Obiettivi puntati sull'anima delle città e della gente

Obiettivi puntati sull'anima delle città e della gente In due volumi Milano ritratta da Cesare Colombo e cento fotografie dell'archivio di Italo Zannier Obiettivi puntati sull'anima delle città e della gente Tra lavandaie al Naviglio, una Venezia incantata e un profilo di donna M AESTRA nelle edizioni di volumi fotografici, la Fratelli Alinari di Firenze pubblica due pregevoli libri: Milano Veduta Interna - Fotografie 1953/1990 di Cesare Colombo e Effemeride Cento fotografie dell'archivio di Italo Zannier. Cesare Colombo, cinquantacinquenne fotografo milanese, presenta quarant'anni di immagini scattate nella sua città. Un racconto che si snoda per strade, piazze, volti anonimi e personaggi noti, albe nebbiose, supermercati affollati, fabbriche, uffici, atelier, manifestazioni operaie e studentesche, intemi domestici, feste, concerti. Colombo diciottenne nel '53 fissava con l'obiettivo due lavandaie chine in riva a un Naviglio, non ancora diventato di moda, immagine di un mondo appena post-rurale, tipico di una società che entrava nel turbine della trasformazione industriale. Le fotografie sono circa 160, in bianco e nero e a colori, di diverso formato e dalle varie inquadrature. Colombo non le ha disposte nel libro secondo una sequenza cronologica, ma per temi, per assonanze emotive, seguendo il filo del suo racconto: una città di spazi, una città per due, una città stipendio, una città di fretta, una città simbolo, una città di stanze, una città di piazze, una città spettacolo, come egli stesso intitola le varie sezioni del testo. I simboli sono suggerimenti che possono suscitare interrogativi: che cosa è stato, per esempio, come si chiede Corrado Stajano nell'introduzione al libro di Colombo, di quei «poveri bambini ignari che, all'inizio degli Anni 70, marciavano nei viali con i ritratti e le bandiere di Mao?». «Con occhio sempre vivace e in qualche suo strano modo dotato di pudore - scrive Roberto Valtorta nel testo che, con quello di Stajano, compare nel libro Colombo sa cogliere l'anima mediocre della città, la sua operosità quotidiana non elegante, la persistenza di un'aria provinciale, modesta (...). La città sembra passare dalla ribellione politica alla moda, dalle trasgressioni giovanili alla pubblicità senza particolari stridori». L'altro testo edito da Alinari è opera di Italo Zannier, noto fotografo, critico e docente di storia della fotografia. Zannier, in quest'occasione, non presenta immagini sue, ma di vari autori sotto il titolo di Effemeride, venendo così a costituire un bell'almanacco di fotografie che, come egli ci tiene a dire, non formano una collezione vera e propria, bensì rappresentano una selezione del suo archivio. «Ho trovato - scrive Zennier nell'introduzione - i cassetti caoticamente ingombri di ogni specie d'immagini, piccole e grandi, di autori a volte famosi, ma più spesso ignoti e sconosciuti». Si parte dal secolo scorso e, fra le altre, compare una vecchia stampa all'albumina del 1865 di Carlo Naya intitolata Scena di genere, dove un gruppo di donne in costume si accinge a prendere l'acqua ad un pozzo, o come quella di una Venezia incantata, una splendida e nitida immagine del 1890 di un autore ignoto che non scelse per il suo obiettivo una veduta oleografica, ma lo scorcio di un quartiere popolare in parte diroccato e in parte abitato, come testimoniano i panni stesi al sole. Oltre all'Ottocento, in questo archivio che si è formato spontaneamente, per accumulo di immagini stratificate nel tempo, si va dalle ricerche sperimentali di Luigi Veronesi, a partire dagli Anni 30, a un intimistico ritratto di Arturo Bragaglia e a una Venezia sfumata di Gianni Berengo Gardin. Non manca un reportage in pieno clima di dolce vita romana di Tazio Secchiaroli (Roma, spogliarello al Rugantino, 1958). Inoltre sono riprodotte alcune immagini degli Anni 50 di Otto Steinert, un maestro che, come ricorda Paolo Costantini nella presentazione al testo, Zannier ha per primo fatto conoscere in Italia con importanti articoli. Degli anni recenti figurano, tra gli altri, Guido Guidi e Paolo Gioii che, scrive Zannier, «hanno arricchito l'Archivio con una sistematica testimonianza della loro ricerca (accorata in Gioii, silenziosa in Guidi, ma in entrambi intensa, esistenziale, perfino drammatica) ed è alla loro giovinezza di idee che dedico questa rassegna». In conclusione, come si legge in Effemeride a lato di una immagine di Guido Guidi, intitolata Taglio di Po: «La fotografia è la fotografia e basta». Elisabetta Tolosano Mario Rnazzi: «Hyperboles» ( 1950, archivio di Italo Zannier)

Luoghi citati: Firenze, Italia, Milano, Roma, Scena, Taglio Di Po