ITINERARI

Fiori e colori dell'estate lungo i sentieri della Val SoanaFiori e colori dell'estate lungo i sentieri della Val Soana Fiori e colori dell'estate lungo i sentieri della Val Soana LA primavera variabile e piovosa che ci siamo appena lasciati alle spalle ci avrà guastato qualche domenica, ma in compenso ha mirabilmente restaurato i colori della montagna, tornati ad essere vividi ed intensi come non mai. Dopo il lungo inverno di siccità, i nevai sono meno e più in alto del solito, ma torrenti e ruscelli hanno finalmente ripreso a scorrere impetuosi e, dai prati di fondovalle fino ai pascoli alti, tutti è verde, verdissimo. Anche le fioriture di questo primo scorcio d'estate si preannunciano eccezionali ed è nuovamente venuto il momento di studiare i propri itinerari con la mentalità del botanico più che dell'alpinista, prendendo quota senza fretta e lasciando che lo sguardo vagabondi con calma a cogliere particolari, sfumature, accostamenti di una natura in pieno rigoglio. Per questo anche il nostro itinerario non ha una meta precisa, né un percorso obbligato. E' piuttosto la proposta di un vallone - quello di Forzo, in Val Soana - bello e solitario, da risalire per quasi tutta la sua lunghezza seguendo l'evolvere e il mutare della vegetazione, dai 1000 metri degli insediamenti permanenti, del ceduo e dei prati da sfalcio fino ai pascoli e agli alpeggi dei 2000. Giunti a Pont Canavese, si devia sulla destra per la Val Soana, imboccando il vallone di Forzo all'uscita di Bosco. Lasciata la macchina a Molino di Forzo (m 1159) ci si incammina verso Boschietti e Boschiettera, seguendo il sentiero (segnavia Ept 608) che porta al Bivacco Davito e al Coi.'e Bardoney. La mulattiera si mantiene sulla sinistra orografica del vallone, risalendo in direzione della Torre di Lavina, poco sopra il torrente. Attorno ai 1800 metri di quota si punta a sinistra verso il centro del vallone e gli alpeggi che, con i pascoli circostanti, possiamo prendere a meta del nostro itinerario. A meno di non voler proseguire ancora un po' e dare un'occhiata al bivacco Davito (m 2351, almeno 3 ore di marcia da Molino), bell'esempio di bivacco a mezza botte in legno e metallo, di antica e perfetta fattura. Ritorno per l'itinerario di salita, non dimenticando che l'intero percorso si sviluppa entro i confini del Parco nazionale del Gran Paradiso, dove la raccolta dei fiori è vietata. Meglio munirsi allora di un buon manuale sulla flora alpina ed effettuare le proprie osservazioni direttamente, sul campo. Chi è invece interessato a unire osservazione naturalistica e studio della cultura alpina, può optare, sempre restando in Val Soana, per il vicino vallone di Campiglia, recandosi al Santuario di San Besso. Da Campiglia Soana (m 1350) si segue in questo caso la strada sterrata che porta verso il fondo del vallone (e alle bellissime grange dell'Arietta), deviando dopo circa un chilometro e mezzo - a destra. Di qui un sentiero, a tratti stretto ma sempre evidente, risale il ripido pendio che porta alle grange Randonero e, dopo aver superato le grange Ciavanis, al Santuario (m 2019, 2 ore da Campiglia). Addossato a un grande roccione isolato, una chiesetta sorge nel luogo in cui la leggenda vuole che Besso - soldato della Legione Tebea - fosse fatto precipitare dai soldati romani, lasciando miracolosamente a terra la propria impronta. Ma la presenza del roccione sembra far affondare l'origine del santuario in più antichi riti pagani, a cui sembra collegarsi l'usanza di scalfire la roccia con un coltello che si perpetua in occasione del pellegrinaggio che vi si svolge il 10 agosto di ogni anno. Prima di ritornare sui propri passi, non perdere il colpo d'occhio sulla chiesetta e sulle montagne della valle che si gode dai prati pianeggianti che sovrastano il santuario ora in piena fioritura. Un percorso alternativo pìer la discesa è descritto in «Sui sentieri del Piemonte» di Roberto Mantovani e Gianni Valente, edizioni Cda. Daniele Jalla

Luoghi citati: Piemonte, Pont Canavese