I cadetti di Gascoigne

I miliardi e l'Italia di Schillaci state il frutto della presenza nelle nostre squadre di valorosi calciatori stranieri. L'Italia è il solo Paese che importi sempre più calciatori stranieri e non esporta nessuno che- sia cresciuto nei suoi vivai. Tra gli insegnamenti dei Mondiali del '90 c'è anche quello che non poche squadre hanno combattuto per i propri colori nazionali ma anche per difendere le posizioni occupate dai rispettivi Paesi come aree di rifornimento del ricco mercato italiano. Non c'è dubbio che la passione per il gioco del calcio predisponga coloro che ne sono affetti, oltre un certo limite, allo spirito di violenza, perché i cosiddetti tifosi vogliono anch'essi vincere contro i tifosi della squadra avversaria. Abbiamo potuto constatare che gli hooligans non sono soltanto inglesi. Questa specie prolifera anche in Italia. C'è qualcuno che ritiene che i nostri hooligans siano più aggressivi e violenti di quelli inglesi. Ovviamente la passione sportiva generatrice di violenza non può essere fatta assurgere a scuola di un lodevole patriottismo. Ci sono molte specie di patriottismo, ma questa è una specie di patriottismo incompatibile con la pace e con la collaborazione internazionale verso la quale è presentemente incamminata la specie umana e di cui sono cospicua manifestazione le stesse competizioni internazionali di carattere sportivo. Le corse ciclistiche, quelle automobilistiche e le competizioni atletiche sono scuole di un patriottismo che cammina verso lo stesso traguardo. Ma condannando indiscriminatamente il patriottismo calcistico che genera violenza, si rischia di perdere il contatto con la realtà sottovalutando il grande potenziale di energie che è contenuto nella veemente e diffusa passione popolare per il calcio e che è suscettibile anche di differenti benefiche applicazioni. La squadra del Camerun con i suoi inattesi successi ha suscitato in quel popolo un entusiasmo che gli ha dato uno slancio morale e politico che non bisogna sottovalutare. Anche le vittorie della squadra argentina, intervenute in un momento estremamente difficile nella vita di quel popolo, hanno suscitato entusiasmi che possono essere fruttiferi moralmente e politicamente. Qualcuno ha ricordato le previsioni di Orwell che, come quella del patriottismo calcistico, da lui demonizzato come scuola di violenza, non si sarebbero fortunatamente avverate. Alcune delle sue previsioni furono in realtà linee di tendenza da lui intraviste e additate come effetto del prodursi di fenomeni involutivi propri dei tempi nuovi. In queste linee di tendenza egli comprese quelle relative alla passione. sportiva assurta a fenomeno ai massa, ma abbiamo già visto che di queste tendenze si può fare anche un buon'uso. L'apparato sportivo italiano è un miscuglio di pubblico e privato. Negli Stati Uniti d'America fra quattro anni si dovrebbero svolgere i prossimi Mondiali. Sennonché in quella ricca società non è consentito ai poteri pubblici di stanziare sui propri bilanci fondi per simili manifestazioni sul presupposto che essi si formano con i tributi di tutti i cittadini senza distinzione. In quella società modernissima non è trasmigrata la tradizione latina della decadenza del «panem et circenses». In Italia sono stati stanziati fondi pubblici ingenti per i Mondiali '90 e la Corte dei conti ha già preannunziato rilievi e censure per una spesa effettiva che ha superato largamente le somme previste. Un altro insegnamento che si trae dai Mondiali del '90 è quello attinente alla potenza della Fifa, alla quale è solo inibito di reclutare forze armate per deficienza dei propri servizi. La Fifa è un'associazione internazionale potentissima alla quale è consentito di fare tutto e nei confronti della quale anche i supremi gerarchi di un calcio tanto milionario come il nostro, e forse proprio a cagione di ciò, debbono pensare bene a quello che dicono se non vogliono compromettere il loro avvenire. Se l'Onu avesse la potenza organizzativa che ha nel settore del calcio la Fifa, ci sentiremmo più tranquilli sull'avvenire dell'ordine internazionale. Si è letto su un grande quotidiano del Nord che c'è un'Italia di Schillaci con riferimento alla popolarità che il giocatore, il quale porta questo nome, ha saputo conquistarsi per l'eccellenza delle sue prestazioni nelle partite vinte dalla squadra italiana. Forse Schillaci è e non può non essere un prodotto del nostro calcio infaustamente miliardario, è vero che egli ha dietro di sé un'Italia che è formata dagli uomini che più gli somigliano, che cioè sanno adempiere con umiltà e cori impegno tutti i loro doveri di uomini, di cittadini e di esercenti delle varie attività sociali, e non se ne gloriano e pavoneggiano. L'Italia che si riconosce in Schillaci è un segmento di quella Italia segreta dei cui indispensabili contributi ha bisogno per sopravvivere l'Italia superficiale che ogni giorno si esibisce su tutte le scene. In generale gli uomini come lui si sono formati da sé e hanno perciò avuto bisogno di lottare dura¬ mente contro le avversità della vita, e continuano a lottare, nel settore in cui sperano, con il sentimento di fare semplicemente il proprio dovere. Debbo confessare che in questa vicenda ho sofferto sinceramente soltanto per lo spettacolo della tristezza inconsolabile del giocatore che si chiama Schillaci. [s.v.]