Morti a Tirana nella grande fuga di F. Gal.

Dal «G-24» Dal «G-24» Un appello ali Albania BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La «seria preoccupazione» per la situazione dei rifugiati albanesi nelle ambasciate a Tirana e un auspicio che la situazione «proceda verso la democratizzazione anziché sfociare nella repressione» sono stati espressi - in un prudente documento congiunto - dai ministri degli Esteri di 24 Paesi, che ieri hanno deciso di estendere a Cecoslovacchia, Bulgaria, Germania Est e Jugoslavia il programma di aiuti (Phare) approvato l'anno scorso per Polonia e Ungheria. Per la Romania, candidata a quel sostegno prima della repressione del mese scorso, è stato escogitato un compromesso: gli aiuti saranno disponibili quando si avrà il segnale che il Paese va nella giusta direzione. I ministri, che fanno parte del gruppo G-24 - nato per iniziativa del vertice economico dei Sette svoltosi nel luglio scorso a Parigi - hanno anche avviato la discussione su una nuova tranche di aiuti per i sei Paesi che cadono ora nel raggio d'azione del programma Phare. La Commissione Cee ha proposto che accanto agli impegni per oltre 11 miliardi di Ecu (quasi 17 mila miliardi di lire) in aiuti, prestiti e garanzie già sottoscritti per assistere la trasformazione economica di Polonia e Ungheria, si istituisca un fondo di stabilizzazione di altri 15 mila miliardi. Se il fondo sarà approvato, come pare probabile (ieri il ministro De Michelis ha espresso il parere favorevole dell'Italia), salirà a circa 57 mila miliardi di lire il totale degli aiuti che l'Occidente è disposto a elargire ai Paesi dell'Est. In tale quadro, infatti, si collocheranno anche gli aiuti all'Urss, che potrebbero ammontare a circa 25 mila miliardi. Ieri se ne è parlato, ma senza raggiungere conclusioni. Dall'atteggiamento di massima favorevole già espresso dai capi di Stato e di governo al vertice di Dublino, infatti, si dissocia una Gran Bretagna che proprio in quell'occasione ha subordinato a un attento esame dei modi e dei mezzi quella mano tesa in direzione di Gorbaciov. Su analoghe posizioni, ieri, è apparso il segretario di Stato americano Baker, che ha ribadito la preferenza per un programma di assistenza tecnica e di addestramento che aiuti i sovietici a raddrizzare da soli la loro economia. Anche il Giappone non è molto ben disposto nei confronti dell'Urss. «Sarebbe come dare zucchero a un diabetico», ha osservato il ministro degli Esteri Nakayama. [f. gal.]

Persone citate: Baker, De Michelis, Gorbaciov, Nakayama