Mistero internazionale in chiave di violino di Angelo Conti

Mistero internazionale in chiave di violino Lo strumento rubato a Saluzzo era di un musicista francese, nella vicenda anche l'ombra di un delitto Mistero internazionale in chiave di violino Chiesti tre miliardi di riscatto per uno Stradivari «rapito» TORINO. Il furto di un violino Stradivari, sparito davanti ad un hotel di Saluzzo tre anni fa, si è improvvisamente trasformato in un complicato giallo internazionale, con tutti gli ingredienti giusti, compresa una buona dose di mistero e l'ombra di un omicidio. Una Porsche rubata nel Cuneese al concertista francese (con residenza svizzera) Pierre Amoyal nell'aprile '87, venne ritrovata intatta tre giorni dopo alle porte di Torino, ma priva dello Stradivari che portava nel baule. Ci fu subito l'intervento dei Lloyds di Londra, preoccupati di dover sborsare i due miliardi dell'assicurazione. Poi quello di un team di investigatori privati svizzeri (pagati dal derubato o dall'assicurazione?) che lavorò a Saluzzo e Torino. Seguì uno strano rapporto della Gendarmeria francese che denunciava la tentata vendita del violino oltr'Alpe. Più recenti sono invece l'ingresso sulla scena dell'avvocato romano Gennaro Egidio e l'arrivo - all'indirizzo svizzero del musicista - di due fotografie Polaroid raffiguranti il violino poggiato su una copia di un quotidiano milanese, datato appena quaranta giorni fa. A questi dati storici, sostanzialmente confermati dai carabinieri del Nucleo operativo di Torino e dal sostituto procuratore Rinaudo, qualcuno ha aggiunto particolari non provati: così è saltata fuori l'ipotesi di un vero e proprio «sequestro di violino», con riscatto fissato a tre miliardi, coinvolta la 'ndrangheta e con di mezzo pure un omicidio, quello del ladruncolo della Porsche, eliminato perché ne sapeva troppo. Questo personaggio sarebbe stato genericamente indicato (dagli investigatori svizzeri al loro cliente) in Maurizio Giordano, accoltellato al cuore nel settembre '87, da uno sbandato (poi reo confesso), nella casbah di Porta Nuova. Ipotesi abbastanza campata per aria, considerata anche la dinamica dell'omicidio. Quella soffiata ha però indotto a rivolgere attenzione ad un altro Giordano, assassinato invece due anni dopo, sulla collina torinese. Si chiamava Valentino, ed era un rapinatore internazionale, molto attivo anche in Francia e Svizzera. Qualcuno potrebbe avere fatto confusioni, scambiando un Giordano per l'altro. S'è anche appreso che le indagini sono passate da Cuneo a Torino dopo un'intercettazione telefonica nel corso della quale un piccolo boss della droga siciliano (ma con precedenti di rapine all'estero, proprio come Valentino Giordano), residente nella zona di Chivasso, si vantava di avere da piazzare «un Tintoretto ed uno Stradivari rubato a Saluzzo». Quel particolare sarebbe riportato in un rapporto trasmesso alla magistratura nel marzo '89. Il maggiore Pasquale Lavacca del Nucleo Operativo di Torino non esclude sviluppi: «L'indagine ha fatto passi da gigante, siamo sulla buona strada. Mancano solo alcuni riscontri. Tutto questo clamore ci disturba, me non è detto che sia completamente negativo». Qualche particolare è comunque emerso. Per esempio che il violino si troverebbe ancora in provincia di Torino, non in città ma in un centro dell'hinterland, che sarebbe stato «passato di mano» da più di una persona, che non si è assolutamente trattato di un furto su commissione Il primo ladrun «L'indagine ha fatto passi da gigante, siamo sulla buona strada. Mancano solo alcuni riscontri. Tutto questo clamore ci disturba, me non è detto che sia completamente negativo». Qualche particolare è comunque emerso. Per esempio che il violino si troverebbe ancora in provincia di Torino, non in città ma in un centro dell'hinterland, che sarebbe stato «passato di mano» da più di una persona, che non si è assolutamente trattato di un furto su commissione. Il primo ladruncolo lo avrebbe infatti rivenduto ad un ricettatore torinese per una cifra bassissima, appena un paio di milioni. Qualche perplessità desta la richiesta, indicata in tre miliardi: «Forse si tratta di un'offerta - ipotizzano gli investigatori -, avanzata da Amoyal e dall'avvocato, dopo l'arrivo delle fotografie». Una cifra enorme, comunque, se si pensa che il massimo prezzo pagato ad un'asta ufficiale per uno Stradivari è stato di 950 milioni, nell'87. Lo strumento rubato a Saluzzo è certo molto pregiato, anche per la sua storia (appartenne anche allo zar Nicola II), ma fu pagato dall'Amoyal «appena» 220 milioni. A costituire la maxi offerta potrebbero ora concorrere, in parti più o meno uguali, sia i Lloyds che il derubato. E gli interessati? Amoyal, 40 anni, il più grande violinista francese (da molti anni residente a Saint Prix, nel Cantone Vallese), continua a sottolineare le virtù dello strumento: «Aveva un'anima. Gli volevo bene come ad un fratello. Farò ogni sforzo per recuperarlo». Ma intanto ammette di averlo sostituito: «Ho acquistato, appena dieci mesi fa, un violino nuovo, fabbricato dal liutaio nizzardo Pierre Gaggini. Ma lo Stradivari mi è rimasto nel cuore». E l'avvocato Gennaro Egidio, che sta cercando di portare in porto il difficile recupero? «In questi giorni è all'estero, - rispondono nel suo studio romano - impegnato in una questione delicata». Il recupero di un violino? Angelo Conti Il violinista francese Pierre Amoyal e alcuni Stradivari nel museo di Cremona