«A Beirut drogati i soldati italiani»

«A Beirut drogati i soldati italiani» «Nella missione di pace per tenerli su di morale», gli ufficiali negano «A Beirut drogati i soldati italiani» Venezia, leader della Liga accusa l'Esercito venezia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Gli ufficiali italiani della spedizione di pace in Libano, nell'82, passavano la droga ai soldati per mantenerli calmi». La frase è stata pronunciata nell'ultimo consiglio comunale di Venezia dal leader della Liga Veneta Franco Rocchetta, lo stesso che davanti alle telecamere della Rai aveva affermato che Garibaldi era un terrorista ante-litteram. Rocchetta questa volta aveva di fronte il microfono dell'aula consiliare, le sue dichiarazioni sono state messe a verbale e hanno suscitato grande impressione (e qualche perplessità). Adesso l'esponente autonomista spiega così la nuova, clamorosa, accusa: «Mio cugino, allora diciottenne, militare di leva nei Lagunari, è stato in Libano ed è tornato drogato. Come altri suoi compagni d'armi, ha fatto uso di sostanze stupefacenti. Da parte degli ufficiali c'era qualcosa di indefinito fra la tolleranza e l'incoraggiamento: diciamo che il morale delle reclute impegnate in quell'impresa a Beirut, andava mantenuto alto». Il comandante della missione di pace in Libano era il generale Franco Angioni, poi diventato consigliere militare del presi¬ dente del Consiglio Ciriaco De Mita e attualmente comandante del terzo Corpo d'Armata a Milano. Il generale si è riservato di commentare le affermazioni di Rocchetta quest'oggi. Prima vuole vedere i giornali. Parla invece un altro degli ufficiali presenti a Sabra e Chatila nell'82, il colonnello Sergio Carnevale, ora comandante dei Lagunari al Lido di Venezia, allora comandante del Battaglione dei Bersaglieri impegnato in Libano. «Per carità - dice il colonnello Carnevale -, figuriamoci se gli ufficiali passavano droga alla truppa. Queste sono affermazioni tese a gettare discredito sull'Esercito e su quel¬ la missione di pace. Ci sono stati, sì, alcuni casi sporadici di militari che avevano fatto uso di sostanze stupefacenti leggere. Tre-quattro episodi in tutto, occasionali e nel periodo fuori servizio. Ce ne siamo accorti e abbiamo sottoposti i soldati a procedimento disciplinare, proponendoli per la punizione. Uno è stato fatto tornare in Italia». Sulla stessa linea un altro ufficiale dell'Esercito, uno degli ultimi a lasciare Beirut, insieme con il generale Angioni, che però chiede l'anonimato: «Un generale ufficiale medico, prima a Bori Baroshni e poi a Sabra e Chatila, mi ha raccontato che ci furono casi di militari trovati in possesso di hascish. Ma è tutto qui». Le affermazioni di Franco Rocchetta vengono così smentite, ma il leader della Liga insiste: «Non ho fatto nomi, ma sono sicuro che la storia è vera. Con un po' di pazienza e di volontà i responsabili si potrebbero trovare». Mario Lodo li generale Franco Angioni non ha voluto commentare le dichiarazioni dell'amministratore veneziano