L'altra faccia del turismo

L'altra faccia del turismo Problemi per il crescente impiego di lavoratori stagionali L'altra faccia del turismo Sono femminili i salari più bassi GINEVRA. Con oltre 400 milioni di persone che nell'arco dei 12 mesi hanno soggiornato all'estero, il 1989 ha segnato lo sviluppo massimo del turismo. E le previsioni di qui al 2000 sono di una continua crescita. Ma un recente studio del Bureau International du Travail (Bit) mette in luce «l'altra faccia» quella più ingrata - del fenomeno. Il titolo della ricerca è indicativo: «Les conditions de travail dans le secteur de l'hótellerie, de la restauration et du tourisme, notamment en ce qui concerne la durée du travail, les modes de rémunération et la sécurité de l'emploi». Così, si viene per esempio a sapere che, fra le nazioni dell'Europa occidentale, solamente nel nostro Paese e in Svezia le retribuzioni previste per tale categoria sono mediamente superiori a quelle praticate nel settore commercio. In alcune località di Cipro poi, dell'Egitto e delle Filippine, lo stesso raffronto vede questi salari più alti del 20 e in qualche caso del 50%. In tutto il resto del mondo però, i dipendenti del commercio risultano in genere avvantaggiati, non solo economicamente ma anche dal punto di vista della sicurezza del lavoro e della durata dell'impegno. Dovunque, i salari più bassi sono quelli femminili. Complessivamente, il turismo impiega ufficialmente 100 milioni di persone. Di questa cifra, una grossa fetta riguarda i cosiddetti «stagionali». Il loro apporto è imponente: in Francia, per esempio, rappresentano il 44,6% del totale dei lavoratori della categoria; in Irlanda il 35%; in Spagna il 25%. Il settore registra pure una sensibile presenza di lavoratori «part-time». Questi ammontano, per esempio, al 12% della somma globale dei dipendenti in Svizzera, al 51% in Australia, al 30 in Danimarca, Norvegia, Svezia e Inghilterra. Sono, in maggioranza, donne: tra l'altro, in Francia, la loro presenza arriva a due terzi del totale. Alla massa di tutti questi lavoratori - le cui diverse posizioni vengono comunque riconosciute e tutelate ufficialmente, pur se in grado e modo molto differente a seconda delle aree bisogna però aggiungere le fiumane di immigrati, di studenti, di disoccupati, i quali, per necessità, si adattano alle mansioni più umili accontentandosi di guadagnare poche lire. Particolarmente alto il loro numero durante i periodi classici delle vacanze: nessuna garanzia di mantenere il posto di lavoro, ovviamente, né forme di assistenza per eventuali malattie o incidenti, né tantomeno contributi per una futura pensione che rimane un miraggio. Secondo lo studio del Bit tuttavia, un minimo di miglioramento c'è, rispetto al passato; va scomparendo dovunque, per esempio, l'uso di elargire quale «salario» esclusivo le mance, o una determinata percentuale sul servizio, e, parallelamente, si diffonde il «minimo garantito». Altra evoluzione positiva, il fatto che la durata delle prestazioni tenda a uniformarsi alle direttive dell'Organisation Internationale du Travail (Oit) e non superi le 48 ore.settimanali. Ma in alcune legislazioni, fra cui quella italiana, i contratti collettivi nazionali hanno da tempo abbassato il tetto a 40. Il limite fissato dll'Oit sembra essere rispettato in quasi tutti i Paesi industrializzati e anche in alcune nazioni in via di sviluppo. Ornella Rota

Persone citate: Ornella Rota