Primo charter per i rifugiati di Tirana
Primo charter per i rifugiati di Tirana Il regime annuncia il secondo rimpasto di governo in 72 ore e isola la capitale dal resto del Paese Primo charter per i rifugiati di Tirana In partenza i51 albanesi dell'ambasciata cecoslovacca TIRANA. A portarli verso la libertà è stato il «Tupolev-154» che il presidente Vaclav Havel utilizza per i suoi viaggi ufficiali: 51 albanesi hanno potuto lasciare ieri sera il Paese alla volta di Praga, accompagnati da due responsabili del ministero degli Esteri cecoslovacco. E' il primo contingente di quelle cinquemila persone che nei giorni scorsi hanno chiesto asilo nelle ambasciate estere di Tirana per ottenere un visto d'espatrio: il regime ha promesso che tutti coloro che ne faranno richiesta potranno partire, purché accompagnati da personale diplomatico. Per quei 51, comunque, l'avventura non è finita: quasi tutti chiederanno asilo negli Usa e in Australia. Le operazioni per la concessione dei visti per gli altri profughi sono quasi concluse: mentre i diplomatici premono su Tirana perché il rilascio dei passaporti avvenga al più presto, gli ambasciatori dei quattro Paesi della Cee rappresentati a Tirana Germania Ovest, Francia, Italia e Grecia - hanno preso in considerazione la possibilità di sgomberare i profughi non solo con un ponte aereo ma anche via mare. Il regime, intanto, ha deciso un nuovo rimpasto. Dopo i ministri dell'Interno e della Difesa, sostituiti sabato, sono stati rimossi ieri dall'incarico quelli dell'Industria alimentare e Leggera. Anche i ministri dei Servizi pubblici e del Commercio sono stati trasferiti ad altre mansioni. Gli avvicendamenti sembrano un tentativo per placare il malcontento popolare provocato dalla penuria dei generi alimentari e dei beni di consumo. Anche ieri il quartiere delle ambasciate era circondato da 600 poliziotti e soldati non armati, mentre centinaia di persone erano ammassate in una via vicina, nel tentativo di avvicinarsi alle, sedi diplomatiche per parlare con i parenti. Altre migliaia di albanesi provenienti dalla provincia si troverebbero nelle vicinanze della capitale, 1' accesso alla quale è vietato ai non residenti. Per bloccare il nuovo esodo il regime ha dislocato truppe lungo le principali vie del Paese, come hanno riferito alcuni testimoni a Bozay, città jugoslava al confine con 1' Albania. Tirana ha accusato le ambasciate straniere di voler prolungare deliberatamente la «situazione anomala» creata dall'afflusso dei profughi e di servirsi di loro come di uno «strumento di pressione». Secondo l'agenzia austriaca «Apa», il sottosegretario agli Esteri albanese Muhamed Kapllani ha dette l'altro ieri che gli occidentali cercano di addossare alle autorità di Tirana la responsabilità delle condizioni «inumane» dei cinquemila profughi e ha poi nuovamente rifiutato di fornire l'autorizzazione per l'atterraggio degli aerei carichi di materiale sanitario e cibo. Una decisione che potrebbe peggiorare i disagi dei rifugiati, dato che l'affollamento nelle ambasciate è a livelli di guardia, specialmente in quella della Germania Federale. Nell'attesa di lasciare il Paese, molti albanesi hanno raccontato alcuni retroscena della crisi albanese. Molte dimostrazioni sarebbero state represse a Skhoder (presso il confine con la Jugoslavia), a Saranda (di fronte a Corfù) e a Kavaja (nel Sudovest del Paese): i morti sarebbero decine. Venerdì, alcuni giornali jugoslavi avevano riportato le testimonianze di viaggiatori, secondo cui c'erano stati incidenti in numerose località albanesi. E fonti diplomatiche sostengono che sono 115 coloro che sono riusciti a fuggire dall'Albania dall'inizio dell'anno, mentre altre 280 persone sono state uccise mentre cercavano di espatriare clandestinamente. Testimonianze che si sono unite alle rivelazioni raccolte dal corrispondente del quotidiano jugoslavo «Vecernje Novosti»: agenti della polizia albanese hanno aiutato i rifugiati ad entrare nelle ambasciate in cambio di un compenso pari a 40 mila lire. Sabato - ha aggiunto il quotidiano - le autorità hanno bloccato nei pressi di Tirana un treno carico di persone che volevano chiedere asilo nelle ambasciate e numerosi passeggeri sarebbero rimasti feriti. In segno di solidarietà con i rifugiati, la fabbrica di Elbasan è scesa in sciopero. [e. st.] L'attesa del nulla osta alla partenza dietro i cancelli dell'ambasciata tedesca
Persone citate: Kapllani, Muhamed, Vaclav Havel
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