Bondaz: «Voglio governare con la gente»

Bondaz: «Voglio governare con la gente» Il nuovo presidente della giunta regionale giudica la clamorosa svolta al vertice e annuncia il suo programma Bondaz: «Voglio governare con la gente» «Ipartiti hanno ripreso il loro ruolo, l'autonomia non è una prerogativa dell'union valdótaine». «Rollandin?Mi ha fattogli auguri a modo suo» «Sono contrario al raddoppio del tunnel del Monte Bianco perché rovinerebbe uno dei più bei paesaggi d'Italia». «L'esecutivo lavora con entusiasmo» AOSTA DAL NOSTRO INVIATO Una vecchia abitudine, quasi un rito: tutte le mattine, tra le 8 e le 9, attraversava piazza Chanoux in compagnia della moglie e, insieme, andavano a prendere un cappuccino. Poi, lui imboccava la strada dello studio, in via Festaz, e lei tornava a casa. «Adesso non è più possibile, vado in ufficio prima delle 7, molti bar sono ancora chiusi», si rammarica Gianni Bondaz. Avvocato, 54 anni, segretario regionale della de, da una settimana è presidente della giunta della Valle d'Aosta. E da una settimana ha dovuto cambiare abitudini e ritmi di lavoro. Una telefnata dopo l'altra, documenti da firmare, code di questuanti da incontrare, colloqui politici, sedute in Consiglio e in giunta. E tutto questo in nome della poltrona più prestigiosa della Regione. Quella che già fu di suo padre, l'avvocato Vittorino Bondaz, negli Anni 50. Si concretizza un sogno? «In realtà aspiravo ad altri traguardi, mi sarebbe piaciuto andare al Parlamento. Questo non vuol dire, però, che mi dispiaccia questo incarico, anzi». Squilla il telefono: «Già, una specie di blitz - risponde Bondaz -, Questa è una sedia che scotta, c'è da lavorare come matti...». Ha preso il posto di Augusto Rollandin: se l'aspettava, un mese fa, quando lo invitò alle nozze di sua figlia Elisabetta? «Ero lontano mille miglia da un'ipotesi simile». Come sono i suoi rapporti con l'ex presidente? «Sono rimasti quelli di prima, non c'è motivo di astio fra noi». Le ha fatto gli auguri? «No. O, forse, me li ha fatti a modo suo». Rollandin ha paragonato l'accordo per la nuova maggioranza a un lampione che può servire per fare luce o per impiccarsi. Lei si è augurato che la nuova maggioranza sia il lampione che dà luce e che quello per impiccarsi lo lasciava ad altri. Una reazione che ha sorpreso molti. «Il coraggio dei timidi. Buoni e tranquilli sempre, ma non sempre disposti a tacere». L'accusa che da più parti è stata fatta al suo predecessore è quella di aver esercitato il suo ruolo in maniera invadente ed esorbitante. E' d'accordo? «Mio padre, che è stato un grande amministratore oltre che un politico di valore, mi ha sempre detto che il posto stesso por¬ ta a comportarsi da accentratori, L'importante è non superare certi limiti, ricordarsi sempre di dialogare, di non decidere sulla testa degli altri». Lei dice che non si aspettava il cambiamento, però la svolta di giugno ha origini lontane. Qualcuno i izza addirittura l'intervento di Andreotti: ne avete parlato quando è venuto in vacanza a Cervinia? «Lo smentisco nel modo più assoluto. E' vero, invece, che da tempo serpeggiava malcontento nella de, ma anche negli altri partiti, che c'era in molte categorie una specie di sudditanza psicologica nei confronti dell'union valdótaine». E allora com'è maturato il «ribaltone del latte»? «Tutto è nato dalle incongruenze delle trattative per il Comune di Aosta: l'uv faceva il gioco dei quattro cantoni, alla de diceva una cosa, al psi un'altra, al pei una terza. I responsabili dei partiti si sono parlati, hanno esaminato la situazione ed è nata una nuova maggioranza...». Insomma, un ammutinamento. Il collante della nuova maggioranza è la voglia di rivincita sull'uv? «Non solo quello. Se. ci limitassimo allo spirito di rivalsa il cambiamento sarebbe ben povera cosa. In realtà, c'era e c'è voglia di cambiare, di dare spazio alle idee di tutti, di ampliare il dialogo, di ritrovare carica ideale, le grandi tensioni che hanno animato i padri fondatori dell'autonomia valdostana, che è patrimonio di tutti, non di pochi eletti». Qual è la forza della nuova maggioranza? «Per assurdo, i suoi numeri limitati. Questo ci obbliga a una vigilanza continua, a non di¬ menticare mai che lavoriamo per la gente, non per il potere». C'è chi, però, ricorda che è in scadenza la convenzione con il Casinò di Saint-Vincent... «Pura coincidenza, escludo che il Casinò abbia avuto un peso sulla decisione di cambiare. Non ci sono comitati d'affari fra di noi, ci animano concetti ideali che non hanno prezzo». Si parla anche di un raddoppio del traforo del Monte Bianco. «Sono contratrio al raddoppio, mi auguro che si possa trovare una soluzione diversa, mi sta troppo a cuore uno dei paesaggi più belli d'Italia, non soltanto della Valle». Quale errore vuole evitare? «Spero di non dimenticarmi mai di governare con la gente». Che cosa si augura? «Mi piacerebbe trovare con la giunta quella coesione e quell'entusiasmo che conobbi quando, presidente dell'Aosta calcio, raggiungemmo la promozione. Gli sforzi di tutti erano tesi a un preciso, grande traguardo. Che oggi vuol dire il futuro della Valle». Renato Romanelli Presidente da sette giorni. Gianni Bondaz (a sinistra) con Augusto Fosson attende il risultato della sua elezione