Capitali in libertà

Capitali in libertà Capitali in libertà Anche Madrid vuole anticipare Deregulation prima del '93 MADRID. A Madrid cresce la sindrome del ritardatario. Al malessere per la latente crisi economica si aggiunge il timore di diventare l'ultimo della classe in Europa. L'occasione è la liberalizzazione dei capitali, scattata domenica scorsa, 1° luglio, in otto Paesi della Comunità europea (Italia, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo e Olanda). Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia sono invece rimasti alla finestra. Sono stati proprio i fanalini di coda della Cee a chiedere ed ottenere una dilazione: una fase transitoria di due anni per adattare i loro sistemi finanziari, in modo da non trovarsi impotenti di fronte ad una possibile fuga di capi¬ tali. Francia e Italia, che hanno proceduto pochi mesi fa alla deregulation, erano, in pratica, un test a cui Madrid guardava con atenzione. Ma la possibile transumanza dei capitali verso i pascoli più verdi di paradisi fiscali come il Lussemburgo non si è verificata. Così, la Spagna, sollevata dallo scampato pericolo francese e italiano, ha cominciato a mettere le mani avanti, facendo sapere che, forse, due anni di ritardo rispetto ai partners della Comunità sono un po' troppi. «Probabilmente potremo dare il via alla liberalizzazione dei capitali con abbastanza anticipo rispetto al gennaio '93», ha annunciato il ministro dell' Economia spagnolo, Carlos Solchaga, al termine del minivertice franco-spagnolo svoltosi nel fine settimana a Merida. «Il calendario è piuttosto avanzato», ha detto il ministro, e non occorrerà tutto il periodo di proroga concesso alla Spagna dalla Cee per l'applicazine della liberalizzazione dei movimenti di capitali. Solchaga ha anche spiegato le sue preoccupazioni, che vanno dalla perdita di competitività dei prodotti spagnoli sui mercati comunitari al timore di non riuscire a finanziare l'esplosivo deficit della bilancia dei pagamenti. In pratica, la libera circolazione dei capitali già in atto in otto Paesi europei potrebbe tagliare fuori dal giro degli investimenti la Spagna, dando il colpo decisivo ad un'economia che da qualche tempo sta mostrando segni di debolezza. I Prodotti spagnoli stanno infatti sopportando una continua erosione della competitività nei confronti di quelli dei paitners. La causa è soprattutto da ricer¬ care dell'ancora elevato tasso di inflazione e nella quotazione della peseta, che resta sicuramente sopravvalutata rispetto alle altre valute europee. Il ministro dell'Economia spagnolo non nasconde nemmeno i timori di una «concorrenza» proveniente dall'Est: V apertura dei mercati dell'Europa orientale al capitale Occidentale, con l'impegno preso dai Paesi sviluppati di favorire la ripresa delle ex economie comuniste, infatti, potrebbe provocare una pericolosa riduzione degli investimenti stranieri in Spagna; la chiusura di questi canali, soffocherebbe la Spagna, che ha assoluto bisogno di un afflusso continuo di denaro per finanziare il gigantesco deficit della sua bilancia dei pagamenti. In attesa di dare il via alla liberalizzazione dei capitali, il ministro ha fatto sapere che il governo spagnolo sta studiando misure per favorire gli investimenti, tra cui una tariffa zero sugli utili dei capitali dei non residenti. [r. e. s.l

Persone citate: Carlos Solchaga