Ma il gruppo svizzero-tedesco si oppone

Ma il gruppo svizzero-tedesco si oppone Ma il gruppo svizzero-tedesco si oppone MILANO. Dopo poco più di un anno di difficile matrimonio, Abb e Ansaldo possono ormai considerarsi «separati in casa» in attesa del divorzio. Ma se per l'amministratore delegato della società del gruppo Iri-Finmeccanica, Bruno Musso, il problema è quello «di uscire dall'impasse di una sterile collaborazione», per i rappresentanti dell'Abb «l'accordo firmato è tuttora valido e impegna le parti al rispetto dei suoi contenuti»; «Al di ià delle dichiarazioni di alcuni dirigenti - ha dichiarato un portavoce del gruppo svizzero-tedesco -, se i nostri partners italiani intendono veramente porre fine all'intesa non hanno che da fare delle proposte concrete nelle sedi opportu¬ martedì 10 luglio. «In tale sede - precisa una nota - farà ancora presente la necessità di arrivare a un'intesa. Qualora ciò non si verificasse, l'amministratore delegato convocherà l'assemblea degli azionisti». Più chiaramente significa che la Montedison si appresta a una nuova prova di forza potendo contare, grazie ai suoi fiancheggiatori, sulla maggioranza di Enimont. A proposito del piano industriale presentato da Cragnotti, Montedison ha riferito «di non aver avuto parte alcuna nella preparazione del programma ma ha ribadito la sua approvazione». Foro Buonaparte ha precisato «che la consapevolezza della necessità di provvedere alle mi¬ FLASH ne. Da parte nostra continuiamo a credere nell'accordo e a sostenerlo». Anche se l'amministratore delegato di Finmeccanica, Fabiani, «continua a dire che il matrimonio è fallito, non deve dimenticare - rilevano all'Abb - che per sciogliere una unione bisogna essere d'accordo in due». Reazioni alle dichiarazioni dell'amministratore delegato dell'Ansaldo Musso vengono anche dal sindacato. In una nota la segreteria nazionale della Uilm sostiene che, a questo punto, «non si può che prendere atto della fine di una alleanza che avrebbe dovuto avere, per l'importanza strategica che riveste il settore energia, una soluzione migliore di quella in questione». sure necessarie per la realizzazione dei piani di sviluppo, per l'attuazione del budget 1990, per la razionalizzazione del portafoglio e dei siti produttivi, per l'auspicata riduzione dei costi fissi, si deve ormai ritenere acquisita». La Montedison, dunque, appoggia Cragnotti e lo invita a realizzare il piano. L'Eni, invece, ha criticato il comportamento dell'amministratore delegato di Enimont che «ha rifiutato di consegnare ai membri del Comitato il documento di piano sostenendo che si tratta di un atto riservato e impedendone così nella sostanza l'analisi da parte dell'Eni». L'Ente pubblico ha ribadito il suo dissenso sulle proposte di Cragnotti in quanto «consistono in una serie di operazioni straordinarie (ampie dismissioni nei settori della raffinazione e dei fertilizzanti) il cui effetto comporterebbe una radicale alterazione dell'originaria strategia industriale di Enimont». L'Eni «ritiene che vada salvaguardata la piena integrazione del ciclo petrolchimico previsto dal business pian di Enimont, a suo tempo posto a base della costituzione della società e dell'offerta delle azioni al mercato». Cagliari è disponibile ad «aggiornamenti e modifiche del business pian», ma ciò «comporta il pronto e integrale ripristino delle condizioni di pariteticità negli organi societari e nell'assetto gestionale, stabilita dalla convenzione tra i