«Ragazzi di Danzica, basta litigi»

«Ragazzi di Danzica, basta litigi» Intervista con Geremek, braccio destro di Mazowiecki ed ex «mente» di Walesa «Ragazzi di Danzica, basta litigi» «Ricuciamo le due anime di Solidarnosc» «Decisiva la mediazione della Chiesa» VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO «Solidarnosc dà l'impressione di essere diventata un treno impegnato in una folle corsa contro il tempo, con il rischio di deragliare perché nella cabina di comando siedono troppi manovratori. Una bella metafora, pittoresca se vogliamo ma con il vizio di non corrispondere alla verità. Oggi il vero problema risiede nella disperata ricerca da parte di Solidarnosc di spazi di manovra nella società post-comunista polacca. Ha due anime che la coabitano fin dalle origini, di sindacato classico intrecciato a un variegato movimento di opinioni politiche. Il guaio è che entrambi sono deboli. Alla fragilità del movimento si contrappone la gracilità del sindacato, aveva dieci milioni di iscritti ora ne raccoglie appena due milioni, nelle elezioni comunali di maggio ha ottenuto soltanto il 40% dei suffragi. Peggio ancora, manca in Polonia un adeguato supporto politico in quanto la popolazione tarda ad accettare l'esistenza dei partiti. L'unica ricetta per superare la crisi è l'unione». Chi parla è Bronislaw Geremek, la testa pensante del governo Mazowiecki, capostipite di quella cerchia di intellettuali che per dieci anni avevano assistito, consigliato, stimolato Lech Walesa nella lotta contro il regime comunista, una strada comune che negli ultimi mesi ha imboccato percorsi diversi, contrastanti, avvelenati da polemiche fratricide. Germanista noto in tutto il mondo per i suoi lucidi scritti, leader del gruppo parlamentare di Solidarnosc alla Camera dei deputati, premier in pectore se Tadeusz Mazowiecki si candiderà alla presidenza della Repubblica per succedere al generale Jaruzelski, Geremek esamina in questa intervista a «La Stampa» il dissidio che minaccia di dilaniare Solidarnosc. «Il principale problema da affrontare nella situazione attuale riguarda il processo della democratizzazione in Polonia. Bisogna superare in primo luogo l'ostacolo tipico delle società post-comuniste restie ad accettare il fenomeno del pluralismo. Due opzioni ci confrontano: la spinta che reclama la disintegrazione di Solidarnosc in più fazioni politiche e sul versante opposto la constatazione che gli interessi nazionali sarebbero meglio salvaguardati da un governo in grado di contare sull'appoggio solidale delle forze sociali del Paese». A suo avviso quali delle due vie finirà per prevalere? Dipende da Lech Walesa, incontestabilmente il leader di Solidarnosc, l'uomo-simbolo dei cambiamenti avvenuti nell'Europa Orientale. Tentenna, esita su dove andare, poi pensa, anzi dichiara di propendere piuttosto per la tesi del rimpiazzo, cioè la fine di Solidarnosc e la sostituzione con formazioni politiche. Io ritengo invece che il vantaggio insostituibile del cammino polacco fin qui percorso risieda nella sua caratteristica di fondo, di mutamento radicale però all'insegna della stabilità. Vuol dire che Walesa ha torto quando reclama a gran voce l'accelerazione delle riforme, quando cavalca la tigre del risentimento popolare? Niente affatto, anch'io sono insoddisfatto per la lentezza del processo che abbiamo avviato. Ma brusche spinte in avanti rischiano di farci perdere i progressi conseguiti con tanta fatica, fra mille ostacoli di ogni genere quali le resistenze alle in" novazioni frapposte dalla nomenklatura spicciola ereditata da 40 anni di totalitarismo. Come si è concluso il vertice Walesa-Mazowiecki di sabato scorso, fu un incontro di chiarimento o di conciliazione? 10 lo considero un successo. Sia 11 Premio Nobel che il Capo del governo si sono dichiarati pienamente disposti a collaborare e, fatto importantissimo, il presidente di Solidarnosc ha ribadito il suo appoggio all'esecutivo. La prossima tappa verterà sulla realizzazione degli impegni. Finora il consenso sociale ha sostenuto il governo. Se verrà a mancare, la sua permanenza al potere sarà seriamente, minacciata. La storia insegna che le rivoluzioni sono portate a divorare i propri figli, anche la Polonia non sfugge alla frattura storica che si è aperta fra la massa operaia, populista, e voi che incarnate l'intelligentsja. Perché? E' vero, il nostro successo iniziale si era basato sulla collaborazione, ora purtroppo siamo scaduti nella fase più negativa della demagogia, si tenta di dipingerci quali capri espiatori di qualsiasi cosa vada storta. Noi sul banco degli accusati, loro sugli altari. Mi auguro che si tratti di una fase transitoria. Che ruolo ha svolto la Chiesa cattolica nel riavvicinamento Walesa-Mazowiecki, ha premuto di più sull'elettricista di Danzica o sul primo ministro amico di Papa Wojtyla? Ho l'impressione che l'episcopato polacco fosse alquanto inquieto per la vastità del conflitto, pur non intendendo intervenire nella questione a fianco dell'uno o dell'altro contendente. In passato la Chiesa era l'interlocutore diretto del regime, il secondo partner del dibattito, adesso invece svolge funzioni diverse, da arbitro. Ha insomma seminato sul terreno che le è specifico, dell'intesa cristiana. Le siamo grati, senza di Lei forse il faccia a faccia non avrebbe avuto luogo. Piero de Garzarolli Bronislaw Geremek, capogruppo di Solidarnosc in Parlamento

Luoghi citati: Danzica, Europa Orientale, Polonia