Silicosi, le visite ancora «congelale»

Silicosi, le visite ancora «congelale» Silicosi, le visite ancora «congelale» 77 caso cominciò sei anni fa con gli accertamenti Inail dano non soltanto le visite di attribuzione delle invalidità, ma anche le visite di controllo periodiche. La funzione di questi esami è quella di stabilire il grado di evoluzione della malattia: i sette medici rinviati a giudizio avevano quasi sempre certificato l'aggravamento della malattia. «La silicosi si aggrava con il passare del tempo spiega il giudice Franciolini -. Ma nei casi che i nostri periti hanno controllato non c'era alcuna traccia di silicosi o di altre gravi malattie ai polmoni. A parte l'errore iniziale nelle diagnosi, come fa ad aggravarsi una malattia che non esiste?». E aggiunge: «Alle visite periodiche di controllo sono presenti un medico dell'Inail e uno del patronato - spiega il giudice -. La procedura incrociata è stata disposta per garantire anche gli interessi del lavoratore». Ma fino all'89 non era possibile modificare gli eiTori nelle AOSTA. «La sede Inail di Aosta ha sospeso l'invio dei malati di silicosi per visite fuori Valle». L'annuncio era stato fatto il 21 marzo durante l'assemblea del consiglio regionale dall'allora assessore alla Sanità, Angelo Lanièce. Il provvedimento non è ancora stato modificato: «Siamo in attesa di comunicazioni da Roma» dice il direttore dell'Inail di Aosta, Gianfranco Andrianopoli. In seguito agli accertamenti svolti nell'84 dagli ispettori di Roma e dal giudice istruttore Gianni Franciolini, l'Istituto aveva disposto visite di controllo in cliniche universitarie di Genova, Pavia, Torino e Milano. Dei 52 casi di silicosi e malattie dei polmoni presi in esame dall'Inail, 36 erano risultati dubbi; giudizio confermato dai periti del giudice, che hanno ritenuto sane 21 delle 23 persone esaminate. Le diagnosi «dubbie» nguar » 1 diagnosi fatti in passato. Ai medici non rimanevano che due soluzioni: segnalare le eventuali incongruenze tra i loro rilievi e gli esami precedenti o certificare un aggravio della malattia. Sembra sia stata scelta la seconda strada, che ha portato al rinvio a giudizio per truffa e falso in atto pubblico Giuseppe Andronico e Guglielmo Pierantoni (medici Inail), Sergio Mancini, Piera Perona (neo-consigliere eletto nelle liste de), Giuseppe Montesano, Epifanio Cusumano e Gustavo Cerrato (medici di patronato). L'anno scorso è stata approvata una legge che consente di correggere gli errori nelle diagnosi. Anche per questo motivo l'Inail ha richiesto il riesame di alcuni casi nelle cliniche universitarie fuori Valle. Ma nel marzo scorso, ad istruttoria quasi conclusa, queste visite sono state interrotte. I medici rinviati a giudizio sono intanto stati interrogati dal magistrato. «Era invalsa la prassi di associare al danno cardio vascolare presente anche un altro danno, al fine di riconoscere l'effettivo peggioramento» ha dichiarato al giudice il dottor Pierantoni. «Il mio cliente si riferiva a prassi derivata da esperienza medica, null'altro» spiega uno dei suoi due difensori. E aggiunge: «Due anni fa, la Corte d'Appello di Torino aveva revocato il provvedimento di interdizione dai pubblici uffici decretata dal giudice Franciolini. E' un chiaro indice che il reato non è da considerarsi un falso in atto pubblico, come sostiene l'accusa». La linea difensiva dei sette imputati potrebbe essere proprio questa: sostenere l'ipotesi di errore non volontario, commesso da medici che non agivano in qualità di pubblici funzionari, [r. si