Turandot ma che strana voce di Sandro Cappelletto

Turandot, ma che strana voce i trafficanti di dischi pirata spacciano incisioni sbagliate e contraffatte Turandot, ma che strana voce Protesta anche il grande pianista Richter IROMA N alcune edizioni di mie esecuzioni concertistiche, accanto a pezzi di 1 valore, vi è del materiale che non esito a definire immondizia. Registrazioni di qualità così scadente generano nel pubblico un senso di incertezza e di assoluto sconcerto». La lettera di Sviatoslav Richter, indirizzata al noto mensile Musica, ha finalmente portato all'attenzione una delle conseguenze più nefaste del recente sviluppo del mercato discografico internazionale. Il diluvio di titoli, la nascita di un'infinità di piccole case ha avuto come conseguenza spesso un abbassamento della qualità e, talvolta, ha messo in circolazione degli autentici falsi, per i quali è difficile stabilire il confine tra errore e dolo. Richter è implacabile: ma come si fa a pubblicare il Concerto per pianoforte di Dvorak nella tonalità di sol maggiore e non nel previsto la bemolle minore, con conseguente cambiamento «del clima psicologico dell'opera»? Il Secondo Concerto di Bartók è rovinato da una qualità pessima, mentre il Secondo di Brahms è stato registrato in una serata in cui solista, direttore e orchestra andavano ognuno per conto loro. Davvero coraggioso Richter a riconoscere le interpretazioni meno felici, a preoccuparsi che del suo talento possano circolare documenti così compromettenti. «E' un delitto», dice ed usa la stessa parola adoperata da Dostoevskij: «Prestuplenie». Poi, gli errori: quella Sonata di Schubert che il catalogo dell'AS Disc indica come la D. 840 è invece la D. 958. E le «notizie deliranti» sulla biografia artistica: «Non ho mai studiato, come invece è stato scritto, con Gilels o Rostropovic». Ma queste cialtronerie non sono ancora quei falsi che invece circolano numerosi, come accade da sempre per i quadri e, più recentemente, anche per qualche libro. Per saperne di più ci rivolgiamo a Sandro Rinaldi ed Enrico Stinchelli, ideatori, con Michele Suozzo, di Foyer, trasmissione di Radi otre. Nella rubrica Perle nere hanno collezionato un catalogo non più breve di quello di Leporello nel Don Giovanni: nell'edizione integrale delle Sinfonie di Beethoven con Furtwàngler, chi dirige la Seconda? Il maestro tedesco infatti non l'amava e si è rifiutato per molti anni di eseguirla. Chi sostituisce, nelle parti mancanti, Di Stefano nella Carmen con Karajan alla Scala? Non è della Flagstadt ma della Schwarzkopf il do di Isotta nel Tristano. Una recente Cavalleria Rusticana diretta da Mascagni: non sono, come annunciato, nastri inediti, ma riversamenti da vecchi dischi Golden Age. E ancora: Turiddu è Antonio Melandri, ma durante l'addio alla madre la sua voce si dissolve e appare quella di Gigli. Che invece è scambiato per Bergonzi - e Zinka Milanov per Maria Caniglia - nella locandina di un'edizione pirata americana del Ballo in maschera. Chi canta al posto di Enzo Tara nella Linda di Chamonix di Donizetti alla Scala, chi prende il posto del basso Modesti in quella Medea con la Callas? Di chi è il re bemolle nella grande aria del sonnambulismo nel Macbeth con Margherita Grandi? E, stessa opera, stessa scena, stessa nota, siamo sicuri che sia proprio la Gencer a chiudere la scala ascendente? E fu Gina Cigna, ineguagliata protagonista di Turandot, a incidere alcune frasi di Liù, che Magda Olivero non aveva potuto registrare. In Italia, la legislazione sul diritto d'autore protegge le esecuzioni per vent'anni. All'estero è, in media, il doppio. Trascorsa quella data, diventano di pubblico dominio. Devono passarne invece quaranta perché si possa liberamente utilizzare un disco già inciso. Il che significa che oggi chiunque può immettere sul mercato, senza pagare royalties, concerti o opere eseguiti fino al 1970 c dischi registrati fino al 1950. E se poi manca qualche mese, o magari un paio d'anni, si fa presto a retrodatare. Chi se ne accorgerà? I vociomani a caccia di inediti bevono quasi tutto e il rischio commerciale è ridotto: una copia stampata di un compact costa mille lire, il pubblico la pagherà circa quindicimila. Qualcuno obietta che, poi, quei dischi vendono poco: mille-millecinquecento copie sul mercato italiano. «Ma un disco con la Tebaldi, la Callas, Di Stefano, Del Monaco e tanti altri», dice Stinchelli, «vende ancora moltissimo in Giappone e in America, dove non c'è saturazione, ma sete di novità e riscoperte». Il problema è arrivare per primi, o in negozio o in edicola. Non più oggetto di culto o soprammobile di lusso, il disco è oggi un gadget da consumare in fretta. Muore Horowitz? Come se la discografia disponibile non fosse sufficiente, ecco che si annunciano il Concerto n. 3 di Rachmaninov eseguito nel 1930, la Sonata in Si di Liszt del '32, le Variazioni in Do di Bee- thoven del '34. Che importa se, nel bel mezzo della cadenza, il microfono abusivo rotola giù dalla galleria e al posto del tocco divino del maestro si sente un tonfo? Qualcosa si potrà ripulire in fase di mixaggio, per il resto pazienza, anche se non è questa la qualità «purissima» promessa dalla lettura laser del suono. Il pozzo dei tesori, o dei bidoni, nascosti sembra inesauribile come le discoteche private dei grandi collezionisti: Grundheber a Monaco, Czerwenka a Vienna, Caccamo a Milano, gli archivi delle radio, da dove non è poi così difficile far sparire qualche nastro originale e trasformarlo in disco «inedito». L'ansia talvolta produce clamorosi infortuni. Una giovane casa italiana pubblica in compact Otello e Aida già incisi da Toscanini per la Rea, proprio mentre gli americani annunciano la stampa digitale dei masters originali di quelle opere, montati secondo le indicazioni del maestro. «Che cosa muove queste iniziative?», si chiede tra il candido e il perfido Richter nella sua lettera. «L'idea di servire l'arte e di dare un reale piacere agli ascoltatori oppure il meno nobile stimolo a realizzare delle pure e semplici operazioni commerciali?». Sandro Cappelletto I pianista Sviatoslav Richter accusa i dischi pirata

Luoghi citati: America, Bee, Caccamo, Giappone, Italia, Milano, Monaco, Vienna