I misteri del clima risolti da un'equazione di Enrico Benedetto

I misteri del clima risolti da un'equazione A Clermont-Ferrand esperti di 43 Paesi spiegano come la meteorologia diventerà una scienza esatta I misteri del clima risolti da un'equazione Mille miliardi di calcoli per sapere che tempo farà fra 10 anni CLERMONT-FERRAND DAL NOSTRO INVIATO Per salvare il pianeta basterà un'equazione. Dentro, però, bisogna metterci tutto: i monsoni e le grandi correnti oceaniche come la nebbiolina della Padania. E' un lavoro immenso, ma oggi costituisce l'unica via per indovinare il tempo fra 5, 10, 50 anni: se l'effetto serra ridurrà l'Europa a zona arida facendo spuntare gli olivi, mettiamo, in Islanda, non lo capiremo certo scrutando il cielo dalla Terra o la Terra dai satelliti. Eccoci dunque alle prese con l'Equazione del Tempo, anzi del Clima. Per simulare realisticamente in laboratorio «che tempo farà» tra 60 secondi sul globo occorre un milione di calcoli: il Computer Terra, atteso nel Duemila, dovrà quindi avere potenza sterminata se vuol tracciare le sorti del pianeta a medio-lungo termine. Gli specialisti azzardano qualcosa come mille miliardi d'istruzioni base immettibili al secondo. Per lanciarsi in questa «sfida impossibile» che dovrebbe regalare all'uomo la signoria su pioggia, vento, sole, neve... cinquanta meteorologi si sono dati appuntamento in Alvernia da 43 Paesi. Le loro relazioni, 636 pagine fitte, puntano quasi tutte su un concetto: osservare non basta per capire. Anche se la World Meteorological Organization da qui al '91 piazzerà negli oceani 32 mila sensori termici e 2.000 sonde, l'obiettivo primario non è far crescere i dati bensì assimilarli entro modelli matematici. Ne testimonia il relatore sovietico, Vladimir Penenko, che in Siberia: poche parole, ma centinaia di equazioni sulla lavagna luminosa per imbrigliare le bizze del clima. O l'attempato professor Hollingsworth, dello «European Center for Medium Range Weather Forecasts», il quale vede nel misuratore laser di vento atmosferico (Laws) un «sacro Graal» per le ricerche meteorologiche: dovrebbe spiega - entrare in funzione per il 2000. La scienza che lui e gli altri colleghi tengono a battesimo sotto il cielo plumbeo di Clermont-Ferrand si chiama «fisiologia planetaria». Usa il vecchio metodo di reticolare la superficie terrestre in maglie dal lato non superiore ai 500 chilometri cui aggiungere, sulla verticale, quindici livelli atmosferici. Il «modello» nasce così, unendo i riscontri delle rilevazioni e il microclima alle leggi fisiche da cui l'ecosistema Terra viene governato. Può sembrare un metodo laborioso quanto avaro di esiti funzionali, ma non è vero: ha inseguito con successo nell'atmosfera gli inquinatori C02 e CFC, offrendoci dati sconvolgenti sull'effetto serra. Finora, tuttavia, le analisi disponibili si limitano a dire che nel 2030 la temperatura media registrerà un aumento compreso fra + 2 e +5 gradi. I meteorologi di Clermont-Ferrand vogliono andare oltre, e l'unico metodo per ridurre un arco d'incertezza così ampio pare inserire nei mega-computer variabili trascurate come reazioni dell'oceano, flora vegetativa, nuvole. Facile? Chiedetelo al Center for Atmospheric Reserarch del Colorado, che ci spende 25 miliardi l'anno mobilitando centinaia di rilevatori e informatici. Gli specialisti, comunque, hanno previsto alcune «tappe forzate» per venirne a capo. Occorrono: 1) bilancio radioattivo, cioè la quantità di flusso solare che la Terra assorbe e restituisce; 2) analisi idrica planetaria; 3) indagine sugli interscambi chimici che i veleni umani determinano nell'atmosfera; 4) un modello oceanico costruito sui grandi movimenti marini. E' quest'ultimo l'anello debole della catena, perchè, ad esempio, non esistono quasi studi utilizzabili sul Pacifico. Le nuvole poi sono un vero rompicapo. Quelle basse, gli stratocuniuli, tendenzialmente non lasciano filtrare l'energia solare, quindi raffreddano la Terra, mentre i cirri bloccano il calore di ritorno, con esito opposto. I cumulo-nembi pratica¬ no l'effetto specchio nei due sensi. Non sarà facile tradurre questo rebus in equazione, e ancor meno valutare l'impatto dell'Antartide. Se, infatti, l'oceano diviene più tiepido, evaporando formerà stratocumuli che lasceranno diminuire la temperatura. Ma attenzione: riscaldata, l'acqua farà parzialmente sciogliere i ghiacci eterni limitandone la superficie di riflesso ai raggi solari, l'albedo. Di qui, un nuovo rivolgimento. Malgrado il loro amore per le sequenze matematiche, fra tutte queste variabili anche i relatori del simposio rischiano un forfait, ma non si arrendono. Vano invitarli a profetizzare l'avvenire planetario, p, locandoli con le anticipazioni degli esperti Gnu, secondo cui fra mezzo secolo arriverà l'apocalisse: i loro - spiegano - sono dati controvertibili, perché ottenuti attraverso una scorciatoia. Dunque, buona super-equazione, sperando che non arrivi fuori tempo massimo. Enrico Benedetto

Persone citate: Hollingsworth, Range, Vladimir Penenko, Weather

Luoghi citati: Antartide, Clermont-ferrand, Colorado, Europa, Islanda, Siberia