Angioni : niente droga ai soldati

Angioni: niente droga ai soldati Le accuse della Liga veneta contestate anche dal ministro della Difesa Martinazzoli Angioni: niente droga ai soldati Parla l'ex comandante della missione a Beirut VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La denuncia del leader della Liga Veneta, Franco Rocchetta scuote i vertici della Difesa. «Nell'82 gli ufficiali passavano la droga ai soldati italiani della missione di pace in Libano», aveva denunciato in Consiglio comunale, lunedì sera, l'esponente autonomista. Si indigna il ministro Mino Martinazzoli, «per la propagazione di affermazioni che tendono a screditare il successo indiscutibile della missione di pace italiana in Libano e di quanti vi hanno partecipato. A sei anni dalla sua conclusione questa missione mantiene intatti i valori di professionalità e di umanità espressi dai nostri soldati, ampiamente riconosciuti anche in ambito internazionale. Non va dimenticato che quella missione ha comportato il sacrificio di una vita umana e il ferimento di 76 militari». Secca smentita anche da parte dello Stato Maggiore dell'Esercito, che sfida l'esponente autonomista «a interessare l'autorità giudiziaria, indicando con elementi certi i nominativi degli ufficiali che siano incorsi in un tale grave reato. In caso contrario si tratterebbe di dichiarazioni strumentali ed irresponsabili che, in questo caso, tenderebbero a screditare il successo di una missione che, a sei anni dalla sua conclusione, mantiene intatti i valori e l'umanità espressi dai soldati italiani». Il comandante di quella missione di pace era Franco Angioni, ora generale comandante del terzo Corpo d'Armata di Milano. Aveva guidato 8500 uomini per 19 mesi, fra 600 mila libanesi per il 95 per cento sciiti, nel settore di Sabra e Chatila. «L'affermazione di quel consigliere autonomista è destituita di qualsiasi fondamento - dice è profondamente e sicuramente falsa». Rocchetta riferisce di un cugino, militare di leva a Beirut, che avrebbe parlato di incoraggiamento da parte degli ufficiali all'uso di sostanze stupefa¬ centi. «Le ipotesi sono due prosegue Angioni - o è follia pura, oppure c'è un disegno tendente a distruggere certi valori». Non poteva esserci qualcosa che fosse sfuggito al controllo dei superiori? «Qualcosa è troppo generico. Ripeto, se si parla di ufficiali che tolleravano o addirittura passavano droga, quest'affermazione non è neppure da prendere in considerazione». Alcuni ufficiali hanno confermato che furono accertati casi di spaccio. «Questo è un altro discorso. E perché no, visto che le Forze Armate sono un'espressione del popolo italiano e non una casta a se stante? Tra l'altro, la fascia d'età sottoposta normalmente agli obblighi di leva è quella a maggior rischio nell'ambito della tragedia-droga. Ci eravamo organizzati per cercare di ridurre il fenomeno. Ai posti di blocco i soldati erano costantemente in contatto con la popolazione civile ed è qui che scoprimmo che venivano avvicinati dai libanesi che intendeva¬ no smerciare droga. Ma l'attenzione era particolarmente alta. E chi è stato colto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti in servizio armato è stato subito rimpatriato». Quello che si è imparato a conoscere sul Vietnam renderebbe tuttavia non incredibile una situazione come quella denunciata da Rocchetta. «Il paragone non regge. Perché il soldato italiano sapeva che era stato inviato a Beirut per una causa giusta: difendere i diritti della popolazione, proteggerla, portare nei limiti del possibile la pace. Lo stesso non si può dire dei soldati americani in Vietnam». Ma il fatto di trovarsi in una zona pericolosa non potrebbe avere indotto qualche ufficiale a lasciar correre se i soldati trovavano un mezzo per alleviare la tensione? «Che ci fosse la paura è scontato. Quello che è criminale è sostenere che ci siano stati ufficiali che favorivano o addirittura che spacciavano droga». Mario Lollo

Persone citate: Angioni, Chatila, Franco Angioni, Franco Rocchetta, Mario Lollo, Martinazzoli Angioni, Mino Martinazzoli, Rocchetta, Sabra

Luoghi citati: Beirut, Libano, Milano, Venezia, Vietnam