Pronta la gran rentrée di Craxi
Pronta la gran rentrée di Craxi Accantonato l'incarico di ambasciatore Onu torna a occuparsi di politica Pronta la gran rentrée di Craxi Tv e referendum mine per Andreotti ROMA. «Ne riparliamo lunedì», aveva promesso Craxi nel pieno dei suoi impegni internazionali, a chi gli chiedeva lumi sulle questioni di politica nostrana. Ed eccoci arrivati a tal fatidico giorno che registra due fatti non da poco: il rientro a tutto campo del leader socialista sulla scena nazionale, e la line della tregua politica imposta dai mondiali di calcio. Torna insomma la normalità nella gestione dei giochi, delle schermaglie, delle guerre tra i partiti. E il primo sintomo della ritrovata normalità lo si potrà avvertire proprio oggi, nel minivertice della maggioranza convocato per sbloccare la legge di regolamentazione delle tv pubbliche e private. Se crisi aveva da esserci nonostante il look da salvaguardare nel semestre di italica presidenza Cee, non è escluso che i primi assaggi vengano già in serata. I prodromi di una rottura ci sono tutti, annunciati da tempo e ormai maturi, tanto sul piano concreto che su quello delle dichiarazioni politiche, anche se il sottosegretario Cristofori —■ incaricato col ministro Mammì di ricucire la solidarietà televisiva tra i cinque capigruppo di Montecitorio chiamati nel pomeriggio a Palazzo Chigi — dichiara come sempre un inguaribile ottimismo. E' pur vero che sinora gli è andata bene, e la revoca dello sciopero generale con la ristabilita pace sociale stanno lì a dimo- strare che «il governo si è significativamente rafforzato»; tant'è che il braccio destro di Andreotti manifesta l'impressione che «si stia rapidamente marciando verso una conclusione positiva», tanto in materia di anti-trust, quanto nell'ingrovigliata vicenda radiotelevisiva. Confortato anche dalla «chiara recente presa di posizione» del segretario de Forlani, Cristofori indica la linea lungo la quale dovrebbe muoversi la maggioranza per giungere alla rapida approvazione delle nuove regole da dare a Rai e Berlusconi, onde evitare che provveda la Corte Costituzionale: «Non è possibile ridiscutere i punti fondamentali dell'intelaiatura del provvedimento che, pur nei suoi limiti, rappresenta il punto più alto di mediazione possibile, intesa a salvaguardare il pluralismo dell'informazione, e già ora ha in sé miglioramenti significativi rispetto al testo concordato nel governo De Mita». In poche e pratiche parole, il ritorno a quel «testo originale» che non aveva conosciuto il vulnus degli spot proibiti nei film, né tanto meno assaporato le violente dispute sui tetti della pubblicità. E il socialista (oltre che presidente Rai) Manca, il quale va ripetendo che questa legge «è già datata» prima ancora d'esser nata? E più ancora il de De Mita, il quale ha arroccato i suoi proprio su quei tetti di raccolta della pubblicità, pretendendoli per tutti, Rai e Berlusconi, o per nessuno? Così non c'è dubbio: comunque vada il vertice odierno, la guerra delle antenne esploderà giovedì al più tardi, nell'au- la di Montecitorio. E sarà lacerante, perché l'«innaturale connubio» che si profila tra sinistra de e comunisti, risulterà amplificato nel mirino socialista dalle polemiche sui referendum elettorali, che sono poi la mina vagante della legislatura. Maggioranza «al limite del dissolvimento», come dicono i repubblicani? Bodrato ha appena confermato che le posizioni tra socialisti e sinistra de sono molto distanti in materia di regolamentazione televisiva, e suonano quasi inconciliabili per quel che riguarda le riforme istituzionali. Ora anche il segretario liberale Altissimo avverte che il governo affronta giorni decisivi, «che potrebbero segnare il suo rilancio o invece produrre contraccolpi molto pericolosi». Come primo banco di prova, Altissimo indica la riforma del sistema sanitario — un tema caro ai liberali, che finalmente giunge anch'esso all'esame della Camera — e al secondo posto la legge tv, che anche per il pli deve tornare alla «versione originaria». Se la maggioranza riuscisse a superare indenne questi scogli, potrebbe poi «affrontare con serenità il nodo delle riforme istituzionali ed elettorali», esorta Altissimo. Diversamente, si aprirà «una fase difficilissima, che potrebbe logorare i rapporti e portare a sviluppi imprevedibili». Gianni Pennacchi
Luoghi citati: Roma
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