Un «bravo» al premier dal generale Jaruzelski

Un «bravo» al premier dal generale Jaruzelski POLONIA «Mazowiecki ha fatto scelte coraggiose e non va in cerca di rivincite, a differenza di altri» Un «bravo» al premier dal generale Jaruzelski Dopo un lungo silenzio il Presidente si schiera contro Walesa VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO Il governo polacco assomiglia sempre più a un fortino del Far West assediato dagli indiani. Dal coro di critiche s'è tuttavia levata a sorpresa una autorevole voce discorde, quella del presidente Wojciech Jaruzelski, per schierarsi incondizionatamente a fianco del primo ministro cattolico Tadeusz Mazowiecki. Cominciava infatti a preoccupare che il generale dagli occhiali scuri si fosse chiuso da mesi nel silenzio, l'arma forse migliore per non entrare in polemica diretta con Lech Walesa - che vorrebbe sloggiarlo da Palazzo Belvedere -, ma che caricava il lungo riserbo con significati impropri, di presa di distanze dall'esecutivo. Ora il Capo dello Stato, nominato lo scorso giugno con un solo voto di scarto in Parlamento grazie alla benevola astensione di So- lidarnosc, è uscito allo scoperto rilasciando un'intervista a «Trybuna», il quotidiano dell'ex partito comunista. E per Mazowiecki si tratta di una preziosa quanto significativa boccata d'ossigeno. «Esprimo il mio appoggio al governo e al suo progetto di risanamento economico. Noi della sinistra siamo soddisfatti che il premier abbia sottolineato la necessità di proseguire la politica del dialogo con tutte le forze del Paese, respingendo nel contempo le tentazioni velleitarie del revanscismo, della resa dei conti». Certo, ha precisato Jaruzelski, «occorrono correttivi di rotta, però bisogna ricordare le premesse del cambiamento polacco». Cioè l'onda lunga di Solidarnosc che portò il governo al potere in un clima di esaltanti aspettative «oggi infrante sugli scogli di misure difficili, impopolari». Le quali, dice il Pre¬ sidente, rappresentano il prezzo da pagare quando si siede nella stanza dei bottoni, «io conosco bene l'amarezza di tale situazione», poi butta giù la frase quasi andreottiana: «In politica non bisogna mai drammatizzare». Chi invece ha continuato a soffiare sul fuoco è stato il Premio Nobel. Domenica, all'indomani del vertice con Mazowiecki, per sei ore ha tuonato dal pulpito di Danzica contro 150 deputati e senatori del sindacato saliti nella città dei cantieri navali su invito dei comitati civici locali. Nella foga tribunizia, tra i frenetici applausi della sala zeppa di operai, il leader di Solidarnosc ha alternato proclami di fuoco («Gli intelligentoni di Varsavia che si illudono di comandare possono gettare nella spazzatura le loro idee, noi non li capiamo, che vengano qui a chiedere consigli dalla gente semplice») con sinceri at¬ ti di sottomissione («Resto un leale sostenitore di Mazowiecki, lo aiuterò costi quel che costi ma attenzione ai passi falsi, la nostra pazienza non è inesauribile»). Remissivo insomma («Sono pronto a rinunciare alle ambizioni personali»), incredulo («Faccio fatica ad individuare la visione strategica del governo»), pure minaccioso («Un soffio di vento potrebbe spazzarlo via perché abbiamo vinto più in fretta di quanto pensassimo»). Però anche aperto ad accogliere gli appelli alla concordia e all'unità lanciati dal capogruppo parlamentare di Solidarnosc Bronislaw Geremek e dal presidente del Senato Andrzej Stelmakhowski. Round quindi pari, tregua precaria e instabile, che mitigano solo in parte la frattura nel fronte della maggioranza. Piero de Garzarolli

Luoghi citati: Danzica, Polonia, Varsavia