Due detenuti contro le evasioni
Due detenuti contro le evasioni Dopo la fuga dei sequestratori della Mazzotti, uno è un ergastolano Due detenuti contro le evasioni Per protesta hanno rinunciato alla semilibertà SPOLETO. Due detenuti del supercarcere di Maiano di Spoleto da una ventina di giorni hanno rinunciato alla possibilità di uscire ogni giorno dal penitenziario per lavorare, come forma di protesta contro l'evasione di due condannati per il sequestro e l'uccisione di Cristina Mazzotti, non rientrati da un permesso, e come dimostrazione di fiducia nella giustizia ed a sostegno della validità della «legge Gozzini». La notizia, appresa ieri, è stata confermata dal vicedirettore del carcere di Maiano, Ernesto Padovani. I protagonisti della protesta sono l'ergastolano Achille Gaetano, di 48 anni, anche lui condannato per il sequestro e l'uccisione di Cristina Mazzotti, e Francesco Condello, calabrese, che sta scontando una condanna per sequestri di persona. I due hanno preso questa decisione all'indomani della fuga dal carcere di Perugia di Giuliano Angelini e Loredana Petroncini, condannati per la vicenda di Cristina Mazzotti. La ragazza fu rapita il primo luglio 1975 ad Eupilio (Como) ed il suo cadavere, dopo che era già stato pagato il riscatto, fu ritrovato il primo settembre in una discarica di rifiuti a Castelletto sopra Ticino (Novara). Angelini (condannato all'ergastolo) e la Petroncini il quindici giugno scorso non sono rientrati nel carcere di Perugia dopo un permesso di dieci giorni concesso loro in applicazione della «legge Gozzini». La loro fuga (i due sono ancora ricercati) aveva riaperto il dibattito sulla necessità di modificare la legge Gozzini e di sospenderne od attenuarne l'applicazione nei confronti di condannati per reati particolarmente gravi. Achille Gaetano si era costituito alla polizia di Catanzaro Lido il 13 settembre 1975 e condannato all'ergastolo. Per la sua buona condotta, negli ultimi anni aveva usufruito di alcuni permessi. Da alcuni mesi era stato anche ammesso al lavoro all'esterno. Di giorno lavorava come magazziniere in una ditta dello Spoletino, la sera rientrava in carcere. Una ventina di giorni fa - ha riferito il dottor Padovani - ha inviato una lettera al direttore del carcere ed al giudice di sorveglianza, nella quale sostiene di «volersi costituire», rinunciando quindi al lavoro esterno, per protestare contro la fuga dei suoi coimputati e come atto di dimostrazione di fiducia nella giustizia, nelle leggi vigenti e per riaffermare la validità della «legge Gozzini». Una lettera dello stesso tipo è stata scritta anche da Francesco Condello, che lavorava come manovale all'esterno del carcere. [Ansa]
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