II mare in Campania Fogna a cielo aperto di Fulvio Milone
II mare in Campania Fogna a cielo aperto I risultati delle analisi di Goletta verde II mare in Campania Fogna a cielo aperto SALERNO DAL NOSTRO INVIATO Altro che «mare nostrum». Gran parte del Tirreno che lambisce i 502 chilometri di costa campana è una pericolosa miscela di coliformi totali e fecali, streptococchi, nitriti, ammoniaca, fosfati. Non è che manchino le eccezioni, poche per la verità: alcune spiagge delle isole di Procida e Ischia e di Sorrento, ad esempio, possono essere tranquillamente frequentate dai bagnanti così come Posillipo e parte del lungomare partenopeo. Per il resto? «Sospeso il giudizio sulla costa amalfitana e il golfo di Salerno, dove le analisi non sono ancora complete, possiamo dire che purtroppo quello che bagna la Campania è il mare più inquinato d'Italia». Parola dei ricercatori di «Higlander», uno dei tre battellilaboratorio che in questi giorni solcano il Mediterraneo, a caccia dei veleni che uccidono il nostro mare: è l'operazione «Goletta Verde», progettata dalla Lega per l'Ambiente. A bordo della «Higlander» lavorano un responsabile scientifico e due tecnici della Conal, società di consulenza e ricerca. Sono partiti il 25 giugno da Fiumicino per compiere una missione importante: eseguire per due mesi un check-up di tutto il Mediterraneo meridionale. Ora sono a Salerno, e piangono sul futuro assai incerto del mare che bagna la Campania. Il progetto prevede complessivamente 78 prelievi nella regione. «Finora ne abbiamo fatti 45 dicono alla Lega -: bastano per tracciare un bilancio negativo». La mappa del mare fuorilegge comincia subito a Sud del fiume Garigliano, grande inquinatore della costa casertana. L'equipaggio del panfilo-laboratorio è rimasto esterrefatto dai risultati delle analisi chimiche e microbiologiche: «I coliformi totali sono più del doppio rispetto ai limiti imposti dalla legge sulla balneazione. Per non parlare dei coliformi fecali: la loro presenza supera tìi ben tre volte il limite massimo consentito. La situazione, purtroppo, non è migliore scendendo più a Sud, lungo il litorale domiziano inquinato da un altro fiume, il Volturno». Imputati sono gli scarichi civili non depurati che in estate, con l'arrivo dei turisti, aumentano a dismisura. Ma gli uomini di «Goletta Verde» puntano l'indice anche contro «le industrie spesso non controllate, che buttano piombo in mare». Dai ricercatori della «Higlander» apprendiamo, tra l'altro, che anche il Sud ha una sua Rimini: è Licola, località balneare ad una quindicina di chilometri a Nord del capoluogo. «Le analisi - è la sentenza - hanno rivelato un fenomeno di eutrofizzazione, con una produzione di alghe rosse preoccupante». Solcando le acque del golfo di Napoli e quelle che lambiscono la costa meridionale, «Goletta Verde» si è imbattuta in un altro esercito di coliformi ed altri veleni. «Da Baia a Castellammare di Stabia, quasi tutti i campioni esaminati sono risultati inquinati - dicono i ricercatori -. Fanno eccezione quelli prelevati all'altezza della collina di Posillipo e davanti al lungomare partenopeo Inoltre le isole di Ischia e Procida sono abbastanza sicure per i bagnanti. In altre zone, come alla foce del Sarno, la «Higlander» si è trovata a navigare in una fogna a cielo aperto. Fulvio Milone
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