Vicini i pregi superano i difetti

Vicini, i pregi superano i difetti Vicini, i pregi superano i difetti Ha saputo rinunciare a pedine che definiva inamovibili NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Un'altra brutta estate per Vicini. Due anni orsono la data-no fu quella del 22 giugno, giorno dell' eliminazione dal campionato d'Europa per mano dell'Urss. Adesso il ko con un Argentina da tutti considerata inferiore agli azzurri. Stop amarissimo, a casa di Maradona che aveva animato la vigilia con provocazioni sottili. La nazionale è fra le prime quattro del mondo, non è poco ma non è tutto quanto la gente e gli stessi giocatori volevano. Vicini è toccato, scioccato. Anche se il suo bilancio con la nazionale maggiore non lo condanna affatto: 40 partite, solo 7 sconfitte. Ma questa brucia. I padroni di casa fuori dalla festa prima del gran ballo. La gara per il terzo posto, a Bari, sa di presa in giro. Per la terza volta, una competizione che conta sgambetta il et al momento dello sprint. Già nel 1986 lo sgarbo arrivò nella finale del Campionato d'Europa Under 21 a Valladolid. Sull'altra panchina Suarez, attuale et. della Spagna. Quello era l'addio ad un'epoca nella quale aveva ridato fiducia al calcio italiano ricordando ai giovani di avere sicurezza in se stessi, coraggio sul campo per poter giocare all'attacco. E di quel gruppo molti li ha portati a questo Campionato del mondo. Sono gli azzurri che ieri hanno sofferto di più. Vicini era già stato presentato con anticipo, fra i molti titoli elogiativi su Baresi Schillaci e Baggio, grande protagonista del Mondiale. E lui, paziente, ricordava come preferisse essere valutato per il lavoro fatto nel tempo più che per le vittorie su Austria, Stati Uniti, Cecoslovacchia, Uruguay ed Eire. «Il merito della vittoria è dei giocatori, un tecnico crede sempre di aver scelto bene ma le risposte che contano sono di chi va in campo». E' la realtà del football, e non si creda che Vicini sia un remissivo, un buono, un molle. Anzi. Se chiede di esser «pesato» per quanto ha fatto negli anni è perché è convinto di avere sbagliato pochissimo. • :• Gli uomini per il Mondiale li ha scelti di testa sua, come Bearzot ha badato anzitutto a creare un gruppo di lavoro. E come il «vecio» ha saputo aprire la Na- zionale alle novità (Rossi e Cabrini nel '78 di Bearzot, Schillaci e Baggio nel '90). Vicini ha rispetto per gli uomini, ma prima pone gli interessi della squadra. Non è andato a «morire» con i suoi fedelissimi come Bearzot ha fatto in Messico '86. Il coraggio di cambiare non è bastato, comunque. Un coraggio forzato da infortuni e acciacchi vari? Sicuramente, lui ha colto l'occasione e qualcuno degli esclusi non ha neppure apprezzato qualche bugia del tecnico detta proprio per difendere l'immagine di chi lasciava fuori squadra. Il calcio è uno sport che raramente fa combaciare i meriti con il risultato. Sono andate fuori per minime differenze di mira, per casualità, Spagna e Brasile. Così gli azzurri. Il risultato è una condanna in cifre, ma il calcio non è l'atletica o il nuoto, sport misurati dal cronometro. La squadra che ha destato tanti entusiasmi è scivolata davanti all'ostacolo che sembrava meno difficile di altri. Il tecnico si assume anche colpe non sue. Quanto sia costato a Vicini escludere da molte gare Vialli e Ancelotti non lo sapremo mai. C'erano altri giocatori più in forma. Ha avuto il coraggio di rinunciare a pedine che aveva definito «inamovibili». Non è un merito da poco. Schillaci, dopo Boniperti e Zoff, ha un altro sponsor da ringraziare. Immaginiamo l'amarezza della famiglia del et. La signora Ines, i figli Lia, Gianluca e Manlio sono rientrati a Roma. Volevano accompagnare marito e padre almeno sino alla fine. La bella storia è finita prima. Troppo presto per la Nazionale padrona di casa? Certamente sì, ma la squadra azzurra ha dimostrato due cose: di avere un gioco piacevole malgrado il campionato italiano sia «sovrastato» spesso dagli stranieri, che il nostro Mondiale è stato un «gioco» pulito, macchiato semmai dai misfatti dell'arbitro Fredriksson ai danni dell'Urss ma non da favoritismi verso chi ha organizzato la manifestazione. Adesso la panchina di Vicini può anche traballare. Dopo gli elogi, il rovescio della medaglia. Ma questi sono affari interni. Ct e Nazionale lasciano dovendosi rimproverare ben poco. Bruno Perucca A Vicini l'estate non porta fortuna