Einaudi, il cantiere delle idee resta a Torino di Bruno Quaranta

Einaudi, il cantiere delle idee resta a Torino Lo Struzzo dopo le nuove nomine e le intese milanesi con Elemond. Parlano i responsabili Einaudi, il cantiere delle idee resta a Torino Anziché un vocabolario, la «Linguistica» di Beccaria w-] TORINO I O Struzzo rimane sotto la 1 Mole, continuerà a maci1 i mare chiodi nella sede di Mélvia Biancamano 2, inaugurata circa un anno fa. Alessandro Dalai, amministratore delegato della casa editrice, accoglie con fastidio le voci sul trasloco a Milano che hanno ripreso a circolare. Affida ai suoi collaboratori l'ennesima smentita: «Non equivochiamo sul trasferimento dell'ufficio tecnico nel capoluogo lombardo, peraltro già annunciato da tempo. Obbedisce semplicemente alla necessità di razionalizzare il lavoro, dopo la fusione con l'Electa. Si rifletta piuttosto sulla sorte dell'ufficio stampa, che rimane ancorato a Torino: una conferma fra le tante della centralità di questa città nella strategia Einaudi». Un ulteriore, nitido segno della volontà di non «emigrare» va cercato nelle recenti nomine de¬ cise dal consiglio di amministrazione, valide per il triennio '90'92. Una, in particolare, è significativa: la carica di presidente della Casa assegnata a Giulio Einaudi, che durante la gestione commissariale prima e il rodaggio del nuovo corso -societario poi aveva svolto il ruolo di «primo» consulente. Il fondatorepresidente potrebbe tutt'al più autorizzare un trasferimento torinese, un ritorno nei locali di via Arcivescovado dove l'Einaudi nacque (1933) e decollò in un clima gobettiano-gramsciano (in quelle stanze l'intellettuale sardo aveva impaginato V Ordine Nuovo, su cui erano comparsi scritti teatrali e letterari del direttore di Rivoluzione liberale). «L'Einaudi risalta nella storia dell'editoria come organizzatrice di cultura, non fucina di chiacchiere», rammenta Guido Davico Bonino, segretario generale della Casa. Una verità suffragata dai numeri: cinquemila titoli pubblicati nel primo mezzo secolo di vita (1933-1983); 220 novità e 400 ristampe l'anno. Dopo la crisi, il motore einaudiano ha pressoché recuperato gli antichi giri: tutte le collane si sono scrollate di dosso la ruggine, ognuna è corredata di un programma per il venturo biennio o triennio. Che cosa ha in cantiere lo Struzzo? «Cominciamo dal Dizionario di linguistica diretto da Gian Luigi Beccaria - propone Davico Bonino -. Uscirà nel '92. Abbiamo invece accantonato l'idea del Vocabolario della lingua italiana: è un terreno troppo affollato, basti pensare alla monumentale opera della Utet». La novità del '90 (attesa in novembre, il primo volume almeno) è il Dizionario degli autori della letteratura italiana, dalle origini a oggi, direttore Asor Rosa, per complessive 7700 schedo. E ancora: «A cavallo fra il '91 e il '92 - informa Davico Bonino - uscirà il Dizionario delle opere della letteratura italiana (i primi due volumi, in totale sono tre), di certo non liofilizzato: gli specialisti esamineranno i vari capolavori in non meno di 50-60 pagine». Il carnet del segretario generale è colmo: la Storia della lingua italiana, 2 volumi, ciascuno di 1200 pagine, diretta da Luca Serianni (fra il '92 e il '93); una Storia della Grecia e una Storia d'Europa; le Einaudine: «Danilo Mainardi sta definendo con i maggiori esperti del settore il primo dizionario etologico. Ed è in traduzione un fondamentale dizionario della preistoria. Il lavoro cresce di giorno in giorno con progressione geometrica». L'Einaudi come la fabbrica del Duomo? Sembra proprio che sia questa l'unica similitudine meneghina tollerata nel quartier generale dello Struzzo. Bruno Quaranta

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