jean Robert Ragache, Le Pen, Mesi